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American horror story: Hotel - Teste di Serie

Pubblicato il 22 gennaio 2016 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


American horror story: Hotel - Teste di Serie

Prima che l’epocale True detective rendesse chiaro a tutti il valore di una serie televisiva antologica, sfruttando un genere (il thriller/poliziesco) ben più consono ai gusti dei telespettatori, ci avevano già pensato due signori intraprendenti e capaci di regalare raffinati intarsi di puro intrattenimento: stiamo parlando di Ryan Murphy e Brad Falchuk, ovviamente, e della loro creatura bizzarra, American horror story.

Bizzarra non perché indecifrabile o plasmata solo per pochi eletti seriofili, ma perché American horror story non è una serie tv come tutte le altre: si nutre dei tecnicistici voli pindarici di Ryan Murphy, rigettando le canoniche forme e schemi di quella narrazione lineare, creata ad hoc per la televisione, sulla quale si crogiolano la stragrande maggioranza degli show mainstream. Nonostante tutto, la processione horrorifica creata da Murphy e Falchuk sorprende di volta in volta, cambiando pelle in continuazione, riuscendo a sprigionare quell’aura di modernità che le infonde freschezza ed eleganza.

E’ anche vero che non tutte le ciambelle escono con il buco, così capita che alcune stagioni vibrino mezzo tono sotto rispetto ad altre, e questa quinta, Hotel, è una di loro. Dopo le voci che additavano Freak Show come ultima stagione, Murphy e Falchuk sono riusciti a strappare un accordo alla FX per rinnovare ulteriormente American horror story (e ci sono buone probabilità di ammirare anche una sesta stagione); con la maggior parte del cast storico confermata (su tutti gli interpreti spicca l’assenza della favolosa Jessica Lange, vero baluardo delle precedenti stagioni), c’era bisogno di trovare una nuova location e, a maggior ragione, un diverso contesto storico adatto per far ripartire le danze. Benvenuti, dunque, all’hotel Cortez, simbolo della Los Angeles degli anni Cinquanta, costruito dal magnate/imprenditore James Patrick March (Evan Peters), perverso assassino ormai passato a miglior vita; il protagonista della vicenda è John Lowe (Wes Bentley), detective della omicidi di L.A., sulle tracce di un inafferrabile serial killer, che lo porteranno al Cortez, luogo quasi isolato dal resto del mondo, un limbo all’interno del quale abitano uomini e fantasmi rifiutati dalla società, fuggiti dalla realtà per diventare quello che la loro natura li spingeva a essere, semplicemente loro stessi.

Rispetto ai sublimi Asylum (vetta inarrivabile dell’intero show), Coven e Freak Show, Hotel finisce con l’incartarsi su se stesso, nonostante un incipit drammaturgico in grande stile. L’hotel Cortez è un non-luogo da favola, elegante e trapuntato di velluti rossi e seta candida come zucchero, fortificato con lunghi corridoi labirintici, portoni di ferro e ottone, e un arredamento a metà tra il classico e il moderno, anche stravagante, in tono con le piroette della camera di Ryan Murphy, mai fissa, sempre dinamica, partecipe e sfuggente allo stesso tempo. Ma Hotel traballa nel momento in cui i numerosi personaggi coinvolti nella vicenda si accapigliano per raccontare le loro storie, proponendo svariate chiavi di lettura, forse troppe sottotrame, alcune destinate ad appassire lentamente, vuoi per un pizzico di confusione venutasi a creare, vuoi per mancanza materiale di tempo e spazio per avere l’occasione di dispiegare alla perfezione le pagine della vita di ognuno di loro. E allora si concede spazio a chi più ne ha bisogno, rendendo palpabile la sensazione di avere tra le mani troppa carne al fuoco e poco spazio sulla griglia per cuocerla tutta come dovrebbe: se Asylum si soffermava sulla condizione di uno stuolo di pazienti malati o presunti tali, imprigionati all’interno di un manicomio, se Coven puntava il dito sulla condizione della donna nel corso di mezzo secolo o poco più e Freak Show metteva a nudo i pregiudizi delle persone “normali” nei confronti di chi era diverso, Hotel vacilla indeciso tra l’accettazione di se stessi (di gran lunga più affascinante) e la volontà di rinascita, stiracchiata conseguenza della precedente.

Infarcito come al solito di citazioni e rimandi storici (monumentale il settimo episodio, Flicker, un lungo flashback nel quale ci vengono mostrati i sogni e le identità nascoste del regista tedesco Friedrich Wilhelm Murnau e di Rodolfo Valentino, in un perfetto connubio tra melodramma, ricostruzione e finzione storica, e influssi horror d’epoca, il tutto enfatizzato da un cotonato bianco e nero e dall’incalzante, ma delicata, regia di Murphy, American horror story: Hotel resiste e tenta di imporsi al pubblico, ostentando un parco attori di altissimo livello. Dall’irrinunciabile Sarah Paulson, che presta corpo e anima al fantasma della tossicodipendente Sally, passando per Evan Peters, magistrale nell’interpretare James Patrick March, riccone raffinato dal forte accento inglese, riflesso fisionomicamente distorto del divo Howard Hughes, senza dimenticare l’inossidabile Katy Bates nelle vesti di Iris, una dei custodi dell’hotel, assieme al transessuale Liz Taylor, maschera conturbante a cui da vita un più che pregevole Denis O’Hare; ma la vera sorpresa, il candelotto di dinamite inghirlandato di lustrini e abiti pomposi, deflagrato fino a portarsi a casa un Golden Globe, non può che essere Lady Gaga, impietosa Contessa dallo sguardo languido, femme fatale tanto conturbante da piegare al suo volere qualsiasi uomo desideri.

Il quinto atto dell’epopea horror di Ryan Murphy e Brad Falchuk si chiude senza eccessive sbavature, salutando ancora una volta lo spettatore che, seppur lievemente appesantito da un groviglio di storie non sempre facile da sciogliere, non rimpiange la compagnia di spettri, serial killer e vampiri. Il tempo speso seguendo il lavoro di Ryan Murphy non è mai tempo sprecato.


(American horror story: Hotel); genere: horror; sceneggiatura: Ryan Murphy, Brad Falchuk; stagioni: 5 (in corso); episodi quinta stagione: 12; interpreti: Lady Gaga, Kathy Bates, Sarah Paulson, Evan Peters, Wes Bentley, Matt Bomer, Chloë Sevigny, Denis O’Hare, Cheyenne Jackson, Angela Bassett; musica: James S. Levine; produzione: 20th Century Fox Television, Ryan Murphy Productions; network: FX (U.S.A., 7 ottobre 2015-13 gennaio 2016), FOX (Italia, 21 dicembre 2015-7 marzo 2016); origine: U.S.A., 2015; durata: 60’ per episodio; episodio cult quinta stagione: 1x07 – Flicker


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