La storia di Zalika Souley, la prima artista del cinema africano ad aver scelto il recitare come una professione. Pioniera del cinema nigeriano, vilipesa dai vicini che non sapevano fare distinzioni tra i ruoli da lei rappresentati e lei nella vita vera, Zalika viene ripresa nella sua povera casa nei sobborghi di Niamey alle prese con i problemi del quotidiano: i soldi che non ci sono, la ricerca dell’acqua, le pulizie da fare, i giri al mercato (avanti e indietro, confrontando i prezzi, come a noi - e alle nostre mamme - ci sta insegnando a fare il nostro attuale premier). Intorno a queste scene minimalmente tragiche, varie testimonianze di attori e registi che con Zalika hanno lavorato, i reduci di una stagione di grandi speranze cinematografiche, smentiti da una realtà che il cinema, invece, deprime, come deprime le nuove generazioni alle quali non sa proporre icone da emulare. Un cinema che, anche grazie a personaggi come Zalika aveva raggiunto livelli interessanti, come nel suo esordio: Il ritorno dell’avventuriero diretto da Moustapha Alassane, un delirante western africano, dove una banda di cowboy cattivi, vestiti all’occidentale, terrorizza gli abitanti di un borgo rurale. Regista di questo documentario è Rahmatou Keita, giornalista, sceneggiatrice e regista, nata in Nigeria e vissuta a Parigi, macchina ferma ed idee precise, che con la propria storia ci racconta di come sia impossibile essere cineasti in Africa. A peggiorare la situazione, la notizia che, dopo il termine delle riprese del documentario, Zalika Souley è emigrata nella nostra Europa, dove vive a servizio di una famiglia occidentale.

[febbraio 2004]

regia: Rahmatou Keita sceneggiatura: Rahmatou Keita montaggio: Philippe Radoux-Bazzini interprete: Zalika Souley origine: Nigeria 2003 durata: 69’