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Berlino 2011 - Mein Bester Fein - Fuori concorso

Pubblicato il 17 febbraio 2011 da Matteo Galli


Berlino 2011 - Mein Bester Fein - Fuori concorso

Girando nella zona del festival fin dai primi giorni facevano bella mostra di sé i manifesti di Mein bester Feind (Il mio miglior nemico), il film di Wolfgang Murnberger presentato fuori concorso. Nel manifesto si vede Moritz Bleibtreu, uno dei principali attori tedeschi, in divisa da nazista, ma sulla divisa si accampa la stella di David, alle sue spalle un altro personaggio maschile, si tratta dell’attore austriaco Georg Friedrich (già visto come prof tatuato in Sopra di noi il cielo di Jan Schomburg), con l’uniforme a strisce dei reclusi dei campi di concentramento ma col tipico cappello delle SS. Il manifesto – che francamente non invogliava granché a seguire la proiezione, troppo fresco era ancora lo sbigottimento provocato dalla Berlinale 2010, con Moritz Bleibtreu nei panni di Goebbels nel pessimo Jüd Süß di Oskar Roehler - racconta già buona parte del film, storia di un travestimento, di un reiterato scambio di identità. Bleibtreu è Victor Kaufmann, figlio di un benestante commerciante d’arte viennese di origine ebraica; Friedrich è Rudi Smekal, figlio della donna di servizio di casa Kaufmann, praticamente adottato dai genitori di Viktor, soprattutto all’indomani della morte della madre. Victor e Rudi sono amici per la pelle: hanno diviso l’infanzia, i luoghi e anche una donna. Siamo nell’anno chiave 1938, l’anno della annessione e Rudi dopo lunga assenza fa ritorno in patria. Il fatto che la gran parte del tempo l’abbia trascorsa in Germania non lascia ben sperare, e infatti, probabilmente inseguendo l’ambizione di un riscatto sociale, Rudi è diventato un nazi. Col che l’amicizia s’incrina, e la famiglia Kaufmann perde tutti i privilegi: beni mobili e immobili e viene deportata. Tra i beni mobili ce n’è uno che interessa a molti, un disegno di Michelangelo, un disegno di Mosè. Il disegno è oggetto di concupiscenza soprattutto del governo italiano con cui i nazisti sono notoriamente alleati. Ed è per via del disegno, cinque anni dopo, nel 1943, che si mette in moto la catena di travestimenti e scambi, di cui sopra, che induce Rudi, ormai salito nella gerarchia nazi, a precipitarsi in Polonia nel campo di concentramento dove sta Victor per sapere una buona volta dove il disegno si trovi, merce di scambio col governo italiano. Fino all’8 settembre. Dopodiché quel disegno diventa solo un oggetto di concupiscenza privata. Al termine della guerra, dopo varie peripezie, sopravviveranno entrambi: Rudi erediterà la galleria dei Kaufmann, ma a Victor resterà il disegno. Prodotto da Josef Aichholzer che nel 2006 con I falsari si era portato a casa l’oscar come miglior film straniero, Il mio peggiore nemico si iscrive a pieno titolo nella categoria dei film sulla guerra (e, a partire da una certa data, sulla shoah) che propongono un modello di storia contro-fattuale, una categoria che vanta illustri esempi dai tempi del Great Dictator o di To be or not to be, ma che negli ultimi dieci-quindici anni è diventata forse la modalità dominante: pensiamo a La vita è bella, a Train de vie, pensiamo, ovviamente, a Inglorious Basterds. Qui il progetto è tetragono a qualsivoglia obiezione relativa alla sovranità ermeneutica (chi ha diritto di parlare su questo argomento?) presentando invece tutte le caratteristiche del politically correct, visto che si basa sulla sceneggiatura di Paul Hengge (collaboratore già negli anni ’90 di Agnieska Holland), scrittore di origine ebraica e pertanto a tutti gli effetti legittimato a osare la riscrittura della storia. Il regista non ha esitato a dichiarare che senza Benigni e Tarantino questo non film non avrebbe mai avuto il coraggio di farlo. Murnberger è di solito un buon regista, specializzatosi soprattutto negli ultimi anni in film tratti dai romanzi del giallista austriaco Wolf Haas e ruotanti intorno alla figura del commissario poi ex commissario Brenner, interpretato dal geniale attore e cabarettista Josef Hader su cui i film in larga parte si reggono. Qui è costantemente a rischio scivolone: da una parte verso il farsesco, dall’altra verso il patetico. Gli attori (nei ruoli dei genitori di Viktor: Marthe Keller e Udo Samel) e la sceneggiatura lo sostengono, e di scivoloni ce ne sono, ma meno del previsto. Certo che di uniformi naziste, vere o presunte, di Untersturmführer, Hauptsturmführer, di Standartenführer, di strade viennesi, berlinesi, praghesi ricostruite in studio, di gerarchi nazisti che ascoltano opere oppure operette al grammofono non se ne può più. Stavolta, quanto meno, ci hanno risparmiato la pupa discinta in reggicalze.


CAST & CREDITS

Mein bester Feind (Il mio peggior nemico). Regia: Wolfgang Murnberger; sceneggiatura: Paul Hengge, Wolfgang Murnberger; fotografia: Peter von Haller; montaggio: Evi Romen; scenografia: Isidor Wimmer; interpreti: Moritz Bleibtreu (Victor Kaufmann), Georg Friedrich (Rudi Smekal); Ursula Strauss (Lena), Marthe Keller (Hannah Kaufmann), Udo Samel (Jakob Kaufmann), Uwe Bohm (Standartenführer Widrizek); produzione: Aichholzer Filmprdouktion, Samsafilm; origine: Austria; durata: 106’.


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