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Addii - Tony Curtis

Pubblicato il da Antonio Valerio Spera


Addii - Tony Curtis

Negli ultimi anni della sua vita si era dedicato alla pittura e ai cavalli. Aveva aperto il suo ranch a vecchi cavalli da corsa ormai fuori dal giro degli ippodromi e da quando si era trasferito a Las Vegas dipingeva su tela con uno stile vicino all’action painting. Ma, diciamolo, guardando le sue opere, si capiva subito che il suo talento artistico era di altra natura.
Si è spento a 85 Tony Curtis, e di certo non lo ricorderemo per la sua passione ippica né per i suoi quadri. Non è scomparso un grande attore, ma un vero mito del grande schermo, uno di quei divi su cui Hollywood ha costruito la sua storia e la sua fortuna. Tony Curtis non era James Dean, non era un “selvaggio”, un “bello e dannato”. Curtis aveva il fascino dello sciupafemmine divertente, cialtrone ed intellettuale allo stesso tempo. Aveva un sorriso rassicurante, uno sguardo penetrante e profondo, un volto che spaccava lo schermo. E poi era dotato di un’ironia prepotente ed esilarante, ironia che riusciva a riportare nei suoi personaggi cinematografici.
Nato nel Bronx da una famiglia di ebrei di origine ungherese (il suo vero nome infatti era Bernhard Schwartz), Tony inizia la carriera d’attore alla fine degli anni ‘40, cercando di rimediare particine qua e là. Il primo film in cui appare nei credits è How to Smuggle a Hernia Across the Border, piccola produzione diretta da Jerry Lewis, che rimarrà suo amico per tutta la vita. E’ il 1949 e da quell’anno fino agli anni ’80 Tony Curtis è interprete di almeno un film all’anno. Diventa in breve tempo uno dei volti più importanti del cinema americano: passa tra tutti i generi, dall’avventura (Il figlio di Alì Babà, Il principe ladro) al dramma (Furia e passione), dalle crime stories (Contrabbandieri a Macao, La rapina del secolo) alla commedia (Non c’è posto per lo sposo, Tre americani a Parigi); lavora con Douglas Sirk, Carol Reed, Richard Fleischer, Stanley Kramer, Blake Edwards. Dopo che quest’ultimo lo dirige nella commedia In licenza a Parigi, Curtis viene chiamato da Billy Wilder per interpretare un film in cui deve vestirsi da donna. Un’altra commedia ovviamente. Accanto a lui Wilder vuole Marylin Monroe (che in passato era stata compagna di Curtis e che si apprestava a fargli di nuovo perdere la testa) e il giovane Jack Lemmon. E’ il 1959, dieci anni esatti dal suo esordio. Il film è A qualcuno piace caldo ed in poco tempo è già storia. Da lì Curtis diventa il nome di punta della commedia hollywoodiana, viene di nuovo diretto da Edwards (Operazione sottoveste), ed è protagonista di una serie di film leggeri di stampo romantico-sentimentale (20 chili di guai!... e una tonnellata di gioia, Chi era quella signora?, Insieme a Parigi, Donne v’insegno come si seduce un uomo, Piano piano non t’agitare) che gli consentono di venir considerato a livello mondiale non solo un banale sex symbol ma anche un ottimo attore.
Tra tanta commedia anche molti ruoli drammatici: oltre all’Antonino dello Spartacus kubrickiano, è bene ricordare Curtis in film come Lo strangolatore di Boston e Il sesto eroe, dove offre comunque performance convincenti.
Negli anni ’70 il passaggio alla televisione. Una scelta importante che porta Curtis a far coppia con Roger Moore nell’indimenticabile serie Attenti a quei due, dove i due attori si sposavano alla perfezione in un connubio equilibratissimo di azione ed ironia.
Al cinema le ultime apparizioni veramente importanti sono ne Gli ultimi fuochi di Elia Kazan e La signora in bianco di Nicolas Roeg. Poi Curtis, negli anni novanta e nel nuovo secolo, ha lavorato sempre meno, sempre in ruoli minori, offrendo cammei in film di bassa qualità e in serial televisivi.
Amante delle donne, sposato per sei volte, Curtis è padre di Jamie Lee Curtis, nata dal matrimonio con Janet Leigh. Ma Tony artisticamente non ha nessun erede, purtroppo. Anzi, per fortuna. Rimarrà per sempre un mito unico e senza tempo.


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