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Berlino 2011 – Dernier étage gauche gauche - Panorama

Pubblicato il 18 febbraio 2011 da Sofia Bonicalzi


Berlino 2011 – Dernier étage gauche gauche - Panorama

Ai bordi di un’imprecisata città francese, sorge la disordinata banlieu di Dernier étage gauche gauche, produzione francese presentata al Festival del cinema di Berlino nella sezione Panorama. È l’anniversario dell’11 settembre e, mentre l’usciere Christian Echeveria (Hyppolite Girardot, con cui Angelo Cianci aveva già collaborato per il corto Pigé?, nelle vesti di sceneggiatore) notifica a Mohand Atelhadj, immigrato dai modi pacati e gentili, il crescente ritardo nel pagamento di affitti e bollette, la polizia si assiepa all’ultimo piano del palazzo per stanare il figlio diciassettenne Salem, deliquentello che nasconde gruzzoli di coca nel cassetto. Nella confusione che segue al goffo tentativo di fuga, Salem, pistola in mano e lampi di furia nello sguardo, si barrica nel suo appartamento insieme al padre e al malcapitato Christian, vittima casuale degli eventi, più che ostaggio di un fantomatico piano criminale (ma come farlo uscire, senza aprire quella porta che separa i rapitori improvvisati dalle forze dell’ordine?). Il film di Cianci, che mescola in modo non sempre del tutto riuscito riflessione civile e spirito farsesco, si svolge quasi interamente fra le quattro mura di un appartamento dove nulla funziona e tutto si rompe, mentre all’esterno si raduna a poco a poco una folla di maldestri mediatori, passanti curiosi e familiari variamente preoccupati (la moglie di Atelhadj) o semplicemente annoiati (la moglie di Christian). La convivenza forzata fra i tre protagonisti, per 24 ore barricati all’ultimo piano, evolve in direzioni inattese, facendo emergere segreti antichi e insospettabili intese, mentre la difficoltà di trovare il proprio posto nel mondo (ogni gesto di Salem, che venera uno zio morto, forse, per la patria e per la fede, palesa il desiderio rabbioso di essere preso sul serio, fino a seminare il panico fingendosi un pericoloso terrorista) e di rinnovare la solidarietà con i propri simili si traduce nell’impossibile mediazione con il mondo esterno, che in fondo vorrebbe solo rincasare alla svelta e concludere la giornata senza troppi danni. La macchina da presa segue i movimenti nervosi dei personaggi, che si agitano come topi in gabbia, fra gesti mai risolutivi (gli innumerevoli tentativi di riparare il lavandino) e impacciate prove di forza (Salem che si aggira con una smorfia minacciosa, brandendo la pistola). Ovviamente nulla va come dovrebbe e, mentre il dramma sociale si trasforma in commedia umana, Salem è costretto rimodulare la sua distorcente visione del mondo, facendo i conti con il tradimento di un complice, sintomo di un’inesorabile guerra tra poveri, e la crescente ammirazione per un padre da sempre disprezzato (ma ogni possibile incontro si sviluppa sempre su binari divergenti). In uno spazio vitale occlusivo, dove i gesti eroici possiedono un fascino del tutto anacronistico, la nuova alleanza tra i protagonisti si scontra con una scarsità di risorse che, per ingiustizia sociale, ma anche per evidente goffaggine, sembra senza vie d’uscita e li costringe ad una coabitazione priva di sbocchi. Quando tutto sarà sul punto di evolvere, l’indole nervosa di Salem farà precipitare nuovamente gli eventi e la protesta silenziosa del quartiere si tradurrà in una liberatoria presa di coscienza (una delle scene migliori del film), guidata proprio dal personaggio più insospettabile. Evitando ogni forma di facile moralismo, Angelo Cianci, poliedrico regista, sceneggiatore e musicista al suo primo lungometraggio, osserva il piccolo e variegato universo dei suoi personaggi inappagati (Christian è afflitto da una vita sentimentale disastrosa, Atelhadj è disoccupato e non riesce più a comprendere il figlio), ma anche incerti, con simpatia e garbata ironia, senza scadere nella retorica del politically correct o di una facile conciliazione, fino al rocambolesco e azzardato finale (aperto?).


CAST & CREDITS

Regia: Angelo Cianci; sceneggiatura: Angelo Cianci; fotografia: Laurent Brunet; montaggio: Raphaële Urtin; costumi: Claire Chanat; musica: Flemming Nordkrog; interpreti: Hyppolite Girardot (Christian Echeveria), Mohamed Fellag (Mohand Atelhadj), Aymen Saïdi (Salem Atelhadj), Judith Henry (Anna Echeverria), Michel Vuillermoz (il prefetto), Thierry Godard (Comandante Villard), Lyes Salem (Hamza Barrida); produzione: Tu vas voir; origine: Francia 2010; durata: 93’.


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