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Proserpine

Pubblicato il 30 giugno 2019 da Anton Giulio Onofri


Proserpine

La scrittura della Proserpine di Silvia Colasanti, commissionata da Giorgio Ferrara per l’inaugurazione del 62. Festival dei Due Mondi di Spoleto, è umbratile e intricatissima, come una lava incandescente che scorra sotto una superficie telluricamente instabile, agitata dalla nostalgia di un ’qualcosa’ che l’assenza di ogni compiacimento citazionistico induce a indovinare come reminiscenze aggiornate di Henry Purcell, di madrigali rinascimentali, addirittura di struggimenti viennesi prima della deflagrazione dodecafonica, affioranti in partitura come incisioni rupestri emergenti sotto il salnitro. La nostalgia è infatti elemento primario anche del testo, tratto da un play di Mary Shelley già di suo focalizzato sulla malinconia causata da quanto accadrà nel corso dell’opera: l’iniziale duetto madre-figlia, alla vigilia del rapimento dei dèmoni degli ìnferi, imposta infatti fin da subito il lirismo del canto (agli opposti del recitar-cantando del Minotauro, che aprì il Festival lo scorso anno, firmato sempre dalla Colasanti), sul pedale di una consapevolezza amara: la perdita, la separazione, il lutto. Ma il mito della semi-dèa, perché figlia di Giove, sottratta all’affetto di sua madre Cerere, dèa della fertilità terrestre, dal dio Plutone, maligno solo per necessità che il mito si verifichi e spieghi l’alternanza delle stagioni dell’anno, contiene anche l’invito a una serena accoglienza del fato, dell’alternanza di dolore e benessere, di buio e luce, di morte e vita, perché ’non è una sventura, ma solo un lieve cambiamento per la nostra felicità’: per volere di Giove, la fanciulla vivrà d’ora in poi sei mesi insieme a Cerere sulla Terra, che beneficerà dei frutti del tepore primaverile e del sole estivo, e sei mesi nell’Erebo come sposa di Plutone, lasciando via libera ai rigori di autunno e inverno. ’Sei mesi insieme, e sei mesi vicine nei sogni’, suggerisce poeticamente per bocca di Proserpina la Shelley; ed è nella dimensione sospesa e onirica del dormiveglia che sembrano prender forma la musica e il canto di questo nuovissimo lavoro di una tra i più talentuosi cesellatori del suono nel panorama musicale contemporaneo: melodie vaganti in cerca di una tonalità che a volte riescono a lambire per qualche istante, per poi subito smarrirla catturate dall’incertezza del sogno, e rituffate in un universo sonoro di fascinosa indefinitezza...


Proserpine
Musica di Silvia Colasanti
Regia di Giorgio Ferrara
Direttore d’Orchestra Pierre-André Valade
Orchestra Giovanile Italiana
Spoleto, Teatro Gian Carlo Menotti
62. Festival dei Due Mondi


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