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Casa de Antiguidades - Concorso

Pubblicato il 23 novembre 2020 da Francesca Pistocchi

VOTO:

Casa de Antiguidades - Concorso

Nel suo lungometraggio d’esordio, il giovane regista brasileiro João Paulo Miranda Maria ci trasporta nelle foreste selvagge e infestate del Sudamerica, più precisamente nella ricca miseria delle ex colonie austriache in Brasile.

Casa de antiguidades (titolo internazionale: Memory House ) racconta la storia di Cristovam (Antonio Pitanga), uomo di colore appena trasferitosi nella parte meridionale del Paese, in perenne e rassegnata lotta contro una realtà xenofoba e marginale tanto per scelta quanto per destino. Impiegato più anziano presso il caseificio Kainz, emarginato nella propria rassegnata solitudine, questa sorta di bizzarro outsider divide le sue giornate fra il lavoro (rigorosamente sottopagato) e la taverna del villaggio, luogo eterno in cui si scontrano servi e padroni. Il mondo attorno parla una lingua sconosciuta perfino a sé stesso, l’effetto scaturito dalla grottesca sovrapposizione fra il tedesco stentato dei coloni e l’idioma nativo degli autoctoni è surreale e fuorviante, tanto che alla fine non sappiamo più dove sia il confine fra vincitori e vinti. La lenta e inesorabile acquisizione, da parte di Cristovam, di una consapevolezza più dolorosa di quanto non sembri, avviene attraverso una serie di tappe sofferte, nell’ordine: il taglio del salario, l’uccisione del fedele cane da parte di un gruppo di ragazzini, la scoperta di una casa desolata gravida di spiriti ancora inquieti. Immerso in una selva non più vergine, il rudere possiede una vita tutta sua e parla una lingua che tutti capiscono: all’interno delle quattro mura, gli avventori smarriscono definitivamente quella parvenza d’infrastruttura sociale che perfino nella quotidianità delle strade faticano a mantenere. Una volta trasferitosi nel fatiscente edificio, il protagonista dovrà ripercorrere i legami che lo riuniscono ad un passato individuale e collettivo nel quale la violenza regna sovrana ed intercede in ogni rapporto umano.

Nella prima mezz’ora le vicende paiono seguire il loro corso, l’occhio del regista rimane concentrato sul continuo peregrinare di una generazione abbandonata. Nonostante l’esasperata lentezza dei movimenti, la cinepresa s’impegna ad articolare il difficile cammino dei personaggi verso le origini in gran parte rimosse: purtroppo, tuttavia, quasi tutte le buone intenzioni sono destinate ad infrangersi contro la dura realtà dei fatti, e Miranda Maria non sembra avere le capacità necessarie per plasmare la propria idea sul grande schermo. A partire dall’istante in cui Cristovam compie il primo (forse inconsapevole?) omicidio, la pellicola si perde in una serie di rivoli dal flusso imprevedibile, pronti a riversarsi confusamente nell’immaginario dello spettatore. L’antica spiritualità brasiliana riscopre la propria voce, ma fuoriesce dal mistero in cui dovrebbe rimanere rinchiusa. La casa della memoria fornisce a chiunque vi entri le proprie maschere, trasformando l’ordinario spettacolo della routine giornaliera in un enorme e lugubre carnevale: qui padri e figli si divorano a vicenda, mentre una rabbia sottesa cresce fino ad esplodere. Il protagonista si spingerà ai margini e accoglierà il fato del Boiadero, figura folkloristica a metà fra un cowboy e un toro, frutto di una tradizione autoctona importata dalla lontana Spagna e dalla più vicina America.

Nelle ultime inquadrature il caos è totale, le immagini si accatastano l’una sull’altra senza degnare il pubblico di una spiegazione. Uomini e animali si sovrappongono azzannandosi a vicenda, Cristovam scompare fra alcuni curiosi totem, la casa deborda dalla foresta in cui è immersa, il film si trasforma in un incubo che, tuttavia, non ha nulla di spaventoso. Le visioni si susseguono per poi sfociare in un delirio meno complesso di quanto non voglia essere, ma soprattutto in aperta contrapposizione con le sequenze iniziali. Se le vicende esordiscono attraverso tinte e toni realistici, esse finiscono per sfociare nelle allucinazioni più variegate, implodendo nell’entropia. Al termine di questo strano e brutto sogno, non si sa bene cosa pensare e Cristovam, purtroppo, svanisce nel nulla.


CAST & CREDITS

Casa de antiguidades - Regia e sceneggiatura: João Paulo Miranda Maria; fotografia: Benjamín Echazarreta; montaggio: Benjamin Mirguet; interpreti: Antonio Pitanga (Cristovam), Ana Flavia Cavalcanti (Jenifer), Aline Marta Maia (Jandira), Sam Louwyck (Direttore Kainz); produzione: De Bossa Enterainment, Maneki Films, Canal Brasil, Cinema Caipiria; origine: Brasile, Francia 2020; durata: 87’.


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