Americana - Chuck

Chuck, ovvero salvare il mondo a 11$ l’ora! Così la NBC presentava nell’autunno del 2007 il telefilm Chuck, una straordinaria nuova spy-comedy.
Chuck Bartowski (Zachary Levi) è un ragazzo dalla vita qualunque, intelligente e con una certa dote nel campo dell’informatica. Buttato fuori ingiustamente da Stanford in seguito alla denuncia del suo migliore amico Bryce (Matthew Bomer), Chuck si ritrova a lavorare come addetto alla vendita e all’assistenza informatica in una catena di negozi di elettronica, il Buy More. La sua vita procede nella routine, divide l’appartamento con la sorella, la dottoressa Ellie Bartowski (Sarah Lancaster) e il compagno di quest’ultima, il dottor Devon ’Mister Fantastico’ Woodcomb (Ryan McPartlin). Ma un giorno, tra una vendita e l’altra, riceve una mail proprio dall’amico traditore del passato, Bryce.
La mail è un segretissimo programma del governo chiamato Intercept che Bryce, in realtà una spia della CIA, ha trafugato e mandato al vecchio amico. L’Intercept trasforma il nostro protagonista in una sorta di sistema avanzato di informazioni, capace di identificare pericoli e agenti ostili al governo americano. La vita di Chuck non sarà più la stessa: protetto dagli agenti in incognito Sarah Walker (Yvonne Strahovski) e John Casey (Adam Baldwin), dovrà affrontare pericoli e avventure per salvare il mondo e proteggere la propria identità.
La serie, partorita dalla mente di Josh Schwartz, già creatore di teen-drama come Gossip Girl e The O.C. e considerato in patria come un moderno J.J. Abrams, rappresenta tutto quello che lo sceneggiatore statunitense è e sarebbe voluto essere nella vita. Il telefilm racconta, nei canoni di una struttura narrativa tipicamente spielberghiana, le avventure di un uomo comune in circostanze eccezionali, proiettando così lo spettatore in un universo parallelo, fatto di avventure e belle donne al termine delle quali, però, ci si ritrova piantati nella cruda realtà di un negozio di elettronica.
Un elemento caratteristico del telefilm è quello del doppio filo narrativo, come se esistessero due realtà: quella strettamente relativa al protagonista, fatta di avventure, lotte e azione, e quella del Buy More, luogo di racconto atipico, uno spazio dove si sviluppa una narrazione prettamente comica. Se nella prima il protagonista è lo stesso Chuck, nella seconda si sviluppa un universo parallelo, come una storia nella storia, in cui a prendere il sopravvento sono le avventure deliranti di un manipolo di personalità eccentriche e fuori di testa con le loro leggi e le loro dinamiche interne.
Quindi, nella struttura prettamente spionistica (comunque non priva di ironia e divertimento) si muovono i tre agenti con le loro vicende personali, come la storia d’amore tra Sarah e Chuck, e con le loro caratterizzazioni: a riguardo Casey è un esempio irriverente con la sua formazione militarista (figura questa mutuata dal personaggio Jayne Cobb interpretato dallo stesso Baldwin in Firefly), mentre Sara è tanto letale ed efficiente in azione quanto insicura e vulnerabile nella vita privata.
Invece nell’altra dimensione, che per comodità chiameremo del ’Buy More’, lo spettatore si trova a contatto con un mondo pazzoide al limite del credibile dove un biglietto per un concerto può diventare causa di lotte e faide interne regolate alla maniera di personaggi squinternati che, però, sono tratteggiati in punta di penna: Grimes (Joshua Gomez), Big Mike (Mark Christopher Lawrence), Emmett (Tony Hale) e soprattutto Jeff (Scott Krinsky) e Lester (Vik Sahay); questi ultimi due, tra l’altro, lungo lo sviluppo della storia formeranno un gruppo musicale dal nome Jeffster al quale, nella realtà, sono dedicati fan club, blog e gruppi su Facebook.
Una parentesi particolare va spesa per il protagonista. Chuck è un personaggio controverso, diviso tra tre realtà: quella della spia-Intercept, quella di un normale ragazzo e una terza, intima e nascosta. Nella prima egli mostra tutta la sua inadeguatezza (morale, dovendo accettare realtà controverse come l’omicidio, ed effettiva, trovandosi spesso a contatto con armi che non sa usare o elicotteri che non sa pilotare), altresì generando, attraverso la semplicità delle gag, una forma (primitiva) di divertimento.
Nella seconda realtà di Chuck emerge invece il suo essere ’comune’. Egli è costretto, in un certo senso, ad interpretare la propria stessa vita. Non potendo dire a nessuno chi è veramente, deve mostrarsi nella sua semplicità (non può neanche licenziarsi e trovare un lavoro per lui più dignitoso), deve avere una finta ragazza (di cui però è innamorato veramente) e deve stare alle regole del gioco che il ruolo gli impone, vivendo così la sua stessa vita in modo forse più inadeguato e amaro, dovendo sempre inesorabilmente mentire. Ma almeno nella dimensione intima e nascosta possono emergere i suoi tratti reali, che lo riabilitano e lo salvano, legandolo più emozionalmente allo spettatore. Chuck mostra, in determinate situazioni, una consapevolezza totale della realtà che sta vivendo e una determinazione altrettanto totale della volontà di disfarsene. Egli agisce superando i suoi limiti, mostrando una sorte di eroismo romantico.
Va detto che Chuck rappresenta un esempio perfetto di quello che è il sistema di intrattenimento televisivo, votato al metodo della scrittura e al primato della sceneggiatura su tutti gli altri componenti realizzativi. Sceneggiatura che qui è costituita da una varietà enorme di elementi, che potremmo definire barocchi per la loro ricchezza e diversità, ma amalgamati con semplicità. Basti pensare alla mole di personaggi, circa una ventina, ognuno splendidamente sfaccettato, che in ogni episodio da 45 minuti si ritaglia il suo momento e il suo spazio esistenziale.
