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Adii - E la nave va - Tullio Kezich

Pubblicato il 19 agosto 2009 da Donato Guida


Adii - E la nave va - Tullio Kezich

Il nostro non vuole essere il saluto ad uno dei più grandi critici e studiosi di cinema del nostro paese e neanche vuole avere la pretesa di rappresentare un ricordo della sua straordinaria carriera, perché poche righe non potrebbero di certo riassumere la grandezza di una tale personalità. «Close-up» sente solo il dovere ed il bisogno di dedicare un “semplice e banale” articolo a Tullio Kezich, intellettuale unico e completo che per più di sessant’anni ha spaziato in tutti gli ambiti della cultura, mettendole a disposizione il tocco magico della sua penna.
Ora che ci ha lasciato, il nostro primo pensiero è di ringraziamento, perché per tutti coloro che amano scrivere, amano l’arte ed amano discuterne, Tullio Kezich è stato, è e continuerà ad essere una guida fondamentale.
La sua carriera è iniziata nel 1946 a Trieste, sua città natale, come critico cinematografico per Radio Trieste. Per tutta la sua vita si è dimostrato perspicace osservatore dei cambiamenti della Settima Arte, dando uguale spazio alla produzione italiana ed a quella straniera. Ha seguito autori passo passo, li ha visti nascere artisticamente, crescere, evolvere e con molti di loro ha anche lavorato. Sì, perché Kezich non scriveva solo di cinema, non è stato esclusivamente una firma di «La repubblica» prima, e de « Il Corriere della Sera » poi; non è stato solo “l’inventore” delle schede brevi sui film, piccole recensioni comparse per la prima volta negli anni ’70 su «Panorama». Tullio Kezich si è anche dedicato alla televisione lavorando con Mario Rigoni Stern (Il bracconiere), Ermanno Olmi (I recuperanti), i fratelli Taviani (San Michele aveva un gallo); e poi come sceneggiatore cinematografico ha vinto un Nastro d’Argento per Venga a prendere un caffè da noi di Alberto Lattuada ed ha adattato per lo schermo il romanzo di Joseph Roth La leggenda del Santo Bevitore, spingendo Olmi verso la conquista del Leone d’Oro alla Mostra di Venezia.
Insomma, Kezich non era un personaggio che, con la presunzione delle sue idee, osservava dall’esterno il mondo dell’arte, ma vi partecipava attivamente in piena coerenza e sincerità, lo viveva giornalmente, lo animava in prima persona. Ogni suo articolo era (e rimarrà) un breve saggio, un surrogato di analisi, di cultura, di creatività, di obiettività di base e poi di soggettività mai nascosta, anzi portata avanti con orgoglio e senza paura e ostentazione. La sua attività di critica cinematografica non si fermava ai limiti della pagina di giornale, ma voleva sempre andare oltre, arrivare al confronto, alla discussione, allo scambio, e riusciva con semplicità a raggiungere un valore socio-culturale.
In televisione ed a teatro si è più volte lasciato ispirare dall’opera di Italo Svevo; ma la sua arte era ricca anche di altre influenze, dovute alla sua grande conoscenza ed ammirazione verso molti autori del passato e del presente, ed al suo amore per la Storia. In teatro ha rielaborato La coscienza di Zeno, Bouvard e Pècuchet, ha tratto ispirazione da figure importanti come Goldoni (Carlo Goldoni con Maurizio Scaparro) o l’anarchico Bresci (W Bresci).
A rendere completa la sua “carriera” di intellettuale è stata anche la letteratura. Kezich ha infatti anche spinto la sua penna alla creazione di importanti romanzi: vogliamo ricordare Uomo di sfiducia e Una notte terribile e confusa, il primo sull’ambiente cinematografico, il secondo di carattere quasi autobiografico.
Tullio Kezich ha indubbiamente dedicato la sua vita all’arte; l’ha amata e soprattutto ce l’ha fatta amare. Pochi giorni fa ci ha lasciato, e siamo certi che questo suo amore fosse ancora intatto. Se n’è andato un personaggio importante della nostra cultura e noi lo salutiamo con immensa ammirazione e gratitudine.
E la nave va, avrebbe detto il suo amico Federico Fellini. Fortunatamente quella di Kezich ci lascia una scia indelebile che siamo convinti continuerà a rappresentare un punto di riferimento per molti di noi.


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