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Bosch (Stagione 2) - Teste di Serie

Pubblicato il 12 maggio 2016 da Stefano Colagiovanni


Bosch (Stagione 2) - Teste di Serie

"E’ sempre una scifosa questione di soldi!"
- Henry Bosch

Nato dalla penna di Michael Connelly, il detective Harry Bosch (a cui presta lo sguardo sornione e un’andatura dinoccolata il magnetico Titus Welliver) vive una vita che definire turbolenta non renderebbe giustizia a tutta una serie di vicissitudini che si trova a fronteggiare per tentare di riportare alla normalità un’esistenza non certo idilliaca. Divorziato e tenuto lontano dall’amorevole figlia Maddie (Madison Lintz), tormentato da un sistema burocratico-gerarchico (quello della polizia di Los Angeles), spesso d’intralcio e colpevole di ostracizzare le indagini in cui è coinvolto, ossessionato dal suo tragico passato e dalla morte della madre, sempre allerta e invischiato in casi d’omicidio intricati, come solo si consumano nella città del peccato e della perdizione: Harry Bosch non conosce pace e tutto ciò che gli accade intorno porta lo spettatore a pensare che mai riuscirà nell’intento.

Del resto sono da subito evidenti le intenzioni dell’ideatore e showrunner Michael Connely (che spalma ben sei romanzi in appena due stagioni): regalare al pubblico del piccolo schermo una serie crime morbosa, dalle tonalità cupe e ovattate di giornate assolate e polverose e dalle lunghe notti macabre, desolanti e malinconiche. Così Bosch si presenta a una prima rapida occhiata come una detective story uguale a molte altre, se non fosse per il ruolo da protagonista che occupa il paesaggio stesso in cui saettano i numerosi personaggi, sia dentro i dipartimenti di polizia, che fuori, per i labirintici stradoni di L.A.; i cattivi sono sempre cattivi e i buoni sono (quasi) sempre buoni, ma spesso il potere corrompe chi ce l’ha e va a finire che non tutto ciò che sembra filare per il verso giusto giungerà verso una serena risoluzione, considerato il carattere altruista, ma pur sempre anarchico del detective Bosch.

Questa seconda stagione, promossa a pieni voti, spicca rispetto alla prima grazie a una scrittura solida, nella quale gli eventi si susseguono in un ordine certosino, perfettamente concatenati per dar in pasto all’avido consumatore seriale di delitti una serie di casi per i quali manca l’adrenalina del sospetto (in Bosch i cattivi hanno fin da subito nome, volto e obiettivi dichiarati), ma ci si consola con un’ottima partitura investigativa, nella quale non manca una copiosa dose di azione (sono almeno due le sequenze ‘pistola alla mano’ in questa seconda stagione, la missione di recupero di Bosch e il suo partner J. Edgar, interpretato da Jamie Hector, e l’avvincente sparatoria nel parcheggio del supermercato). E Michael Connely sa bene che per dare consistenza alla sua creatura brizzolata non si possono lasciare i dettagli al caso e non manca mai occasione per rispolverare qualche orrido tassello del mosasico del passato di Bosch per complicargli i piani ogni volta che sembra scorgere la luce fuori dal tunnel: come già accennato nel corso della prima stagione, allo scrittore di Filadelfia interessa molto il rapporto genitori/figli, sviscerato con audacia in questa seconda stagione su più fronti, partendo dal rapporto amorevole tra Bosch e sua figlia, passando per il triste epilogo di quello tra il vice-capo Irving (lo statuario Lance Reddick) e suo figlio George (Robbie Jones), che accentuano con forza lo scoramento di Bosch alla perenne ricerca della verità per sua madre, uccisa quando lui era solo un bambino in circostanze misteriose.

Bosch è una serie crime che non va persa o snobbata, soprattutto per gli amanti del genere: è un’opera onesta, che viaggia spedita verso gli obiettivi preposti dal suo creatore, come una pallottola dritta al cuore, ammaliante come la danza di un serpente e oscura quel tanto che basta per non rendere l’atmosfera grave e opprimente, ma più verosimile di molti altri prodotti spacciati come piccoli capolavori del genere. Ecco, Bosch non sarà un piccolo capolavoro, ma appaga gli appetiti dei fan senza compromessi, grazie a un carico d’intrattenimento di qualità, un cast sempre all’altezza della situazione e uno storyboard mai straniante e dispersivo, ma costruito per scandagliare nel profondo l’animo solitario del suo protagonista (e aggiungiamoci che Titus Welliver è uno di quelli con la ‘faccia da sbirro’ e il gioco è fatto). Bosch non vi farà saltare dalla sedia, ma vi terrà incollati allo schermo per tutto il tempo. E, pian piano, vi accorgerete di non poterne più fare a meno.


(Bosch); genere: crime; sceneggiatura: Michael Connely; stagioni: 2 (in corso); episodi seconda stagione: 10; interpreti: Titus Welliver, Jamie Hector, Amy Aquino, Lance Reddick, Madison Lintz, Sarah Clarke; musica: Jesse Voccia; produzione: Amazon Studios; network: Amazon (U.S.A., 4 marzo-10 maggio 2016), Premium Crime (Italia, inedita); origine: U.S.A., 2016; durata: 60’ per episodio; episodio cult seconda stagione: 10x02 – Everybody counts


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