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Cannes 2010 - Chongqing Blues - Concorso

Pubblicato il 14 maggio 2010 da Salvatore Salviano Miceli


Cannes 2010 - Chongqing Blues - Concorso

Tanto intima è la storia raccontata da Wang Xiaoshuai (regista cinese già vincitore a Cannes nel 2005 del Premio della Giuria con Shanghai Dreams) in questo suo Chongqing Blues, quanto delicata è la messa in scena.
Catapultati immediatamente nella realtà caotica di Chongqing, ben presto il tono della pellicola si dirige verso quella sospensione emotiva, e rarefazione di colori e sapori, che getta una corrispondenza empatica e diretta con il narrato vissuto dal protagonista. Lin, capitano di battello appena tornato da un lungo viaggio in mare, scopre che suo figlio, appena venticinquenne, è stato ucciso dalla polizia. Il suo tentativo di scoprire la verità si risolve in un viaggio, ossessivo e disperato, che è al contempo ricerca delle tracce esistenziali del proprio figlio e confessione di un fallimento paterno. Terzo capitolo di una ideale trilogia fondata, già a partire dal titolo, sulla città (Beijing Bicycle e Shanghai Dreams i precedenti), il film si appropria da subito del vivace e scomposto urbanesimo che si presenta davanti la macchina da presa. I contrasti tra la grandezza di alcune strutture abitative e la povertà ed il degrado che vi si annidano dentro diventano vie preferenziali per il regista per raccontare la sua storia. L’aria mai tersa e sempre preda della nebbia echeggia in qualche modo il “Blues” del titolo.
In questo delirio di esistenze, accerchiate da una solitudine impossibile da sfuggire, gli occhi di Lin, quasi sempre chini e pronti a chiedere scusa, riflettono da un lato l’inadeguatezza di un padre che non è mai riuscito ad essere tale e, dall’altro, lo smarrimento di chi ritorna a casa dopo anni senza ritrovare più alcun riferimento. Il fiume, che attraversa Chongqing, è cercato più volte dal regista. L’acqua assume valori diversi, complementari ed opposti. Simboleggia la casa ed insieme la lontananza, accompagna momenti di serenità che improvvisamente si tingono d’ansia, scandisce dal prologo all’epilogo la storia di Lin e della sua ricerca della verità.
Non mancano gli spunti pregevoli di Chongqing Blues, a partire proprio da una regia in grado di dominare i molteplici piani narrativi, strutturata in modo da servirsi di ogni elemento filmico per caricare emotivamente il racconto. Operazione questa che, di contro, rappresenta però l’aspetto meno convincente. _ Chongqing Se, infatti, l’impianto visivo e la costruzione per immagini cattura abbastanza presto (merito ancora una volta della stretta relazione che intercorre tra “ambiente”, urbano in questo caso, e uomo), proprio la narrazione suggerisce una crescita costante ed eccessiva dell’elemento patetico. Ne fa le spese la compattezza di una pellicola che costringe ad affrontare, senza risolverli pienamente, lunghi, ed anche abbastanza stancanti, momenti di stasi narrativa. Buon film ma non così convincente da puntare alla Palma d’Oro di quest anno.


CAST & CREDITS

(Rizhao Chongqing) Regia: Wang Xiaoshuai; soggetto e sceneggiatura: Wang Xiaoshuai, Yang Yishu; fotografia: Wu Di; montaggio: Yang Hongyu, Fang Lei; musica: Wong Peter; scenografia: Lu Dong; interpreti: Wang Xueqi (Monsieur Lin), Fan Bingbing (Dr. Zhu), Qing Hao (Hao), Zi Yi (Lin Bo), Li Feier (Xiaowen); produzione: Tempo Films, Wxs productions, Beijing bona film & tv culture co; distribuzione: Films Distribution; origine: Cina; durata: 110’.


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