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Addii - Nagisa Oshima

Pubblicato il 17 gennaio 2013 da Giovanna Branca


Addii - Nagisa Oshima

E’ ricordato come il regista dello scandalo, Nagisa Oshima, l’autore giapponese morto il 15 gennaio a 80 anni e il cui nome appare sempre in coppia con il titolo del suo film più discusso: L’impero dei sensi (1976). Storia morbosa di sesso, violenza e morte, L’impero dei sensi faceva sembrare il “maledetto” Ultimo tango a Parigi – a cui è sempre associato per la vicinanza storica (il film di Bertolucci è del 1972),contenuti e solerzia dei censori nel correre ai ripari – un film da proiettare in parrocchia.
Ma l’attività anticonformista di Oshima ha inizio molto prima, col suo stesso debutto cinematografico all’interno di quella che venne etichettata come la Nouvelle Vague giapponese, che più che ribellarsi al “cinema dei papà” inaugurava una nuova visione del cinema, sperimentale si, ma soprattutto in termini politici, trattandosi della generazione nata dalle macerie di Hiroshima.
Il primo film di Oshima ad attirare l’attenzione e strali moraleggianti fu, nel 1960, Racconto crudele della giovinezza: storia di criminali adolescenti, di outsiders che, come categoria, furono sempre molto cari al regista. E fu proprio il successo di pubblico arriso a questo film ad aprire la strada ai “nuovi” registi del cinema nipponico, anche se i più famosi rimasero sempre lo stesso Oshima e Shohei Imamura.
E nello stesso anno esce il ben più esplicitamente politico Notte e nebbia del Giappone: un titolo che omaggiava Notte e nebbia del Resnais di Hiroshima Mon Amour, anch’esso incentrato su lunghi flashback. Flashback che nel film del regista giapponese mettono in discussione tanto la supina accettazione del colonialismo americano da parte del governo nipponico quanto le contraddizioni del movimento giovanile di sinistra che vi si opponeva.
Notte e nebbia del Giappone fu il primo film che costrinse Oshima ad una guerra con la censura, dato che la casa di produzione Shochiku lo ritirò dalle sale dopo pochi giorni, a causa dell’omicidio di un esponente del Partito Socialista Giapponese per mano di uno studente di estrema destra. Ed Oshima fu assai critico anche nei confronti dell’esercito giapponese nel suo capolavoro antimilitarista del 1983: Merry Christmas, Mr. Lawrence (in Italia Furyo), che narrava le vicende dei prigionieri di un campo nipponico durante la seconda guerra mondiale. Facendo fronteggiare il Maggiore Jack Celliers, interpretato da David Bowie, ed il Capitano Yonoi, ovvero il musicista giapponese Ryuichi Sakamoto.
Storia soprattutto sull’incontro con l’Altro, ma anche di amicizia e reciproco rispetto che sboccia nel posto più inatteso, a discapito della violenza e della guerra, è forse questo il film con cui più di tutti ci piacerebbe ricordare Oshima, anche se in questo forse scontiamo la sua maggiore comprensibilità per la forma mentis occidentale. Ma il commiato finale tra il Mr. Lawrence del titolo - l’ufficiale inglese interpretato da Tom Conti – ed il suo ex carceriere sergente Hara (l’allora sconosciuto in occidente Takeshi Kitano) ha poco da invidiare, in termini di rifiuto dell’assurdità della guerra, alla straziante fucilazione che chiude Orizzonti di gloria.


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