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Cimap - Cento italiani matti a Pechino

Pubblicato il 4 giugno 2010 da Edoardo Zaccagnini


Cimap - Cento italiani matti a Pechino

E’ un documentario “matto”, costruito attorno a un canovaccio, con una sceneggiatura che si costruisce lungo un viaggio magico e particolarissimo, in treno, da Venezia fino a lontanissimo. Un on the road in treno di 20 giorni, compiuto da matti che sono anche tanto altro, un regalo per loro, sulla scia di Basaglia, ed un insegnamento per quelli che di loro sanno poco. L’autore si chiama Giovanni Piperno, e per chi non lo conoscesse bene è stato anche il direttore della fotografia de L’orchestra di Piazza Vittorio, il lavoro gustosissimo di Agostino Ferrente, un film del 2006 che parla in modo ammirevole di multiculturalità. E la fotografia curata è anche uno degli aspetti maggiormente positivi di questo “folle” viaggio piperiano dal titolo Cimap, ovvero Cento italiani matti a Pechino, diretto da chi è soprattutto un valido documentarista. Per chi non lo avesse ancora fatto, in proposito, consigliamo una visione del suo lavoro del 2003, L’esplosione, che è stato premiato al Torino Film Festival. Ora Piperno decide di seguire settantasette ragazzi malati mentali in un cammino pieno di umanità che culmina a Pechino. C’è rischio dentro al suo lavoro, e c’è coraggio, una piccola utopia, follia nel senso più nobile del termine, la forza di una scommessa appassionata, fatta con personaggi pieni di sostanza, che sono questi ragazzi particolari nel modo di relazionarsi e di vivere la loro vita difficile, ma ricca di emozioni di voglia di vivere.
E’ un film fatto di volti che colpiscono e che riescono persino a strappare qualche sorriso, e di città, Cimap, che si alternano lungo i binari: Budapest, San Pietroburgo, piccoli villaggi mongoli e Pechino. 12.000 km di paesaggio visto dai binari e vissuto dai protagonisti senza cadere mai nel patetismo indigesto o nel pietismo d’accatto. Il film è stato presentato al Festival di Locarno nel 2008, ed è dedicato a Mario Tommasini e allo psichiatra Franco Basaglia. 77 malati mentali e 130 tra operatori, 5 operatori, e poi psichiatri, familiari e volontari lo riempiono di 82 minuti alla scoperta della possibilità di aprirsi di migliorare la propria condizione, di dire al mondo che una vita normale è possibile anche nella non normalità dell’handicap mentale. A otto di questi ragazzi viene chiesto di immaginare un evento creativo al quale far partecipare tutti gli altri, una specie di spettacolo, che dà anche valore narrativo al film, una volta giunti a destinazione. Andrea, Carmelo, Paolo, Vincenzo ed altri, la loro storia, la loro tenerezza, la loro ironia, anche la loro sofferenza. E’ un lavoro particolarissimo, Cimap, nel quale molte persone si sono lasciate coinvolgere con entusiasmo, comprese due associazioni, l’Anpis e Parole ritrovate, per mostrare il modo più maturo di approcciare alla patologia psichiatrica e ribadire ai ciechi con gli occhi sani e ai sordi con le orecchie buone, che quelli che continuiamo a chiamare matti possono fare un sacco di cose, e senza bavaglio che di solito è conveniente mettergli, ci passano messaggi sinceri e profondi. Piperno rischia, ed il suo lavoro non è efficace in tutti i passaggi, ma è pieno di verità e di umanità. La sua operazione non è furba, il regista non fa nessun doppio gioco. Gli va fatto un plauso per l’idea e per la forza con cui l’ha trasformata in cinema.


(Cimap - Cento italiani matti a Pechino) Regia: Giovanni Piperno; Distribuzione: Ruvido film; Anno; 2008; Durata: 82 min


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