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Cannes 2009 - L’épine dans le coeur - Proiezione speciale

Pubblicato il 17 maggio 2009 da Salvatore Salviano Miceli


Cannes 2009 - L'épine dans le coeur - Proiezione speciale

Un semplice e canonico ritratto familiare diventa nelle mani e nello sguardo di Michel Gondry l’opportunità per tornare ad aprire quel mondo fantastico proprio della sua poetica. Il regista decide così di raccontare la storia della zia, Suzette, maestra elementare tra il 1952 e il 1986 in piccole comunità rurali francesi, sperdute tra i monti, quasi impronunciabili nei nomi. Ma L’épine dans le coeur è assai lontano dal restare un semplice resoconto delle esperienze professionali della sua protagonista toccando la realtà affettiva di Suzette e, di conseguenza, quella dello stesso Gondry che vediamo bambino in alcuni girati. Filmati d’epoca si alternano dunque all’indagine documentaristica dell’autore.
Così la troupe gira per quei paesini sperduti riportando Suzette nei posti che l’hanno vista esordiente ed inesperta insegnante, ritrovando vecchi alunni divenuti ormai giovani e meno giovani adulti. Sull’onda dei ricordi lavorativi si insinua il racconto delle relazioni più intime, su tutte quella con il marito, morto dopo una lunga malattia, e con il figlio. Un rapporto questo che si impossessa della parte finale del film rivelando le difficoltà di una omosessualità repressa e poi improvvisamente manifestata, regalando spazio ad una figura che si muove a metà tra una maturità mai raggiunta ed un delicato equilibrio nervoso.
Sono gli attimi più personali della storia e quelli che registrano con maggiore incisività la delicatezza dello sguardo di Gondry, il suo essere sempre presente con la macchina da presa senza una ostentazione che finirebbe per invadere la fragilità di ricordi privati e dolorosi. In poco più di un’ora e dieci minuti il regista si prende il tempo di divertirsi, di scegliere la via per lui ideale nel racconto, quella fatta di piccole digressioni surreali in cui la storia di una vita vera più che ostacolare il poetico lo riporta ad una dimensione carica di quella gioia infantile che in tutte le pellicole di Gondry è possibile rintracciare.
Stupisce per questo L’épine dans le coeur, per la sua capacità di coinvolgere pur mettendo in mostra un privato che non appartiene a noi spettatori. Qualcuno potrebbe storcere il naso davanti la scelta dell’autore di abbandonare per un attimo la finzione buttandosi all’interno di una forma di documentario gestita comunque in modo assolutamente personale e fuori dalle righe. Certo non bisogna aspettarsi la poetica costruzione di Eternal Sunshine of The Spotlees Mind (il titolo italiano è troppo brutto anche solo per menzionarlo) o il quasi totalizzante abbraccio onirico di Science of Sleep, ma resta in ogni caso sorprendente la leggerezza con cui Gondry affronta la storia e se ne appropria cinematograficamente.


CAST & CREDITS

(L’épine dans le coeur) Regia: Michel Gondry; fotografia: Jean-Louis Bompoint; montaggio: Marie-Charlotte Moreau; interpreti: Suzette Gondry, Jean-Yves Gondry; produzione: Partizan Films; distribuzione: Mars Distribution; origine: Francia; durata: ‘86;


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