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Americana - Game of Thrones

Pubblicato il 17 giugno 2015 da Annalaura Imperiali


Americana - Game of Thrones

«La gente prega perché venga la pioggia, i figli crescano sani, l’estate non finisca mai.
Per la gente non ha nessuna importanza se gli alti Lord giocano al gioco del trono: basta che la lascino in pace…»

La citazione è tratta da George Raymond Richard (R. R.) Martin, scrittore statunitense specializzato nei generi della fantascienza, dell’horror e del fantasy e ormai famoso agli occhi del mondo intero per il ciclo Cronache del ghiaccio e del fuoco, saga letteraria ancora incompleta da cui la HBO, una delle emittenti televisive via cavo più popolari e amate degli Stati Uniti d’America (si pensi anche alla produzione e distribuzione di True Detective), ha tirato fuori cinque stagioni che hanno attratto inesorabilmente a sé un pubblico sempre più vasto in ogni angolo del pianeta.
E a ben guardare risulta una citazione interessante per intraprendere l’analisi di questo titano letterario e televisivo, perché sottolinea in tutta la sua triste e sincera verità la distanza epocale e storica tra il mondo dei potenti e quello dei deboli, tra le ambizioni senza scrupoli e la cattiveria dei morsi della fame. Ma facciamo un salto indietro per meglio comprendere le fila della storia…

-  Dalla I alla IV stagione: il pregresso

Il gioco dei troni, o Il trono di spade (perché è con questo celeberrimo titolo che ormai conosciamo la serie televisiva portata all’attenzione della massa da Sky in Italia), è un ampio racconto ambientato nei Sette Regni di Westeros, uno dei continenti del mondo fantastico creato da Martin con forti richiami al Medioevo europeo che ha fatto parte della nostra storia. In questo continente le stagioni durano per anni, senza cadenze precise.
Alla morte del re Robert Baratheon, che sedeva per diritto di nascita e di vessilli regali sul famigerato trono, inizia una guerra civile, nota come la "guerra dell’usurpatore", che vede combattere su fronti paralleli e al contempo opposti, da un punto di vista sia geografico che politico-militare, tutti i pretendenti all’unica grande corona riconosciuta dal mondo intero.
Nel profondo Nord, a Grande Inverno e verso la Barriera che divide il mondo dell’occidente da quello dei bruti – di nome e di fatto: si tratta di popoli rozzi e primitivi – e degli estranei – inquietanti personaggi a metà tra gli zombie del film L’alba dei morti viventi (Zack Snyder, 2004) e gli scheletri armati di Pirati dei Caraibi (Gore Verbinski prima, Rob Marshall poi; 2003-2011) - Jon Snow compie la sua scalata al potere, da unico figlio bastardo del protettore del Nord Eddard Stark al comando dei Guardiani della Notte.
Intanto nel centro del regno occidentale, ad Approdo del Re, i temibili giochi di potere trainati dalla regina Cersei Lannister, che tesse tra tutti i Sette Regni le fila di una ramificata ragnatela imbevuta del veleno di una vipera, sconvolgono le vite di popolo e potenti, di spie e ricattatori, di soldati leali (tra i primi il fratello e amante della regina stessa, Jaime Lannister) e mercenari fedeli soltanto alla propria pelle e all’oro.
Nell’Est, in un primo tempo dimenticato dagli dei e dagli uomini, la Mamma dei Draghi Daenerys Targaryen, dopo aver sepolto il proprio amato e sensualissimo marito Khal Drogo, devastato dalla fame e dalle ferite di guerra, rinasce a nuova vita dal fuoco come una fenice dalle proprie stesse ceneri e accoglie i suoi tre piccoli cuccioli di drago, schiusisi da altrettante uova, suscitando proselitismo e divenendo così la regina di Meereen: la città più grande e più a nord tra quelle nella Baia degli Schiavisti.

Il fratello del defunto re Robert, Stannis Baratheon, intanto, cade vittima della perfida Signora del Fuoco che gli promette il figlio maschio mai avuto dalla moglie legittima e una vittoria sicura tra le fiamme del Dio della Luce che sembra potere tutto, a detta della donna dai capelli color rosso vivo, e che invece gli si ritorce contro come la sua stessa presunzione di vincere contro nemici troppo al di là della sua portata.
Intanto Arya e Sansa Stark, le uniche due donne (e il discorso del potere e della sopravvivenza del gender, in questo preciso caso e in tutta la serie, non risulta casuale…) viaggiano fino ai confini tra i Sette Regni tra le grinfie prima amiche e poi nemiche del “mastino” Sandor Clegane, di Lord Petyr Baelish, del Dio dai Mille Volti e della folle zia delle due ragazze Lysa Tully.
Tyrion Lannister, il piccolo grande uomo additato da tutti con il dispregiativo “il nano”, dal canto suo è l’unico vero asso nella manica capace di gestire il centro e le periferie del mondo ovunque si trovi e a fronte di qualsiasi difficoltà.

