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Berlino 2009 - Heosuabideuleui ddang (Land of scarecrows) - Forum

Pubblicato il 12 febbraio 2009 da Simone Isola


Berlino 2009 - Heosuabideuleui ddang (Land of scarecrows) - Forum

La sezione Forum ha registrato quest’anno una notevole presenza di film orientali e, soprattutto, provenienti dalla Corea del Sud. Da lavori in digitale come lo sciatto The day after di Lee Suk-Gyung e l’interessante commedia nera Members of the funeral di Baek Seung-Bin, al bellissimo Treeless mountain di Kim So-Yong, i lavori coreani, fra alti e bassi, hanno sicuramente contribuito ad evidenziare il dinamismo di un’industria cinematografica sempre produttiva e attanta alle nuove tendenze. Heosuabideuleui ddang (Land of scarecrows) di Roh Gyeong-Tae è l’ulteriore prova di come un piccolo film, forse poco adatto al grande pubblico, possa comunque trovare spazio e approvazione nell’ambito di una rassegna importante come quella berlinese.
Ji-Young è una donna che si sente uomo e cerca di giustificare i suoi gusti sessuali ed il suo atteggiamento mascolino dando la colpa ad un’improbabile disfunzione ormonale causata dalla contaminazione con sostanze tossiche presenti nella zona in cui aveva passato l’infanzia. La donna, spacciandosi per uomo dunque, sposa una giovane filippina, Rain, conosciuta tramite un’agenzia matrimoniale; si inseriranno nelle loro vite le vicende di Loi Tan, un ragazzo impacciato e desideroso di affetto.
Il senso di solitudine e di abbandono che pervade la pellicola viene simboleggiato egregiamente non solo con gli spaventapasseri posizionati su terre desolate all’apparenza fuori dallo spazio e dal tempo, ma anche tramite elementi che contribuiscono all’idea di alienazione totale insita nell’opera (le scorie gettate nell’infertile terreno, le pubblicità di agenzie di incontri di coppia, la cupola del cielo soffocante). In Land of scarecrows tutto sembra volgere alla rarefazione di ogni logica fisica e temporale: i personaggi sono immobili e inermi così come i fantocci a cui, sempre più pericolosamente, iniziano ad assomigliare. Se in alcune sequenze le geometrie curatissime, i ritmi dilatati e le atmosfere apocalittiche possono ricordare l’estetica del malese Tsai Ming-Liang, in altre si sente già il tocco di un regista che già al secondo lungometraggio sta dimostrando di possedere stile e grande forza espressiva.
Roh Gyeong-Tae, riducendo al minimo dialoghi e situazioni, modella un’opera forse ostica ma sicuramente affascinante. Indubbiamente le atmosfere post-atomiche e la metafora insita nel titolo del film aiutano nell’identificazione con gli impotenti personaggi del film. Frammenti onirici, dialoghi grotteschi e situazioni surreali estemporanee contribuiscono alla rappresentazione di quel pessimismo viscerale che svuota le emozioni e riempie di vane speranze una razza umana perennemente in cerca di un briciolo di serenità e destinata, invece, a naufragare.


CAST & CREDITS

(Heosuabideuleui ddang); Regia e sceneggiatura: Gyeong-tae Roh; fotografia e montaggio: Jung Soon Choi; musica: Jaesing Lee; interpreti: Nellisa Arnado (Mary Ann Gallo), Adelyn Bacon (Rosemarie Alon), Jocelyn Baculi (Jennifer Aguirre), Phuong Thi Bich (Rain); produzione: Antonin Dedet; origine: Corea del Sud/Francia, 2009; durata: 80’


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