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Brian Aldiss: Supertoys last all summer long

Pubblicato il 7 agosto 2001 da Alessandro Izzi


Brian Aldiss: Supertoys last all summer long

Sotto il titolo di A. I. intelligenza artificiale esce in Italia questa raccolta di racconti di Brian W. Aldiss che contiene il breve racconto Supertoys last all Summer Long che avrebbe dovuto essere il punto di partenza dell’ultimo film di Stanley Kubrick dopo Eyes wide shut.
Il progetto di un film sull’intelligenza artificiale in realtà data dalla lontana uscita di Barry Lyndon, ma la cosa non stupisce più da tanto se si considera i lunghissimi tempi di gestazione del regista.
Sembra che Kubrick, dopo il successo per lo più di stima del suo film settecentesco (all’epoca) cercasse una storia di fantascienza in grado di richiamare il grosso pubblico.
Il racconto di Aldiss (il primo della raccolta) sembrava, in questo senso, essere il preludio perfetto ad un’avventura che, pur non rinunciando alla visione distopica dei suoi film, avesse, però, tutte le carte in regola per essere un successo planetario.
La storia del robotino sintetico che anela al raggiungimento della dimensione umana, una sorta di Pinocchio per le nuove generazioni, sembrava essere l’ideale punto d’incontro tra le angoscie di 2001: odissea nello spazio (altro film sull’intelligenza artificiale) con il mondo fanciullesco di Spielberg che, non per caso, eridita il film direttamente dal regista scomparso.
A leggere Supertoys non stupisce l’interesse che Kubrick aveva nutrito nei suoi confronti. In un mondo di uomini ormai privati di ogni valore umano e ridotti a sorta di automi medio borghesi sembra che solo le macchine siano in grado di provare sentimenti che non siano sottili forme di nevrosi da incomunicabilità. Il montaggio alternato che inanella episodi di apparente quotidianeità domestica con scene di riunioni di alto rango in una multinazionale del futuro, sembra avere quella freddezza glaciale e quel distacco che abbiamo imparato ad amare nelle opere di Kubrick. Ma vi è, in più, una leggera ironia che, in altri racconti della stessa raccolta, si muta in vero e proprio sarcasmo.
L’interesse verso un modo di vedere la realtà profondamente altro (qui il sentimento visto nell’ottica di una macchina) tocca, forse, il suo vertice in Qualcosa di matematico: sorta di gioco ad incastri che mette in crisi la visione tutta antropocentrica attraverso la quale l’Uomo si illude di poter interpretare esaustivamente la realtà. E anche questa visione, a ben vedere, ci appare tipicamente Kubrickiana.
Aldiss come narratore breve, sembra avere ben recuperato e metabolizzato la lezione di uno scrittore come Brown. E seppur tra alti e bassi ci regala un libro di piacevole ed istruttiva lettura.
Nella raccolta ci sono anche i due racconti che l’autore ha scritto per proseguire le avventure del piccolo protagonista di Supertoys. Ma per sapere quanto di questi racconti sia realmente confluito nel film realizzato ora da Spielberg bisognerà aspettarne l’uscita.

L’autore: Brian Wilson Aldiss (nato nel 1925) è autore tra i più stimati della fantascienza inglese. Oltre a Supertoys è legato al cinema uno sei suoi romanzi più interessanti: Frankentein unbound recentemente traposto sugli schermi da Roger Corman. Sono inoltre da segnalare: Galassie come granelli di sabbia (1960), Greybeard (1964) e White Mars (1998)


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