- La V stagione: verso l’evoluzione del plot narrativo

Il tanto temuto Inverno, di cui si parla per quattro stagioni consecutive senza che se ne veda ancora effettivamente la presenza, arriva in tutta la sua prepotenza con la stagione numero cinque. Qui la fotografia s’incupisce progressivamente, puntata per puntata, mentre segue la storia sempre più drammatica e distruttiva dei vari personaggi. Se si confronta, infatti, la prima puntata della prima stagione del Trono di Spade con le puntate della stagione appena conclusasi, non si può non notare che la luminosità di un mondo inizialmente retto dal potere di un sovrano unico (e, per quanto sempre più disfatto, comunque in grado di governare) si comincia a sgretolare tra le fiamme accese dei roghi dei vivi che perdono la vita di fronte ai propri stessi cari (si pensi alla figlia di Stannis Baratheon, Shireen, immolata come una vergine all’altare dei sacrifici dalla Signora del Fuoco in nome di una battaglia già persa in partenza).
Il continuo richiamo alla Storia, all’architettura e alla cultura antica e medievale è onnipresente in tutta la saga, ma si fa sentire maggiormente in quest’ultima stagione.
L’appena citata immolazione di Shireen Baratheon non può non ricordare il tristemente noto mito greco del sacrificio di Ifigenia; le ampie traversate in nave che si citano più volte nel corso delle puntate (la battaglia delle Acque Nere e la traversata del Mare Stretto che Daenerys Targaryen intende fare verso l’Occidente) non possono non riportare alla memoria il viaggio via mare per eccellenza, quello di Ulisse, nonché quello degli argonauti che, sempre secondo il mito, passarono le Pietre Contrastanti del mare per giungere nella Colchide alla conquista del Vello d’Oro; le strutture immense di Meereen sono una chiara eco dell’antico Egitto, vivido nel suo color giallo oro e piramidale nella sua essenza e nelle sue gerarchie; l’espiazione di Cersei nuda attraverso l’umiliazione fisica e morale della folla è una riproposizione della Santa Inquisizione di prima epoca moderna; e, “last but not least”, le molteplici pugnalate inferte nel finale a Jon Snow sono uno specchio del cesaricidio alle Idi di Marzo del 44 a.C.

La trama, frammentatasi in tante piccolissime parti fino alla quarta stagione, torna a riunificarsi sotto l’egida di nuovi poteri crescenti (in particolar modo quello dell’Alto Septon, capo della confraternita del Culto dei Sette Dèi) e assiste al contempo allo sgretolamento dei prima solidi poteri centrali (Cersei finisce in prigione additata come prostituta incestuosa e peccatrice insana, Margaery Tyrell e il fratello omosessuale vengono anch’essi chiusi nelle prigioni della setta di fronte allo sguardo sempre più preoccupato e impotente dell’astuta nonna dei due Lady Olenna Redwyne e Tommen, troppo giovane, inesperto e indifeso, rimane da solo, chiuso nelle sue stanze, presso un Castel Granito sempre più cupo e aperto ai pericoli esterni). I corsi e i ricorsi storici di Giambattista Vico si mettono dunque in moto, un moto perpetuo alla ricerca di una forma di giustizia divina e umana che sembra molto al di là dall’essere raggiunta visto che appena un potente scende dal proprio trono, un potente più cattivo prende il suo posto frammentando le personalità positivamente significative di tutta la storia.
Così, dunque, la quinta stagione finisce portando via con sé lo stupore di un pubblico attonito di fronte al continuo rovesciamento dei ruoli; e anche qui c’è un riferimento classico all’antichità: le Feste Dionisiache greche, le Feste dei Saturnali romane e il Carnevale medievale, tutti intesi nel loro più profondo senso di trasformazione sociale dove il filo conduttore era il ribaltamento dell’ordine costituito.


CAST & CREDITS: (Game of Thrones); Titoli delle stagioni e/o degli episodi: #1 A Game of Thrones, #2 A Clash of Kings, #3 A Storm of Swords, #4 A Feast for Crows, #5 The Winds of Winter; Regia: Tim Van Patten, Brian Kirk, Daniel Minahan, Alan Taylor, Miguel Sapochnik; Soggetto: George R. R. Martin (romanzi); Sceneggiatura: David Benioff, D.B. Weiss, Bryan Cogman, George R. R. Martin (st. 1-4), Vanessa Taylor (st. 2-3), Jane Espenson (st. 1), Dave Hill (st. 5); Fotografia: nome direttore/i fotografia episodi; Montaggio: Oral Norrie Ottey (st. 1-3), Frances Parker (st. 1-3), Martin Nicholson (st. 1), Katie Weiland (st. 2+), Crispin Green (st. 4+), Tim Porter (st. 4+); Musiche: Ramin Djawadi; Interpreti: Peter Dinklage (Tyrion Lannister: stagione 1 - in corso), Nikolaj Coster-Waldau (Jaime Lannister: stagione 1 - in corso), Lena Headey (Cersei Lannister: stagione 1 - in corso), Kit Harington (Jon Snow (stagioni 1- 5), Emilia Clarke (Daenerys Targaryen: stagione 1 - in corso); Origine: U.S.A., 2011 – in corso; Produzione: Bighead, Littlehead, Management 360 Television, Grok! Television, Generator Entertainment, Startling Television, HBO; Distribuzione: HBO: 2011 – in corso; Distribuzione italiana: Sky Cinema 1 (st. 1-3), Sky Atlantic (st. 4+): 2011 – in corso; Durata: 50/55/59’ ca. per episodio; 50 episodi – in corso; Messa in onda originale: 17 aprile 2011; Messa in onda italiana: 2 maggio 2013; Web info: http://www.hbo.com/game-of-thrones/...; Proposta di voto: 4,5/5.



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