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BEYOND RE-ANIMATOR

Pubblicato il 18 ottobre 2004 da Antonio Pezzuto


BEYOND RE-ANIMATOR

Nasce da un racconto di Lovecraft la saga Re-Animator, giunta qui al suo terzo capitolo, diretto da Brian Yuzna, cioè da colui che prima esaltò schiere di cultori in delirio al seguito delle peripezie dei lynchiani teen ager di Society e poi li deluse, con The Dentist, Il ritorno dei morti viventi 3, o Faust. Oggi Yuzna, regista nato nelle Filippine, ritorna al suo primo grande successo, quel Re-Animator, appunto, che diretto da Stuart Gordon e da lui prodotto, alla metà degli anni Ottanta fece gridare al capolavoro. La produzione di Re-Animator, poi, nel 1990 la regia di The Bride of Re-Animator, sorta di gag, in cui chiaro era il riferimento alla moglie di Frankenstein (il cuore della sua amata inserito all’interno di un corpo perfetto). Beyond Re-Animator è quindi il terzo e probabilmente non ultimo capitolo della saga del folle dottor West, ricercatore alla Miskatonic University, colui che gioca con la vita e la morte, resuscitando chi non c’è più. La location, questa volta, è un orrido carcere, dove il suddetto dottore è rinchiuso. A dargli una mano arriva, nelle vesti di medico ospedaliero, un giovane fresco laureato, distrutto dall’aver assistito alla morte della piacente sorella quando era solo adolescente, e da allora cresciuto anche lui con un solo pallino in testa: fare in modo che chi non c’è più ritorni. La magica pozione del dottore gli potrebbe dare una mano, ma gli esperimenti svolti dal criminale, fino a questo momento, hanno ancora troppe controindicazioni: il corpo torna in vita, ma l’anima ha qualche problema. Gli sviluppi di tale situazione sono tra i più diversi, comprendendo mani troncate che continuano ad agire indisturbate, membri maschili che aggrediscono e violano topi resuscitati, corpi mozzati che si aggrappano alle liane o condannati a morte per impiccagione che continuano in una esecuzione senza fine: impiccati, muoiono e rinascono senza sosta, rivivendo il dramma di Sisifo in un dolore perenne, e permettendo, secondo quanto dice il non poco crudele direttore del carcere, di dare alla pena di morte un giusto senso, perché non c’è gusto - secondo lui - a vedere un criminale che trapassa in un solo istante. Realizzato nei nuovi studi spagnoli, con effetti speciali che solo in pochi momenti lasciano intravedere le magagne (la perfezione non è di questo mondo, e, in ogni caso, non è valore etico), il dottor West è semplicemente un maniaco della scienza che vuole fare bene il suo lavoro, e che, per questo, è disposto a passare sopra la morale e la vita degli altri. Un filmetto, che tocca grandi temi ma non aggiunge molto, al dottor West o al cinema splatter. Permetterà forse di aggiungere un titolo al prossimo inserto speciale di qualche rivista specializzata, dedicato al Genere “orrore nelle prigioni”. Perché, sia chiaro, l’orrore nel film è questa specifica prigione diretta da questo preciso folle direttore. Il sistema è salvo, non va messo in discussione, sono solo le sue applicazioni concrete ad avere qualche problema.

[ottobre 2004]

regia: Brian Yuzna sceneggiatura: Miguel Tejada Flores, Jose Manuel Gomez fotografia: Andreu Rebes musica: Xavi Capellas scenografia: Llorenc Miquel montaggio: Bernat Vilaplana interpreti: Jeffrey Combs, Elsa Pataky, Jason Barry, Santiago Segura, Enrique Arce, Nico Baixas, Lolo Herrero, Raquel Gribler produzione: Filmax International origine: Spagna 2003 durata: 95’

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