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Collateral

Pubblicato il 18 settembre 2004 da Antonio Pezzuto


Collateral

Los Angeles ha due facce. Quella patinata di Bel Air, Beverly Hills, i surfisti e le palme, e quella piccolo borghese e proletaria di City of Commerce, Compton, Pico Rivera, Leimert Park o Koreatown, quartieri, dove si possono incontrare coyotes per la strada, dove le regole da seguire sono diverse. Ma sia chi vive negli alti quartieri, sia chi è costretto a passare la propria vita in un ghetto, vive nella stessa città. Fa parte dello stesso luogo, della stessa comunità. Facce di una stessa medaglia. E facce di una stessa medaglia sono lo spietato killer Vincent (Tom Cruise) ed il modesto tassista Max (Jamie Foxx), entrambi dediti al lavoro, entrambi ossessionati dall’idea di dover fare al meglio quello che gli è stato chiesto di fare. Dall’incontro di queste due persone, nasce The Collateral, thriller psicopatico scritto da Stuart Beattie (La maledizione della prima luna) con Tom Cruise nelle vesti di un uomo cattivo, che nell’arco di una notte (dalle 18,02 fino alle 4 del mattino), deve terminare cinque persone che il loro lavoro non lo hanno fatto bene. Su persone che assumono altre identità, Mann ci aveva già abituato dai tempi di Miami Vice e, soprattiutto, di Manhunter, ma quello che manca, questa volta, è la volontà di trasformarsi. Ognuno è quello che è, non ha potuto scegliere altro. Tra i due non c’è confusione. Ognuno è quello che è. La differenza è nell’etica. Uno è bianco, uno è nero (e i colori della pelle sono invertiti rispetto ai colori della morale). Uno è ricco, l’altro no. Uno sa con precisione quanto ci si impiega in taxi per arrivare in un qualsiasi luogo della città, l’altro senza il computer è perso. Si può decidere di avere un’altra aspirazione, sognare di aprire una società di noleggio di Limousine (sapendo che non lo si farà mai), mentire alla propria madre, ma la strada che ci è stata assegnata è, irrimediabilmente, senza via d’uscita. Ed il percorso giusto per attraversarla uno solo. È ovvio che a questo film, in tempi di guerra e di follia, si dia una interpretazione politica, assegnado, in base alla propria sensibilità, il viso di Victor a Bush o a Saddam, o a Kerry, ai terroristi ceceni o a Putin. Ha detto Tom Cruise (citando altri e più qualificati che le stesse cose hanno detto anche prima di lui): Pensiamo alle atrocità commesse in grande scala da Hitler, Mussolini o Napoleone nella campagna di Russia. Erano ovviamente nel torto, ma erano convinti di essere dalla parte della ragione. E potremmo anche citare Reich, il quale diceva che Hitler e Mussolini non erano pazzi, ma rappresentanti. Mann non esplora le psicologie (di Victor non sappiamo quasi nulla, e quel po’ che sappiamo è probabilmente falso), racconta semplicemente, con macchina digitale ad alta definizione (una Viper Film Stream modificata) e fotografia di Dion Beebe e Paul Cameron, scendendo per strada con piglio documentaristico, due vite ed una notte in una grande città degli Stati Uniti.

[settembre 2004]

regia: Michael Mann sceneggiatura: Stuart Beattie fotografia: Dion Beebe, Paul Cameron montaggio: Jim Miller, Paul Rubell interpreti: Tom Cruise, Jamie Foxx, Jada Pinkett Smith, Mark Ruffalo, Peter Berg produzione: Paramount Pictures Corporation distribuzione: Uip origine: USA 2004 durata: 119’

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