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Call Girl

Pubblicato il 1 dicembre 2012 da Valeria Roscioni

VOTO:

Call Girl

La Svezia degli anni Settanta era più simile all’Italia di ieri e di oggi di quanto la maggior parte degli abitanti della nostra penisola abbia mai immaginato. Sesso, politica e corruzione erano infatti mali ben radicati in quella società che si è abituati a vedere come integerrima.
Questo il nucleo di Call Girl, thriller ispirato a fatti realmente accaduti che racconta le losche vicende della casta svedese, tra prostituzione minorile e insabbiamenti, con uno stile che sta ormai diventando sempre più riconoscibile. La mano, infatti, è quella di Mikael Marcimain regista della seconda unità della Talpa di Alfredson da cui mutua l’atmosfera tesa e gelida, la fotografia desaturata e il modus narrandi che poco concede allo spettatore. Eppure questa volta il risultato è ben diverso. La tensione non sale e non assale nonostante la bravura degli attori, su tutti vale la pena di citare Pernilla August, e l’interesse suscitato dalle vicende narrate. L’anello debole della catena, appare chiaro fin dall’inizio, è la sceneggiatura il cui difetto peggiore è quello di aver tentato una giustapposizione per contrasto senza riuscire davvero a darle un valore narrativo.
La definitiva perdita dell’innocenza della minorenne Iris, ragazza interrotta iniziata quasi per gioco alla prostituzione, dovrebbe far da contrappunto a quella del giro di politici, poliziotti e magistrati coinvolti, per l’appunto, nel giro di call girl di cui lei stessa fa parte, ma qualcosa non funziona. Il meccanismo non è fluido e il contrasto tra candore e corruzione finisce per diventare non il carburante della tensione ,ma ciò che la smorza perennemente. Il tutto precipita poi con l’introduzione del terzo piano narrativo: quello del poliziotto coinvolto nelle indagini, vittima predestinata di un sistema deciso ad avversare la sua integrità.
Viene così al pettine il nodo della maggior parte delle pellicole che hanno l’ardire di raccontare un caso che è stato insabbiato: non potendo parlare si bisbiglia. Ora come allora si sa ma non si parla. La complessità dell’intrigo è quindi fine a sé stessa, il mondo fatto di colletti bianchi sporchi di rossetto proibito rimane sfocato e chi era all’oscuro dei fatti riesce soltanto a percepirli senza poterli apprendere fino in fondo. Dopo più di due ore, il buio della sala termina così: senza che nessuno abbia davvero fatto luce.


CAST & CREDITS

(Id) Regia: Mikael Marcimain; sceneggiatura:Marietta von Hausswolff von Baumgarten ; fotografia: Hoyte Van Hoytema; montaggio: Kristofer Nordin ; interpreti: (Pernilla August), (Ruth Vega Fernandez), (David Dencik), (Kristoffer Joner); origine: Svezia , Irlanda, Norvegia, Finlandia 2012; durata: 140’


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