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Addii - Furio Scarpelli

Pubblicato il 29 aprile 2010 da Antonio Valerio Spera


Addii - Furio Scarpelli

Se n’è andato silenziosamente, forse senza neanche la convinzione che l’avremmo voluto ricordare in questo modo, senza neanche sapere che avrebbe lasciato un vuoto così grande. Ci ha lasciato a novant’anni, un mese prima che venisse premiato ed omaggiato a Firenze per la sua grande carriera. Se n’è andata un’immensa penna del nostro cinema, uno di quei personaggi che ha sempre lavorato fuori dalle luci dei riflettori, ma che ha contribuito a rendere grande la commedia italiana. Se n’è andato Furio Scarpelli, noto a più semplicemente come Scarpelli, un altro pezzo di storia, un’altra fetta importante della commedia all’italiana, di quel cinema fatto di idee, di racconti, di personaggi, fatto d’Italia e di italianità.
Umorista, vignettista satirico, poi soggettista, dialogista, gag-man e sceneggiatore, Scarpelli ha firmato, in coppia con il suo storico collaboratore Age (Agenore Incrocci) prima e in solitaria poi, tanti capolavori, opere indimenticabili portate sullo schermo da maestri quali Monicelli, Risi, Scola, Steno, Comencini. Iniziò la sua carriera alla rivista satirica Marc’Aurelio, facendo satira contro il potere, prendendo in giro i costumi e le abitudini italiane. Osservava la realtà, scrutava la società, guardava la gente, coglieva in essa tutti i suoi sapori, i lati negativi, i pregi, per poi rappresentarli con disincanto, ironia, sarcasmo, a volte anche con cinismo ed un pizzico di cattiveria. Quell’esperienza fu un trampolino di lancio per lui e per tutti i suoi colleghi, che da lì a poco sarebbero diventati insieme il cuore pulsante, l’anima, della commedia cinematografica made in Italy.
Scarpelli ha segnato tutte le tappe della commedia italiana, dal secondo dopoguerra a oggi. Ha prima servito la sua inventiva e i suoi testi al grande Totò, il cui successo sullo schermo lo deve soprattutto agli immensi sceneggiatori che gli offrivano dialoghi e situazioni scritte appositamente per lui. Eravamo totoizzati – ha raccontato più volte lo sceneggiatore che firmò gli script di Totò cerca casa, Totò cerca moglie, 47 morto che parla e tanti altri. Con queste pellicole seguì passo passo il periodo di avvicinamento allo storico momento della cosiddetta commedia all’italiana. Di quest’ultima Scarpelli è stato un precursore (vedi Guardie e ladri), ne ha segnato la nascita con I soliti ignoti e La grande Guerra ed è arrivato alla fine a sceneggiare i film che sancirono la sua morte (C’eravamo tanto amati e dopo La terrazza).Tra questi due momenti, ha lavorato tantissimo per il cinema ed è stato uno degli autori di punta del periodo di maggior successo del “genere”: l’ha smontato nel linguaggio nei due Brancaleone e soprattutto ne ha definito le differenti linee direttive, dalla commedia d’argomento storico, a quella d’attualità, a quella a episodi, a quella di matrice politica. Ed ecco dunque La grande guerra, in cui ha ritratto con ironia ed amarezza l’Italia del primo conflitto mondiale attraverso le vicende dei due memorabili soldati Gassman e Sordi; Tutti a casa, dove rappresenta la confusione italiana dopo l’armistizio dell’8 settembre fino all’inizio della resistenza partigiana; I compagni, fotografia di un’Italia proletaria di fine Ottocento; Signore e Signori, dove il boom economico viene satiricamente disegnato attraverso un racconto corale; I mostri, venti episodi ed una carrellata infinita di personaggi caricaturali della Roma anni sessanta. La lista potrebbe continuare a lungo, passando da La marcia su Roma a Sedotta e abbandonata, fino a Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa?: un elenco smisurato di film (più di 140) che messi insieme potrebbero tranquillamente ripercorrere la storia dell’Italia del secolo scorso.
Con Incrocci ha dato vita ad un sodalizio fondamentale e duraturo. Lavoravano insieme, discutevano anche animatamente sulle scelte di sceneggiatura - a quanto pare, i due scrivevano le scene e dialoghi da soli e poi li confrontavano successivamente, spesse volte anche litigando – e non hanno solo condiviso successi, ma anche qualche delusione. Una su tutte: l’esperienza negativa in America, quando vennero chiamati da Hitchcock e poi rimandati educatamente a casa per incompatibilità tra il loro stile e quello del regista.
Il lavoro di sceneggiatore è continuato poi con tanti film di Scola (da La cena a Concorrenza sleale), con la televisione, con Paolo Virzì (Ovosodo, N – Io e Napoleone), con Troisi (Il postino), nuovamente con il cinema d’argomento storico (Porzus).
Il suo ultimo film è Christine Cristina, esordio alla regia di Stefania Sandrelli, per il quale ha supervisionato la sceneggiatura. Non di certo un gran film, ma sicuramente uno dei pochi passi falsi all’interno di una carriera cinematografica unica e straordinaria.


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