Cannes 2015 - Songs my brothers taught me - Quinzaine des Réalisateurs

Songs my brothers taught me (di Chloé Zhao, alla Quinzaine des Réalisateurs) è ambientato nei bianchi desertici canyon americani del South Dakota, dove sorge la riserva indiana di Pine Ridge, territorio degli Oglala Lakota, appartenenti alla tribù Sioux, una setta-religione con regole a sé (una su tutte: è tollerata la poligamia maschile) che produce distrofie sociali nella vita degli abitanti. Vediamo Johnny, che ha appena raggiunto la maggiore età e sua sorella Jashaun, pre-adolescente che con il suo sguardo pulito trasforma in dolcezza anche le situazioni più negative. Vivono con la madre, una donna magrissima che dorme sempre e quando è sveglia beve e fuma. Johnny per racimolare qualche spiccio, fa traffici illeciti: vende porta a porta alcolici, illegali nella comunità. E come tutte le cose proibite - lo insegna la storia - vanno a ruba. Le famiglie della riserva sono composte da uomini sfasciati dall’alcolismo, mogli fedeli, integraliste e grassissime, figli drogati, in prigione, tatuati da capo a piedi, senza arte né parte.
La narrazione prende l’abbrivio quando muore il padre dei due ragazzi e di altri ventitré figli avuti da nove donne diverse. La madre, una delle tante vedove, nemmeno quella in carica, ha una scusa buona per eccedere ancor di più. La gioventù è senza speranza. Johnny vorrebbe partire con la fidanzata a Los Angeles ma non avrà il coraggio di abbandonare le due donne a se stesse.
I problemi personali familiari si riverberano sui fenomeni di disagio sociale allargato: uno specchio deformante che non riesce più a trovare una forma di partenza ed assume delle anomalie negli angoli che diventano smussati, i lati dei quadrati si sdoppiano triplicano sfaldano fino a creare un poligono aperto, ferita aperta sgorgante sangue a più non posso.
Si intuisce da parte della regista cinese naturalizzata americana, un approfondimento è una integrazione attiva nella comunità che racconta: visivamente impressionante, la materia viva trattata con stile documentaristico, il film colpisce nel cuore: gli spazi aperti si caricano di frustrazione umana, come impalpabili labirinti immaginari che imprigionano e privano della possibilità di trovare la via d’uscita. Implacabile.
(Songs My Brothers Taught Me); Regia e sceneggiatura: Chloé Zhao; fotografia: Joshua James Richards; montaggio: Alan Canant; musica: Peter Golub; interpreti: John Reddy, Jashaun St. John, Irene Bedard, Taysha Fuller, Travis Lone Hill, Eléonore Hendricks; origine: USA, 2015; durata: 98’
