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Cocapop

Pubblicato il 28 agosto 2011 da Edoardo Zaccagnini


Cocapop

Duro, durissimo, il nuovo film di Pasquale Pozzessere, uno che il cinema non l’ha mai inteso come massaggio rilassante per lo spettatore. E indipendente, indipendentissimo, con un ottimo cast che si e’ dato gratuitamente all’autore pugliese. Bravissimi, a proposito, gli attori Arnaldo Ninchi, Anita Caprioli (interprete di due personaggi), Stefano Dionisi, Lisa Gastoni e il giovane Stefano Masciolini.

Tre episodi uno dopo l’altro, ambientati nello stesso appartamento, per dirci che la cocaina, argomento centralissimo del film, protagonista criminale di questo horror verita’, e’ un mostro orribile e tremendo, non tanto, o quantomeno non solo, perche’ fa arricchire chi lo produce e commercia, vedi Gomorra, Romanzo Criminale e dintorni, ma soprattutto perche’ uccide chi lo incontra. Inesorabilmente ed in gran fretta. Se lo mangia a morsi, gli succhia il sangue e gli annebbia la vista, il pensiero e l’esistenza. Si prende il posto degli altri, degli affetti e dei valori, sempre di piu’, come un tumore che non lascia scampo. E questo, forse, e’ concetto meno risaputo, meno chiaro, perche’ la parola cocaina, quando la sentiamo pronunciare, non ci fa salire adosso quel brivido che invece suscita il suono eroina, per esempio, l’altra droga, il veleno puro, rappresentata sempre, e giustamente, come macchina ammazza disgraziati e deboli. La droga degli anni ’80, che ha distrutto una generazione di giovani, facce bianche in viaggio rapidissimo verso la morte. Trovate ammazzate in un parco, dentro un’automobile, ragazzini indifesi coi capelli lunghi, raccontati dal cinema italiano con un paio di titoli da ricordare: il primo un cult, Amore tossico, piuttosto famoso; il secondo praticamente sconosciuto, e molto bello, molto doloroso:Non contate su di noi, di Sergio Nuti, del 1978, uscito al cinema nei giorni del sequestro Moro, senza che nessuno se ne accorgesse, e chi puo’ lo recuperi, in qualche modo, se ci riesce, ne vale la pena.

No, la coca invece, o meglio la rappresentazione mediatica di questa, e’ un’altra cosa: nasce come droga dei ricchi gia’ nei festini vip ai tempi del delitto Montesi e della dolce vita, e poi come sballante da sabato sera per giovani piu o meno insospettabili, o come ausilio per persone rampanti o in carriera, che per reggere l’urto della prestazione tiravano, e poi tutto sommato, salvo alcuni casi limite, campavano come gli altri.

La rappresentazione mediatica della Cocaina, insomma, pareva dire che di coca e’ piuttosto difficile morire, e quella recente, ben compresa quella cinematografica, vedi anche la docufiction Polvere, del 2009, di Massimiliano D’Epiro e Danilo Proietti, si e’ concentrata sul fatto che la sostanza bianca e’ diventata da tempo materia super popolare e che, visto anche un forte abbassamento dei prezzi, ne fa grande uso non solo la generazione dei ragazzi o il ceto benestante delle nostre citta’, ma ogni fascia sociale e generazionale del nostro Paese. E questo punto, infatti, e’ analizzato anche da Cocapop, visto che i tre protagonisti dell’opera, tutti dipendenti da cocaina, appartengono a tre diverse generazioni.

Un fiume invisibile, allora, ci dice l’ufficio stampa della nostra societa’, si infila nelle case e nelle narici delle persone senza che il mondo se ne accorga, e quindi, verrebbe da pensare, dove sta il problema? A parte il discorso dell’ingrassamento criminale?

Poi arriva un film come Cocapop, che a differenza di altri, anche del recente Polvere (che solo nel finale forniva alcune precisazioni a riguardo), dice alt, si ferma ad osservare la solitudine del consumatore ed il danno che la cocaina provoca a lui e alla sua famiglia. E questo sa di nuovo, e ci colpisce profondamente, anche se il piccolo film di Pozzessere, molto efficace nel denunciare la pericolosita’ estrema della polvere bianca, e molto ben girato, non costruisce spaccati famigliari o individuali particolarmente intensi e approfonditi.

E allora, se il film aveva come scopo quello di abbattare certi luoghi comuni sulla coca, e toglierle tutto l’alone mitico che si porta dietro, il film e’ valido e riuscito, tocca fino a fare male. Se lo scopo era quello di spiegare il perche’ la gente tiri, beh, da questo punto di vista il film e’ meno forte. Certo, le paure, le insicurezze, le difficolta’ nei rapporti umani e famigliari, vero, verissimo, ma magari questo lo sapevamo gia’ e non e’ il racconto di Pozzessere a farcelo arrivare meglio.

Quello che non sapevamo, ribadiamo, e che ricorderemo di questo ennesimo interessante invisibile italiano, e’ questo nuovo ritratto della cocaina. Sconvolgente, terribile, che viene di voglia di chiedere agli esperti se davvero le cose stanno cosi’.

Cocapop e’ in sala dal 24 agosto al cinema Aquila di Roma.


Regia: Pasquale Pozzessere;Sceneggiatura: Pasquale Pozzessere; Fotografia: Bruno Cascio; Montaggio: Simona Paggi; Interpreti: Anita Caprioli, Stefano Dionisi, Arnaldo Ninchi, Lisa Gastoni, David Sebasti, Produzione: Demian Film, Origine: Italia 2011


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