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Berlino 2009 - Sumashedshaya pomosh (Help gone mad) - Forum

Pubblicato il 11 febbraio 2009 da Simone Isola


Berlino 2009 - Sumashedshaya pomosh (Help gone mad) - Forum

Il nuovo cinema russo sta divenendo una presenza stabile ad ogni grande festival internazionale. Dopo l’ottima docu-fiction Russia 88, approda a Berlino anche questo piccolo film di Boris Khlebnikov, autore che molti ricorderanno con Svobodnoe plavanie (Free floating), presentato nel 2006 a Venezia nella sezione Orizzonti.
Uno sfaticato bielorusso viene spedito a Mosca dalla sorella. L’uomo, al suo primo giorno nella metropoli, non solo non riesce a trovare lavoro, ma si fa anche rubare soldi, bagaglio e anche le scarpe. Un anziano un po’ suonato lo ospita a casa sua e lo coinvolge in progetti privi di senso; a ciò si mescolano le vicende di un poliziotto completamente fuori di testa e della paffuta figlia dell’anziano. Perfettamente in linea tematica e stilistica con il precedete lavoro, il giovane cineasta russo propone un lavoro basato su una serie di vicende apparentemente insignificanti, che al loro interno celano un disagio esistenziale che, come un velo, ricopre le vite solitarie dei vari personaggi.
Con un’ironia mai sopra le righe (caratteristica dello strepitoso Izobrazhaya zhertvu (Playing the victim) del conterraneo Kirill Serebrennikov) e di ispirazione kaurismakiana, Khlebnikov compone una sinfonia di anime erranti che, per oscuri e fortuiti giochi del destino, si ritrovano a condividere solitudine ed emarginazione. Nell’opera in questione sono escluse azione e spettacolarità. L’ansia di vivere e di trarsi fuori da un profondo ed oscuro malessere, divengono la causa di una serie di surreali reazioni a catena che coinvolgono i personaggi in questione. Ogni individuo è mosso da istinti primari: il bielorusso, silenzioso e pigro, non riesce a pensare ad altro che al cibo; l’anziano sfugge alla malattia cercando di dare un senso alla sua vecchiaia; sua figlia è una donna giovane e già stanca che, tramite il senso di protezione nei confronti del padre, cerca di trovare un perchè alla sua esistenza; infine, il poliziotto, apparentemente duro, rigido e violento, nasconde la paura di perdere il lavoro, sua unica forma di vita sociale.
Sguardi fissi e ironia cinica e sottile svelano a tratti la poesia metropolitana del regista russo. Come nella sua predente opera, in cui un ragazzo allo sbando cerca stabilità nel lavoro e nei rapporti sentimentali, Khlebnikov lavora per sottrazione, costruendo un cinema in cui i silenzi sono più importanti delle parole e le immagini diventano il grido della schiacciante solitudine umana.


CAST & CREDITS

(Sumashedshaya pomosh ); Regia: Boris Khlebnikov; interpreti: Evgenii Sytyi, Sergei Dontsov, Anna Mikhalkova; origine: Russia, 2009; durata: 118’.


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