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Addii - Leslie Cheung

Pubblicato il 20 aprile 2003 da Alessandro Borri


Addii - Leslie Cheung

Se n’è andato così, tra un ospedale bombardato e un’epidemia che mette in quarantena Hong Kong, più o meno come succedeva in The Island Tales di Stanley Kwan. Se n’è andato volando giù dalla finestra di un albergo a 46 anni. Era una leggenda. Scorrendo la sua filmografia sembra di planare sulle vicende di vent’anni del cinema più vitale di fine secolo, la new wave hongkonghese, sull’onda di una serie impressionante di capolavori. In Nomad di Patrick Tam era il simbolo della sfaccendata gioventù anni ’80 che andava incontro a un memorabile, assurdo massacro. In Storia di fantasmi cinesi di Ching Siu-tung, l’ingenuo esattore trascinato nel mondo ultraterreno dal delizioso spirito di Joey Wong. In Rouge di Stanley Kwan, il debole Dodicesimo maestro Chan, che prima stringe un patto suicida con la cortigiana Fleur-Anita Mui, per poi disattenderlo e finire i suoi anni come comparsa in qualche fantasy “Tsui Hark style”. Per John Woo è stato Kit, l’integerrimo poliziotto fratello di Sung-Ti Lung in A Better Tomorrow 1 e 2, ed è proprio la sua morte (mentre la moglie sta partorendo una bambina chiamata “spirito di giustizia”) a scatenare gli epocali venti minuti di vendetta finale; ma anche uno dei vertici dell’elegantissimo triangolo di furti e amori in Once a Thief. E poi Tsui Hark (The Chinese Feast, Tri-Star), Ronny Yu (i due The Bride with White Hair e la rilettura del mito del fantasma dell’opera The Phantom Lover), Peter Chan (il grande dittico He’s a Man, She’s a Woman e Who’s the Woman, Who’s the Man, conteso nel girotondo di sessi e identità tra le due Anita, Yuen e Mui). In Occidente forse è celebre più che altro per le sue interpretazioni con Chen Kaige, in Le tentazioni della luna e soprattutto Addio mia concubina, come attore “en travesti” dell’Opera di Pechino. Ma è con Wong Kar-wai che ha raggiunto le vette più alte della propria carriera di attore (che non era la sola, ricordiamolo, ritrovandosi anche ad essere una delle star più luminose del canto pop). Lo struggente rubacuori di Days of Being Wild che andava a farsi ammazzare nelle Filippine per trovare la madre agognata; lo spadaccino killer con base nel deserto che collegava gli infiniti fili narrativi di Ashes of Time, e faceva scivolare via la vita come sabbia, nel ricordo dell’impossibile amore per Maggie Cheung; il crudele, viziato, insensibile amante di Happy Together, che faceva impazzire Tony Leung Chiu-wai e dava modo al suo interprete di fare outing. E forse per amore se n’è andata così, all’improvviso, la vita di Leslie Cheung. Allora, se proprio dobbiamo serbarlo in un’immagine, scegliamo quella di Yang & Yin: Gender in Chinese Cinema, il documentario di Stanley Kwan sulla storia del cinema cinese: dove, intervistato da Kwan, se ne sta lì, con una sigaretta in mano, in una posa da perfetto dandy, quasi una reincarnazione di Marlene o Ruan Lingyu, il volto di languida, opalescente bellezza e la padronanza assoluta del gesto. Semplicemente, Leslie Cheung.

[aprile 2003]


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