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Ciao amore, vado a combattere - Biografilm Festival 2017

Pubblicato il 16 giugno 2017 da Fabiana Sargentini


Ciao amore, vado a combattere - Biografilm Festival 2017

Una bella ragazza mattarella, una figura paterna ingombrante, una fuga dopo l’altra. Ultimo approdo: la Thailandia. Non le solite mete esotiche con spiaggia bianca e acqua trasparente, piuttosto un ring afoso dove visi gialli si colpiscono con calci e pugni ripetuti nelle parti basse. La bella ragazza mattarella si vede su quel ring, con tenacia dimostra agli allenatori orientali che può picchiare senza smettere fino a diventare cinque volte campionessa mondiale. Ciao amore, vado a combattere (Nastro d’argento miglior documentario italiano 2016) racconta la storia di Chantal Ughi, ragazza di buona famiglia che in Italia faceva l’attrice, poi è andata a studiare recitazione a New York, ha suonato e cantato in gruppi underground, si è persa tra fidanzati egocentrici e violenti, alcol, dipendenze varie. Dall’America è fuggita all’estremo opposto del mondo, non per rilassarsi farsi massaggiare abbronzarsi con un cocktail in mano, ma per trasferirsi in pianta stabile cinque anni ad apprendere le regole della Muay Thai boxe. Questo ha voluto dire passare il tempo in palestra ad allenarsi per ore, dormire, mangiare un poco, allenarsi ancora, dormire, mangiare, allenarsi ancora. Senza una vita personale, affettiva, sociale. Una vita ascetica che rimanda ai valori basilari buddisti.È diventata una campionessa, ha gareggiato tante volte su ring circondati da uomini urlanti che scommettevano contro di lei e perdevano. Non ha pensato ai suoi guai, non si è fatta fregare dai suoi stessi demoni, si è concentrata solo sull’essere un’atleta e vincere. Il film segue il suo ritorno in Thailandia, dopo anni, ormai di una età poco adatta a tornare in pista, per un combattimento per il titolo mondiale. Assieme al regista Simone Manetti, lo spettatore segue il suo viaggio, un tornare in luoghi significativi, la prima palestra, il primo insegnante, il primo scontro (vincente). La ragazza mattarella è diventata donna: ha nello sguardo una malinconia impenetrabile, la determinazione indecisa di chi conosce il dolore, ci è passato attraverso, lo ha dominato ma continua a temerlo. Durante gli allenamenti spossanti, dopo alcune prove valide, il coach le comunica che l’incontro è saltato: dopo tutti questi anni in cui ha lasciato lo sport, è scesa troppo nel ranking e dunque non ha le caratteristiche necessarie e non se ne fa nulla. Chantal piange, senza farsi vedere, come quando scappava da un padre aggressivo che la minacciava da dietro la porta chiusa a chiave che sembrava un rifugio sicuro fino alla volta in cui lui la butto giù raggiungendo la preda. Decide comunque di affrontare la sfida, per se stessa, e lottare un’altra volta, forse l’ultima. Il luogo è catarticamente il ring del suo primo combattimento e, anche questa volta come la prima, Chantal vince, dopo qualche momento di debolezza. Il viaggio effettuato nella vita di questa donna è un viaggio iniziatico, come molti viaggi intrapresi durante la crescita di un individuo: si respira la sua fragilità al di là dei muscoli, il suo bisogno di amore, la necessità di spaccare tutto e vomitare fuori la rabbia accumulata. Se la vittoria sia il fine ultimo non si sa, la cosa certa è che bisogna sempre guardare avanti e il passato lasciarlo indietro, nelle foto ricordo, tra le pagine dei libri, sulle labbra degli amanti inappropriati.


CAST & CREDITS

(Ciao amore, vado a combattere); Regia: Simone Manetti; fotografia: Simone Mogliè; musica: Francesco Motta; produzione: Meproducodasolo; origine: Italia, Thailandia, 2016; genere: documentario; durata: 74’


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