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Berlinale 2017 - Premiazione

Pubblicato il 19 febbraio 2017 da Matteo Galli


Berlinale 2017 - Premiazione

Premi della Giuria Internazionale

Membri della Giuria: Paul Verhoeven (Presidente), Dora Bouchoucha Fourati, Olafur Eliasson, Maggie Gyllenhaal, Julia Jentsch, Diego Luna and Wang Quan’an

Orso d’Oro per il miglior film
Testről és lélekről (On Body and Soul) di Ildikó Enyedi

Orso d’Argento – Gran Premio della Giuria
Félicité di Alain Gomis

Orso d’Argento Premio Alfred Bauer per un film che apre nuove
Pokot (Spoor) di Agnieszka Holland

Orso d’Argento per la Miglior Regia
Aki Kaurismäki per Toivon tuolla puolen (The Other Side of Hope)

Orso d’Argento per la migliore attrice
Kim Minhee in Bamui haebyun-eoseo honja (On the Beach at Night Alone) di Hong Sangsoo

Orso d’Argento per il migliore attore
Georg Friedrich in Helle Nächte (Bright Nights) di Thomas Arslan

Orso d’Argento per la migliore sceneggiatura
Sebastián Lelio e Gonzalo Maza per Una mujer fantástica (A Fantastic Woman) by Sebastián Lelio

Orso d’Argento per uno straordinario contributo tecnico nelle categorie: fotografia, montaggio, colonna sonora, costumi, scenografia
Dana Bunescu for il Montaggio in Ana, mon amour di Călin Peter Netzer

Erano otto i premi a disposizione, e – da tradizione – si premiano otto film diversi. Dei nove film che avevamo indicato nelle previsioni come uno o più gradini sopra gli altri, quattro sono rimasti a bocca asciutta: il film di Marcelo Gomes, il film di Sally Potter (che peccato!), il film d’animazione cinese e il film su Beuys (lo avevamo previsto). Gli altri cinque hanno preso qualcosa: giustissime le assegnazioni a Lélio e Maza per la sceneggiatura di Una mujer fantástica e a Dana Bunescu per il montaggio di Ana, mon amour, ottimo (del resto, ampiamente previsto), il Gran Premio della Giuria a Félicité. Premio alla Regia e Orso d’Oro – a nostro parere – sono semplicemente stati invertiti. E al di là del fatto che il buon Aki Kaurismäki forse non si reggeva in piedi per l’eccessivo consumo di alcol, il fatto (a memoria d’uomo: inaudito) che il premiato non sia andato sul palco ma si sia fatto portare l’Orso fino alla poltrona deve essere letto anche come un segno di distanza da parte del regista che pensava – giustamente – di meritare di più.
Gli altri tre premi sono state autentiche sorprese. Con una tal messe di attrici straordinarie, la prestazione di Kim Minhee nel film coreano non ci era, neanche lontanamente, parsa la migliore, ma forse ci manca la sensibilità per le (im)-percettibili sfumature, per le (im)-palpabili espressioni del volto della protagonista. Quanto agli attori si è avuto la sensazione che si dovesse comunque dare qualcosa all’area di lingua tedesca (ma: vedi sotto), sui film si poteva fare ben poco, e allora – complice anche Julia Jentsch in Giuria – si è forse pensato di ricorrere a Georg Friedrich, il quale, malgrado la quasi costante presenza in scena, non ci è mai parso particolarmente articolato, differenziato, vario. A proposito di stranezze in occasione della premiazione, Friedrich è arrivato sul palco, tutto dinoccolato e un po’ tamarro, e la prima cosa che ha fatto è stato appiccicare un chewing gum su una delle zampe dell’orso.
Se poi andiamo alla terza sorpresa – Agnieszka Holland che apre nuove prospettive – vabbè.
Un dato, forse, da non sottovalutare: degli otto film premiati, sei sono (co)-produzioni tedesche, il vincitore è una produzione ungherese, ma la distribuzione mondiale è curata da Films Boutique, un colosso distributivo berlinese. Solo il film coreano non ha a che vedere con la Germania.


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