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Berlino 2011 - The Queen Has No Crown - Panorama

Pubblicato il 15 febbraio 2011 da Giovanna Branca


Berlino 2011 - The Queen Has No Crown - Panorama

Negli anni ’30 il padre del regista Tomer Heymann abbandonò Berlino a causa delle persecuzioni naziste per approdare in Palestina, in quel luogo che quasi vent’anni dopo sarebbe stato proclamato lo Stato di Israele.
Il cerchio si chiude con l’approdo del nipote e di buona parte della sua famiglia nella stessa città abbandonata più di mezzo secolo prima dal nonno, per presentare il film The Queen Has No Crown.
Sembra impossibile pensare che quasi un’ora emezzo di filmini familiari – girati nell’arco di 15 anni – possano non essere un’operazione narcisista, autoreferenziale e di scarso interesse per tutti coloro che non sono i diretti interessati.
Eppure la bellezza di The Queen Has No Crown sta proprio nel riuscire a trasfigurare una storia personalissima – la vera vita del regista, la sua famiglia – in qualcosa di più grande e universale. Il film è presentato come un documentario, ma trascende a tal punto la propria stessa storia che potrebbe tranquillamente essere catalogato come film di finzione. E’ questo il paradosso che lo anima e lo rende grande. L’ossessione di Tomer per riprendere tutto ciò che lo circonda porta il pubblico nel cuore della vita di una famiglia israeliana: una madre separata dal marito e i suoi cinque figli maschi. Tomer riprende tutto: le discussioni familiari, le festività, i dialoghi con i nipotini piccoli. Soprattutto la progressiva “diaspora” di ben tre dei fratelli verso gli Stati Uniti, spinti da opportunità lavorative e trattenuti li dalla crescente intolleranza di Israele verso il dissenso, dal suo farsi sempre più oppressiva verso coloro che non tollerano le ingiustizie perpetrate contro i palestinesi. Un film girato in Super8, tutto in soggettiva: Tomer trascina sulla pellicola anche la propria vita sentimentale, l’uomo che ama e che lo abbandona, il suo attivismo per la causa dei gay e le discriminazioni terribili che incontra sul suo cammino. C’è quasi della crudeltà nella sua irruzione all’interno degli aspetti più privati della vita sua e della sua famiglia, qualcosa di quasi morboso nella determinazione a rinunciare alla mediazione della finzione.
Protagonista assoluta del film è la madre, in parte ancora legata ad una concezione retrograda per cui chi abbandona Israele è un traditore, ma in realtà solo profondamente addolorata dalla partenza dei figli. Il “disperato amore” per questa donna è il filo conduttore di The Queen Has No Crown, che assimila la figura della madre a quella della patria senza nessuna cadenza retorica, solo sulla base di un sentimento sofferto nei confronti di entrambe.
I nipoti crescono davanti agli occhi del pubblico, si fanno americani, non provano in fondo alcun tipo di nostos. Israele ha perduto i suoi figli come la madre ha perso i propri.
L’evenemenziale si fa universale: la personalissima vicenda della famiglia Heymann si offre alla Storia rinunciando ai propri segreti, e allo stesso tempo la racchiude all’interno delle proprie contraddizioni.


CAST & CREDITS

((The Queen Has No Crown); Regia: Tomer Heymann ; sceneggiatura: Tomer Heymann ; fotografia:Tomer Heymann ; montaggio: Tomer Heymann ; musica: Ivri Lider, Israel Bright, Eran Weitz produzione: Heymann Brothers; origine: Israele ; durata: 85’.


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