X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Black summer (Stagione 1) - Teste di Serie

Pubblicato il 14 maggio 2019 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


Black summer (Stagione 1) - Teste di Serie

La lunga corsa di Rose

Di corsa, senza fermarsi mai. Sono tanti, tantissimi gli zombi che infestano la serialità televisiva di questi anni: dalla serie-regina The walking dead, al suo spin-off Fear the waliing dead, passando per la più grottesca Z Nation, fino ad arrivare all’oggetto della discussione, Black summer, ideato per Netflix da Karl Schaefer e John Hyams, come prequel della stessa Z Nation, trasmessa a partire dal 2014 sul canale Syfy.

Siamo in piena apocalisse zombi, nel cuore martoriato di una cittadina americana di provincia: la coraggiosa Rose (Jaime King) raggiunge un posto di blocco presidiato da un comando di soldati in procinto di scortare quanta più gente possibile verso un punto di raccolta e di fuga; ma proprio qualche attimo prima di salire sul convoglio in partenza, alla donna viene sottratta la figlioletta, per via di un parapiglia scatenato da un soldato che si accorge che il marito di Rose è stato ferito da un morto infetto e, quindi, destinato a risvegliarsi come zombi. Da qui inizia la lunga marcia – o corsa - di Rose, ostinata a raggiungere lo stadio nel quale sua figlia è stata condotta, per poterla di nuovo riabbracciare. Ma la strada da percorrere è molta e i pericoli di un’apocalisse zombi innumerevoli.

Non si sa ancora se Black summer sia stata ideata per spegnersi così, una volta terminati questi otto episodi dalla durata irregolare – si va dai venti ai quarantacinque minuti -, ma l’idea di un prequel di una serie battezzata ben cinque anni fa lascia come minimo un tantino interdetti; e sarebbe un peccato che un prodotto così inteso e teso allo sconvolgimento dello spettatore fosse già esaurito.

È l’azione a predominare nella nuova serie Netflix, un implacabile road-movie cupo e violento che rinvigorisce gli iconici morti viventi, proponendoli in versione d’assalto, creature affamate e ferali, non più lente e goffe come intese nell’accezione più classica, ma indemoniate e spinte da una furia cieca verso tutto ciò che è ancora vivo. Una scelta ponderata per sdoganare ogni tentativo di proporre un altro prodotto che si rinchiudesse in un lungo e farraginoso – e già visto – processo di analisi o immersione psicologica nei personaggi e nel contesto in cui questi sono costretti a sopravvivere.

Black summer è, tutt’altro, molto più simile a un videogioco survival, con la macchina da presa che s’attacca di volta in volta ai sopravvissuti, seguendoli per regalare allo spettatore una visuale in terza persona, o mediante l’utilizzo di piani sequenza di varia durata: è questo il punto di forza sovrumano della serie, la capacità di mantenere la tensione altissima, affidandosi all’immagine e allo svelamento dell’ignoto – surreale l’episodio all’interno della scuola abbandonata e quello nell’avamposto nascosto -, più che ai dialoghi e all’interazione dei background dei vari personaggi; così i dialoghi vengono ridotti all’osso, sormontati da tonfi, schiocchi, grida, spari, respiri, lamenti e calpestii, per un crescendo di suspense senza fine, modellando una messa in scena che predilige scenari e atmosfere marcatamente orrorifiche, piuttosto che un sottotesto drammatico o psicologico.

Non c’è un momento per riflettere in Black summer, non c’è un attimo per soffermarsi e provare a capire quanto un personaggio possa rivelarsi simpatico o meno: tutto ciò che si può fare guardando questo gioiellino targato Netflix è trattenere il fiato e lasciarsi coinvolgere in scene d’azione che farebbero brillare gli occhi perfino a Hideo Kojima.

Certo che in questo apparato suggestivo e maggiormente scenografico, viene meno l’introspezione e la costruzione del background stesso dei vari protagonisti, ma questo è un difetto solo in apparenza. La regia adrenalinica, la suddivisione in mini-capitoli nei vari episodi e l’alternanza di aggiunte e dipartite al gruppo di sopravvissuti protagonisti non lascia spazio per ulteriori chiavi di lettura: Black summer sembra l’apocalisse zombi perfetta, quella ipoteticamente reale nel nostro mondo reale, nella quale non c’è spazio per raccontarsi e innamorarsi, quando conta solo correre e sparare, sparare e correre verso la meta finale, cercando di rimanere vivi, anche a costo di uccidere chi è rimasto indietro o chi si trova in difficoltà. Questa schiettezza e fluidità di scrittura è un toccasana per tutti gli amanti dei survival-horror e per coloro che prediligono prodotti mirati all’azione, che non scendono a compromessi con alcuna legge di mercato e fanservice.

Sperando che Black summer non venga trattata come un isolato prequel. Sarebbe davvero la morte della ragione.


(Black summer); genere: horror; showrunner: Karl Schaefer, John Hyams; stagioni: 1 (in sospeso); episodi prima stagione: 8; interpreti: Jaime King, Justin Chu Cary, Kelsey Flower, Gwynyth Walsh, Christine Lee, Mustafa Alabssi, Erika Hau, Sal Velez, Jr.,Edsson Morales; produzione: The Asylum; network: Netflix (U.S.A., 11 aprile 2019), Netflix (Italia, 11 aprile 2019); origine: U.S.A., 2019; durata: 20’-45’ per episodio; episodio cult prima stagione: 1x06 - Heist (1x06 - Il colpo); 1x08 - The stadium (1x08 - Lo stadio)


Enregistrer au format PDF