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Berlino 2011 - Über uns das All - Panorama

Pubblicato il 14 febbraio 2011 da Matteo Galli


Berlino 2011 - Über uns das All - Panorama

Prodotto dalla Pandora Film, una delle più attente case di (co-)produzione del cinema europeo di qualità dal 1995 a oggi (nel catalogo troviamo film di Kusturica, Jarmusch, Kaurismäki, Amelio, Gitai, Zbanic), Sopra di noi il cielo, primo lungometraggio di Jan Schomburg è un buon film tedesco che si staglia, per la qualità della sceneggiatura, degli interpreti (fra tutti una eccellente Sandra Hüller, già ammirata in Requiem di Hans-Christian Schmid) e per uno stile registico nient’affatto banale, rispetto alla media, come al solito iper-rappresentata nelle varie sezioni di Berlino. Una coppia felice: lei insegna inglese a scuola, lui ha appena finito il dottorato, psichiatria, psicologia o qualcosa del genere, lo scaffale è pieno di volumi di e su Freud. La tesi, una pietra miliare, la definisce il relatore, gli spalanca le porte del mondo del lavoro. La prima offerta arriva, guarda caso, proprio da Marsiglia, con cui il cinema tedesco dai tempi dell’omonimo film di Angela Schanelec è abbonato (accordi di co-produzione? Linee aeree low cost fra gli sponsor? O è l’effetto-Ribéry, da quando gioca nel Bayern). La coppietta lascia Colonia per trasferirsi nella Francia del Sud. Il marito precede la moglie di qualche giorno, ma la moglie non lo raggiungerà mai perché il giorno dopo la partenza apprende dalla polizia che Paul si è suicidato in un parcheggio di Marsiglia. Incredulità, sconforto, indagini, il marito non si era mai né laureato, né addottorato, non si sa proprio come passasse le sue giornate; amici: nessuno; conoscenti: nessuno; tracce: nessuna, un po’ improbabile, ma tant’è. Manca la dissolvenza in nero di Malattia del sonno, il film di Ulrich Köhler in concorso, ma anche Sopra di noi il cielo è diviso in due parti. Anche qui entra in scena un nuovo protagonista: un professore universitario, vero stavolta, che parla ai suoi studenti della rivoluzione del 1848 e di Hegel ed esibisce un gran bel tatuaggio sul braccio (non so se la Gelmini consentirebbe). Martha si è messa mettersi l’animo in pace e anzi si porta a casa e poi a letto il professore con cui inizia una nuova (?) vita. Fin quando riemerge il cellulare di Paul e anche la (vana) ricerca subisce una nuova impennata, con lo stupore di Alexander, il professore, che non sapeva nulla. Ma per fortuna è possibile porre rimedio al problema, il prof riceve una borsa di studio, indovinate per dove, ovviamente per Marsiglia, e la vicenda acquista allora contorni inquietanti, non si capisce cosa sia vero, immaginato, percepito, sembra quasi che Alexander divenga il Doppelgänger di Paul. Fatto sta che il secondo tentativo di lasciare le miserie del clima renano per trasferirsi a sud stavolta va a buon fine. Ultima inquadratura: Martha col pancione, il traffico di Marsiglia, il mare sullo sfondo e musica raï. Buona parte del film che nei suoi momenti migliori ricorda Kieszlowski - il regista aveva pensato anche di far interpretare i due uomini dallo stesso attore, poi ha soprasseduto – si regge sulla straordinaria interpretazione della Hüller, sulla continua capacità di mettere in discussione l’orizzonte di attesa dello spettatore e sul tentativo riuscito di andare oltre un cero minimalismo para-televisivo che affligge molto cinema tedesco contemporaneo.


CAST & CREDITS

(Über uns das All); Regia: Jan Schomburg; sceneggiatura: Jan Schomburg; fotografia: Marc Comes; montaggio: Bernd Euscher; musica: Tobias Wagner, Steven Schwalbe; intepreti: Sandra Hüller (Martha); Felix Knopp (Paul); Georg Friedrich (Alexander); produzione: Pandora Film; origine: Germania; durata: 88’.


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