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Cannes 2004 - Mon tresor

Pubblicato il 11 maggio 2004 da Giovanni Spagnoletti


Cannes 2004 - Mon tresor

Di un paese tanto al centro dell’attenzione mondiale, come è Israele, poco o nulla filtra al di là di drammatiche notizie politiche, di attentati terroristici e di una guerra fratricida. Il cinema non sfugge a questo diktat salvo il caso, ovviamente, dell’opera di Amos Gitai mentre la produzione locale si attesta oggi sui 10-15 film l’anno. Tuttavia sull’onda di una nuova generazione di cineasti che spesso hanno studiato all’estero (il più delle volte a Parigi o a New York) e sono rientrati in patria, la cinematografia israeliana comincia a farsi lentamente conoscere, in modo non più sporadico, anche nei grandi Festival internazionali. Possiamo portare due esempi che quest’anno ci hanno colpito: Medurat Hashevet/Campire di Joseph Cedar visto nel “Panorama” della Berlinale 04 oppure Mur, il bellissimo e tremendamente attuale documentario della marocchina-israeliana Simon Bitton, presentato qui a Cannes nella “Quinzaine”. Lo sguardo che se ne ricava sembrerebbe essere quello micrologico di un paese in preda alle proprie contraddizioni, intento ad analizzare se stesso e poco propenso ad esaltare l’orgoglio eroico della stagione dei padri Fondatori dello Stato d’Israele o le loro ragioni nell’attuale condizione di guerra contro i palestinesi. Proseguendo nell’analisi di quella “promiscuità quasi incestuosa” con cui Amos Gitai penetrava nella vita quotidiana del suo paese in un film, Alila (2003), tanto stimolante quanto poco apprezzato, Or esplora, con gli strumenti del melodramma, il rapporto madre-figlia in un piccolo appartamento di Tel Aviv. L’incipit del film di debutto dell’israliana-americana Keren Yedaya è, a prima vista, dei più classici e consunti: la donna è una prostituta sulla via del tramonto, la figlia invece vuole redimerla, salvo poi veder vanificati i suoi sforzi per un’esistenza onesta ed incamminarsi essa stessa sulla strada della madre. Insomma un plot a la Pabst rivisto e corretto alla luce dell’oggi, in una visione, abbastanza inconsueta, della società ebraica preda della prostituzione e del machismo più sfrenato. A questo primo livello, comunque rimarchevole dal punto di vista sociologico, se ne aggiunge però uno più profondo e cinematograficamente interessante che fa lievitare il film al di là di una trance de vie naturalistica da melodramma ottocentesco. Si tratta, infatti, della grande qualità della recitazione delle due protagoniste, della densità dei personaggi messi in campo (anche quelli secondari) e dell’attenzione ai dettagli quotidiani ciò che illumina e rende Or un Kammerspiel degno di rispetto dove tutto il profilmico - dalla fotografia al decor - si adegua all’idea informativa della regista. Ce n’è, dunque, abbastanza per attendere con attenzione la prossima opera di Keren Yedaya.

[maggio 2004]


CAST & CREDITS

(Mon trésor)

regia: Keren Yedaya sceneggiatura: Sari Ezouz, Keren Yedaya fotografia: Laurent Brunet montaggio: Sari Ezouz interpreti: Ronit Elkabetz, Dana Ivgi, Meshar Cohen produzione: Bizibi, Transfax Film Productions origine: Francia/Israele 2004 durata: 100’

Caméra d’Or


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