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Ci-vita Festival - Nuove Terre

Pubblicato il 29 agosto 2016 da Alessandro Izzi


Ci-vita Festival - Nuove Terre

Nuove Terre di Francesca Comencini e Fabio Pellarin è, in realtà, cinque storie in una.

Le cinque storie sono quelle di cinque diverse realtà locali e di cinque modi diversi di intendere l’agricoltura sociale.
Il primo, quello de L’orto dei ragazzi, ci mette di fronte alla realtà di un’azienda agricola del torinese che da oltre cinquanta anni si è posta come mission quella di offrire lavoro alle persone in difficoltà. Senza rinunciare all’eccellenza di un prodotto biologico, quest’impresa si è dovuta, negli ultimi anni, confrontare con la questione migratoria e con l’esigenza di aprire le sue porte a persone provenienti da contesti culturali altri sempre più difficili e problematici.
Il secondo racconta invece la fondazione della Cascina Sociale Carlo Alberto, nata da un progetto legato alla Diaconia Valdese che vede protagonisti dei giovani che da pochissimi anni hanno messo in piedi nella Val Pellice un’azienda agricola capace di fornire ai suoi giovani imprenditori un vero e proprio riscatto sociale e lavorativo.
Il terzo racconto (e ultimo firmato da Francesca Comencini, gli ultimi due sono, infatti opera dello sguardo di Fabio Pellarin) è, invece, quello de Le mistiche, un’azienda che opera nel pieno del raccordo anulare a Roma e dà dignità e lavoro a disabili e a persone con problemi mentali.
Le agricole, invece, quarta realtà incontrata nel film, è un’azienda tutta al femminile che offre lavoro alle donne in difficoltà.
L’azienda agricola Paterna ci porta, infine, nell’aretino, a Valdarno, a scoprire una realtà al tempo stesso individuale e collettiva, in una storia al tempo stesso esemplare e politica.

Cinque racconti, si diceva, che si riducono a uno solo: quello della nostra Italia, dei nostri pregiudizi, ma anche del nostro rapporto con la terra e con il retaggio contadino.
Così il racconto delle storie recenti delle nostre terre sottratte all’incuria e rese produttive con la fatica e il sudore delle braccia e delle idee, finisce per essere l’ultimo capitolo di un racconto frastagliato del recupero di un retaggio che la nostra cultura aveva rifiutato fino a pochi anni fa e che sta gradualmente ritornando non solo come possibilità lavorativa, ma anche come moda (quante case oggi si riempiono, infatti, di piccoli orti coltivati con tenacia e passione!).

La riscoperta del valore salvifico della coltivazione della terra è una delle cose che Nuove Terre sonda con maggior partecipazione e senso di scoperta. Vedere come il lavoro ridia dignità agli ultimi, agli emarginati della nostra società ha, all’interno del progetto filmico, un valore quasi catartico che riempie le immagini di un’utopia discreta eppure estremamente vitale.
Allo stesso modo il porci di fronte all’evidenza che dietro ogni prodotto che mettiamo a tavola ci siano storie, pensieri, idee e lavoro è la grande scommessa narrativa del documentario che inanella un racconto dentro l’altro con viva partecipazione e senso affabulatorio. Cosicché il rendersi improvvisamente conto di come la frutta mangiata dai nostri figli all’asilo sia piena del lavoro dignitosi di quegli stessi migranti che temiamo, aggiunge alla narrazione il sale di un insospettabile valore politico.

Nuove Terre è un intrigante lavoro di docufiction in cui ogni concetto passa per la sola evidenza della narrazione e in cui sta soprattutto allo spettatore il compito di tirare le somme di quanto gli viene mostrato.
Senza sporcarsi di sovrastrutture ideologiche, il film accetta la sfida di mostrare le cose come sono, lasciando alla voce dei protagonisti, il compito di spiegare, dal basso, la realtà in cui vivono.
E riesce senza particolari svolazzi di macchina o inutili virtuosismi di regia a lasciar parlare cose e persone.
Visto all’interno del Festival Ci-vita a Civita di Bagnoregio, dopo un’ancor breve vita in altri festival specializzati, ma con molta strada davanti nei mesi a venire, Terre nuove è un film che colpisce per la sua limpidezza e per l’onestà che cerca sempre di avere dentro occhi che sanno stupirsi ancora per le cose belle.


CAST & CREDITS

(Nuove Terre)
(Orto dei Ragazzi, Cascina Carlo Alberto, Tenuta della Mistica); Regia: Francesca Comencini; soggetto: Fabio Pellarin; fotografia; Alessandro Abate; montaggio: Silvia Di Domenico; musica: Mattia Carratello.
(Le Agricole, Azienda Agricola Paterna); Regia: Fabio Pellarin; supervisione: Francesca Comencini; soggetto: Fabio Pellarin; fotografia: Francesco Di Pierro; montaggio: Silvia Di Domenico; musica: Mattia Carratello.
progetto e produzione: MADCAST srl di Giovanni Madonna e Francesco Antonio Castaldo Con il contributo di mipaaf, Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. origine: Italia, 2016; durata: 78’


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