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Cannes 2010 - Biutiful - Concorso

Pubblicato il 17 maggio 2010 da Salvatore Salviano Miceli


Cannes 2010 - Biutiful - Concorso

La forza di Babel era nell’assoluta capacità di Iñárritu di districarsi tra le diverse storie raccontate, intrecciando, distruggendo e ricomponendo a proprio piacimento i diversi livelli narrativi. Così, pur nella sua innegabile complessità, il film finiva con il risultare estremamente compatto e pienamente risolto. Per quanto il bravo regista messicano affermi di avere voluto questa volta concentrarsi su di un solo personaggio, affrontando una storia lineare, Biutiful pone ancora in gioco l’intrecciarsi dei percorsi di diversi personaggi che, al contrario effettivamente di tutte le sue pellicole precedenti, ruotano intorno, o comunque gravitano nella vita di Uxbal (Javer Bardem ormai in pieno possesso del suo talento), in una Barcellona solo a tratti riconoscibile in cui misere esistenze lottano per non arrivare alla propria fine (l’immigrazione è uno dei tanti temi messi in gioco dal film).
Lo stile è quello di Iñárritu. La camera è sempre nervosa, sia che vada incontro ai personaggi sia che li aspetti all’angolo di una stanza o al principio di una strada. A volte sono movimenti impercettibili ma che il regista usa per comunicare e rafforzare l’ansia e la precarietà dei suoi personaggi. Nell’apparente semplicità del racconto degli ultimi mesi di vita del protagonista, passati nel tentativo disperato e frenetico di sistemare ogni cosa prima che la malattia finisca di compiere il suo lavoro, di dare una casa stabile ai figli e, soprattutto, di rimettere i propri peccati, Iñárritu inserisce una quantità tale di suggestioni, di accadimenti e di incroci esistenziali da generare una confusione che coinvolge tutto e tutti, spettatori compresi.
Alcuni momenti ci si lascia prendere dall’innegabile fascino della regia dell’autore messicano o anche, semplicemente, dalla straordinaria interpretazione di Bardem (probabilmente si è chiusa oggi la gara per il premio come migliore attore), ma il più delle volte (e le due ore e venti minuti di proiezione pesano abbastanza) Biutiful appare una occasione perduta, un film non riuscito.
Troppi gli elementi messi in gioco dal regista, eccessivo il senso di un dolore cosmico che pervade non solo ogni singolo personaggio (tutti risulteranno avere perso la loro scommessa con la vita), ma la realtà nella sua interezza. E allora per certi versi diviene insopportabile e stucchevole assistere al lento spegnersi di Uxbal, ai suoi molteplici tentativi di giustificare e perdonare colpe di cui è interamente responsabile, alle digressioni extra-sensoriali (quasi da horror-movie) o agli irrisolti rapporti con il padre. Si finisce per patteggiare per lui, ma solo per un senso di pena, e anche di stanchezza, che cresce di minuto in minuto.
Potremmo scindere la storia di Biutiful dal modo in cui essa viene raccontata, per salvare ciò che di buono appartiene alla pellicola. Nonostante il valore di alcune immagini, però, e il gusto cinematografico sempre elegante di Iñárritu, pesa sul giudizio complessivo l’estrema confusione ed un senso di soffocante disperazione. Si esce disturbati dal film. E la vena consolatoria dell’epilogo risulta essere vana e ancora più inaccettabile. Non è il dolore in sé che disturba, infatti. Molti film hanno raccontato e portato sullo schermo storie molto più drammatiche di questa senza però comunicare un profondo sentimento di inadeguatezza. Occasione mancata quindi per il bravo regista messicano e nuovo punto interrogativo per il Festival.


CAST & CREDITS

(Biutiful); Regia: Alejandro González Iñárritu; soggetto: Alejandro González Iñárritu sceneggiatura: Alejandro González Iñárritu, Armando Bo Nicolás Giacobone; fotografia: Rodrigo Prieto; montaggio: Stephen Mirrione; scenografia: Brigitte Broch; interpreti: Javier Bardem (Uxbal), Maricel Alvarez (Maramba), Eduard Fernández (Tito), Rubén Ochandiano (Zanc), Luo Jin (Liwei), Diaryatou Daff (Ige); produzione: Menage Atroz, Mod Producciones, Ikiru Films; distribuzione: Arp Selection; origine: Messico; durata: 138’;


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