Paradossalmente, come spesso accade, risulta operazione problematica l’esprimere opinioni e pareri su di fenomeno o una manifestazione artistica che fa delle semplicità strutturale un vincolo estetico. Così ci è capitato con Avevamo un appuntamento.
Era un appuntamento a tre: il cantautore e chitarrista Claudio Sanfilippo, l’attore Neri Marcorè ed il poeta e scrittore Filippo Davòli. Forse erroneamente abbiamo parliamo di semplicità perché, in una dialettica ingaggiata con la poesia e la parola, sarebbe più opportuno parlare di essenzialità. Forse quest’appuntamento è stato tradito da qualcuno, ma probabilmente recuperato con altri mezzi.
Sin dal video-promo del disco si persegue questa idea di contatto autentico e collaborazione – immaginiamo sia per scelta sia per necessità – a distanza: qui vediamo Claudio Sanfilippo chiamare telefonicamente Davòli, ma purtroppo non sentiremo nessuna risposta.
La risposta arriverà con l’ascolto e l’esperienza del disco. La musica dialoga con la parola racchiusa nella sua propria forma cantautoriale e con la parola affidata alla voce recitante di Marcorè; canzone e poesia che sembrano amorevolmente ricordarsi che sono due lati della stessa medaglia umano-artistica.
Nota di merito agli arrangiamenti curati per i brani: partendo da una tessitura spesso scarnificata ed affidata alle qualità ritmico-armoniche della chitarra acustica si arricchisce, sempre con garbo, di strumenti e sonorità che porteranno con naturalezza l’ascoltatore alle sonorità distorte ed “elettriche” della traccia che dona il nome al disco.
Ci sentiamo di consigliare vivamente l’ascolto di un progetto che si fa prodotto artistico senza far scendere la parola a compromessi semplicistico-commerciali e formali.
In questo preciso interstizio però si annida un altro paradosso: raramente siamo riusciti a sperimentare un’autenticità ed una godibilità simile in altri progetti poetico-musicali e, forse, risiede proprio nel coraggio e nella forte componente autobiografica presente nelle tematiche trattate questo grande valore. In fin dei conti quest’appuntamento non è stato tradito da nessuno ma semplicemente affidato alla riproducibilità per re-inserire l’ascoltatore in questa dialettica parola-vita.