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Citto Maselli: Un luogo chiamato cinema

Pubblicato il 23 agosto 2002 da Alessandro Izzi


Citto Maselli: Un luogo chiamato cinema

Citto Maselli sceglie, per la sua breve e non canonica storia del Cinema, il taglio di un divertito salotto letterario dove al dato più specificamente critico ed analitico si sposa quello più marcatamente aneddotico in una convivenza resa felice dalla presenza di una costante carica ironica ed auto ironica. Gli autori e i personaggi che hanno fatto grande il nostro cinema vivono, quindi, in una rievocazione affettuosa e, al tempo stesso divertita in cui il taglio apparentemente memoriale viene addolcito e reso innocuo da una volontaria lontananza dall’agiografia vera e propria e dalla noiosa esaltazione “dei bei tempi che furono” e che non sono più. Il mezzo televisivo si presta, allora, forse più di qualunque altro a questa cavalcata leggera nel mondo dei ricordi grazie alla sua dimensione domestica e assolutamente non pretenziosa. La dimensione salottiera di tutta l’operazione, anzi, vorrebbe, in certa misura, riflettersi direttamente nel mondo dello spettatore in un coinvolgimento diretto ed immediato perseguito in molti modi diversi. In primo luogo grazie al gioco delle interviste concesse dai vari ospiti che si svolge, per l’appunto, in un salotto reale, in un’atmosfera quanto più possibile casalinga. Più che di interviste, in effetti, si dovrebbe parlare, qui, di amichevoli chiacchierate che non seguono un filo logico preciso, ma si abbandonano simpaticamente all’onda dei ricordi affastellando, in maniera del tutto naturale, dettagli assolutamente fondamentali del percorso artistico degli autori di cui si parla, con episodi assolutamente marginali che contribuiscono, però, a restituire un ritratto quanto più possibile umanizzato di quegli stessi personaggi. Attraverso un montaggio discreto, questi dialoghi conviviali diventano estremamente simpatici (e spesso anche interessanti) per lo spettatore che, seduto comodamente nella poltrona del proprio salotto finisce per vedere riflessa la propria posizione sullo/nello schermo televisivo. In un certo senso egli diventa uno dei partecipanti all’amichevole chiacchierata, un invitato certo silenzioso, ma partecipe che tutti i convitati tengono costantemente presente quando prendono parola. Questo gioco si arricchisce di una carica altamente ironica nel momento in cui il mezzo televisivo denuncia la propria funzione di algido strumento tecnico per la riproduzione e la trasmissione delle immagini. Ciò avviene, principalmente, attraverso il moltiplicarsi sulla scena di schermi televisivi che inviano le immagini di quanto i vari narratori invitati sulla scena vanno raccontando. Gioco che diventa ancora più palese nel momento in cui è lo stesso Citto Maselli, quasi sostituendosi allo spettatore a casa, a brandire in mano un telecomando per cambiare, per così dire, canale interrompendo le immagini “al presente” ed inserendo qualche immagine di repertorio. Privando, ironicamente e metaforicamente, lo spettatore del suo potere decisionale (quello di fare zapping), l’autore e padrone di casa, riesce così a creare un clima quasi straniato che fa la felicità di queste poche puntate. Certo chi volesse conoscere davvero e profondamente gli autori di cui si parla nelle varie puntate, farebbe bene a rivolgersi altrove stante la mancanza di ambizioni e la dichiarata frammentarietà di questa piccola storia del cinema. Ma il gioco portato avanti resta, comunque, piuttosto felice e riesce sempre a tener desta l’attenzione dello spettatore senza il ricorso a montaggi mirabolanti, ma aiutato solo dall’arma del buon gusto.

[Agosto 2002]


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