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Charlot vs Napoleone, il 5 maggio dell’Imperatore del cinema

Pubblicato il 5 maggio 2016 da Nicola Calocero


Charlot vs Napoleone, il 5 maggio dell'Imperatore del cinema

Questo curioso bozzetto proveniente dall’atelier di Fernand Legér ci riporta alla memoria, proprio nel giorno eternato a Bonaparte, il film mai realizzato su Napoleone a cui si dedicò Chaplin all’inizio degli anni trenta del secolo scorso. Questo disegno, scoperto a Bologna la scorsa estate in occasione del Cinema Ritrovato, ci offre degli indizi interessanti per tracciare un profilo di questa opera mai realizzata che anche i cinefili più curiosi e solerti non conoscono a dovere.
Chaplin aveva già prestato a Legér la sua “cubista silhouette” sei anni prima, per una celebre animazione presente nel suo film d’avanguardia Ballet mécanique. Da questo schizzo pare proprio che i due avrebbero lavorato insieme per la parodia del personaggio storico che aveva in mente di mettere in scena il più grande performer europeo del cinema muto.
Sono anni difficili per la Vecchia Europa e l’arma della commedia e della comicità sono strumenti per far riflettere sui paradossi di una società in rapido declino. Possono magari anche risvegliare le coscienze. La Russia sovietica sogna addirittura una palingenesi rivoluzionaria internazionale, destinata ad essere documentata dal cinema come suo linguaggio universale: l’arte più moderna ed universale.
Il film immaginario su Bonaparte si sarebbe presentato -come si legge chiaramente dal titolo e dalla sigla sulla feluca- come una gag di Charlot declinata tra i “due secoli l’un contro l’altro armato “. Chaplin intuisce di voler provare a raccontare soprattutto, servendosi della sua poesia al servizio della grande storia ufficiale, la complessità degli anni contemporanei alla sua arte.
Per ricostruire questo capitolo purtroppo mai scritto nel grande libro della storia del cinema, ci aiuta anche la data che leggiamo nella firma: 1930. Questo significa due cose fondamentali: che il progetto di Chaplin si colloca come risposta parodistica all’epico rilancio dell’imperatore proposto solo mesi prima da Abel Gance e che il film si sarebbe dovuto sviluppare nel complicato momento di passaggio dal muto al sonoro. Il cinema del futuro, con il contrappunto del “parlato”, avrebbe sempre più proposto come vincente il modello del “teatro in scatola”, relegando così nelle serie minori il patrimonio estetico del cinema muto. Un linguaggio compiuto, che al termine del decennio era giunto ad una straordinaria ricchezza formale, specialmente grazie alle avanguardie francesi e alle ambiziosi rivoluzionare sovietiche.
Se questo schizzo -passati ormai quasi novanta anni- nasconde l’intreccio di queste storie, ci porta anche ad una riflessione conclusiva che – come corollario- pone un confronto anche con il ben più noto progetto su Napoleone mai concluso da Kubrick. Tutti sappiamo che il suo film neppure mai girato, a cui lavorò per anni il regista di Orizzonti di Gloria, si concretizzò comunque in parte nel suo successivo Barry Lyndon. Che ereditò nella sua messa in scena buona parte delle idee, delle atmosfere e delle soluzioni studiate anni prima per il suo Napoleon.
Così Charlot in questo bozzetto che troneggia in posa plastica sul globo, alcuni anni prima de il Grande Dittatore, alla fine non può che portarci ad analoga conclusione. La parte migliore del film mai realizzato su Bonaparte, sicuramente, l’abbiamo ritrovata – e ben più ricca, nel suo immortale film dedicato ad Hitler. Non sapremo però mai se anche Bonaparte Chaplin avrebbe giocato a palla con il mappamondo. Il fatto che questo schizzo, che come un ideogramma sintetizza tutte le tracce di un film mai realizzato, non ci possa dare tutte le risposte al caso, rappresenta lo stimolo più gratificante per noi cinefili che sogniamo una storia del cinema che si possa riscrivere, giorno dopo giorno, sulla forza dell’immaginario.


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