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Cannes 69 - Agassi - Concorso

Pubblicato il 15 maggio 2016 da Fabiana Sargentini

VOTO:

Cannes 69 - Agassi - Concorso

Nessuno ha gusto visivo più sofisticato e perfetto degli orientali. Mademoiselle (Agassi - The handmaiden) di Park Chan-Wook è piacere assoluto per gli occhi, per la testa, per il cuore. Il film è ambientato nella Corea degli anni Trenta, durante gli anni dell’annessione giapponese e conseguente occupazione del territorio da parte dei nipponici. Tripartito come il numero dei protagonisti, voce fuori campo della versione di ciascuno, tre angolazioni di una storia apparentemente lineare: una ricca ereditiera giapponese Hideko, la Mademoiselle del titolo, vive segregata in una incredibile villa costruita nello stile giapponese dallo zio tirannico e pervertito, collezionista bibliofilo, che pretende da lei sedute di lettura ad alta voce di libri equivoci davanti a un pubblico di amici depravati. Si inserisce nella statica vita dei due una nuova cameriera coreana, Sookee, mossa da fini truffaldini, in accordo con un falso conte che vorrebbe sposare l’algida Hideko per accedere alla sua eredità (a cui la ragazza non avrà diritto fino al matrimonio). Tramite momenti di confidenza femminile (un bagno nella vasca, vestiti e gioielli scambiati, insegnamento a baciare iniziato con un lecca-lecca e finito tra le lenzuola nude) le due ragazze si innamorano. Incroci di inganni, rivelazioni di morbosità, torture e minacce dispiegano la storia verso un finale positivo per le protagoniste femminili, drammatico per i personaggi maschili. Non si può non gioire della composizione dell’immagine, perfetta in ogni dettaglio (lo zio pronuncia la frase "La bellezza di una storia è nei dettagli", massima privilegiata dal regista), i totali come dei quadri giapponesi accuratissimi, la fotografia dai colori vividi, le bocche rosse, i capelli cotonati in altezza verso il cielo, vesti occidentali di sete preziose e milioni di bottoncini da slacciare, kimono dalle trame delicate o disegnate con fantasie stravaganti. Dettagli: l’impostore, insegnante di disegno, schizza la silhouette di un corpo nudo su una cartina, la arrotola fino a formare una sigaretta e la fuma, unico gesto di possesso che può avere nei confronti di Mademoiselle; la soggettiva dell’organo sessuale femminile sul primo piano della cameriera con la lingua di fuori prima di praticare un cunnillingus; la scena in cui Sokkee fuori di sé vendica l’amata stracciando i volumi rari dalle illustrazioni pornografiche, li lancia nell’acqua e li ricopre di inchiostro rosso e nero; l’ultimo momento erotico lesbico nella cabina della nave, perfetta simmetria di corpi femminili e oblò e mobilio nel rosso delle pareti tappezzate; la potenza evocativa del grande albero di ciliegio da cui si è impiccata la zia di Hideko, al quale tenta di suicidarsi anche la nipote, salvata in ultimo dalla presenza sotto dell’amante Sokkee. Il viscido zio, nel finale, propone la sua idea di eros al Conte, obbligato ad ascoltare: "Il vero piacere della donna è essere presa con forza". Questo film contraddice, grazie a Dio, questa distorta e idiota proposizione. Nella prima parte del film lo spettatore è portato a credere a ciò che descrive la voce fuori campo, nella seconda viene bendato e fatto girare su se stesso in uno spaesamento lucido, nella terza, dotato finalmente di qualche strumento di comprensione, viene stupito nuovamente tramite un ennesimo giro di otto volante. Superfluo raccontare gli avvenimenti, vanno visti, vissuti come davanti ad uno spettacolo di teatro Kabuki con leggi tutte sue, non sempre comprensibili agli occidentali, ma da gustare con i sensi tutti accesi.


CAST & CREDITS

(Agassi); Regia: Park Chan-Wook; sceneggiatura: Park Chan-Wook, Chung Seo-Kyung; fotografia: Chung Chung-Hoon; montaggio: Kim Sang-Bum, Kim Jae-Bum; musica: Cho Young-Wuk; interpreti: Kim Min-Hee, Kim Tae-Ri, Ha Jung-Woo; produzione: Moho Film; distribuzione: The Jokers Films; origine: Corea, 2016; durata: 145’


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