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Cannes 2015 - La Tierra Y la Sombra - Semaine de la Critique

Pubblicato il 18 maggio 2015 da Fabiana Sargentini

VOTO:

Cannes 2015 - La Tierra Y la Sombra - Semaine de la Critique

Esordio alla regia del ventottenne colombiano César Acevedo.
Grande inizio: un campo lungo su una strada sterrata circondata da canne da zucchero. Un uomo compare da lontano camminando seguito da un camion. Quando la vettura si avvicina l’uomo si nasconde di lato in attesa che la polvere si diradi. È Don Alfonso. Alla porta della piccola dimora sperduta tra i campi arriva ad aprirgli Manuel, il nipote di sei anni. Non si conoscono, si presentano. All’interno dell’abitazione Gerardo, il padre di famiglia, è ammalato gravemente ai polmoni, sta rinchiuso in una stanza chiusa, quasi buia, protetta dalla polvere e alla cenere che entrerebbero da fuori, dove bruciano i campi producendo una pioggia appiccicosa e letale per la respirazione. I rapporti tra i membri della famiglia sono complicati: il nonno andato via da anni è stato chiamato per aiutare in casa, controvoglia della nonna Alicia e del figlio morente. Le scene sono raccontare con una forma stilistica asciutta, statica, inquadrature immobili, larghe, in cui accadono le azioni semplici di una vita comune: i pasti, le cure all’ammalato, i momenti prima del sonno. I dialoghi sono asciutti, duri come è dura la vita del lavoro nei campi di canna da zucchero da cui, ogni sera, Alicia e la nuora tornano sporche di polvere appiccicosa da cui si puliscono con cura nella doccia. Durante il giorno il nipote e il nonno si prendono cura della casa, spolverano le foglie delle piante ricoperte di cenere, costruiscono una mangiatoia per gli uccelli. Di nascosto alle donne, per poco tempo, a volte, fanno uscire il malato e lo fanno sedere sulla panchina del cortile davanti alla casa. Parlano poco tra di loro, non si scambiano effusioni superflue, l’amore passa attraverso piccoli gesti. Parallelamente, nei campi, gli scioperi tra lavoratori, le due donne comprese (che cercano di supplire l’assenza di Gerardo), che non vogliono più lavorare senza essere pagati. L’unica soluzione al dramma incombente sarebbe andare via. Ma la vecchia donna, Alicia, è assolutamente contraria. E Gerardo, figlio fedele fino allo stremo, non vuole abbandonarla. C’è sofferenza, conoscenza, dignità, coscienza politica e sociale, speranza nell’unione che fa la forza, nei rapporti umani. Un film asciutto, totalmente senza musica, senza spazi di tregua a parte dei brevi, magici momenti di pace in campo lungo, l’ascolto del canto degli uccelli e il fischiare per riprodurli, il solitario intervallo onirico del cavallo che vaga nelle stanze vuote della casa finalmente luminosa, con tutte le finestre spalancate, vento liberatorio per tutto e tutti. Ultime immagini fulminanti: brucia tutto intorno, fuoco fiamme fumo, i quattro componenti rimangono in piedi in mezzo all’apocalisse. La nonna resta, non può far altro: è il passato, la memoria, la terra e l’ombra.


CAST & CREDITS

(La Tierra Y la Sombra); Regia e sceneggiatura: César Augusto Acevedo; fotografia: Mateo Guzmán; montaggio: Miguel Schverdfinger; interpreti: Haimer Leal, Hilda Ruiz, Edison Raigosa, Marleyda Soto, José Felipe Cárdenas; produzione: Paola Perez-Nieto - Jorge Forero - Diana Bustamante; origine: Colombia | Francia | Paesi Bassi | Brasile, 2015; durata: 97’


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