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CONFERENZA STAMPA: CARLO VERDONE PRESENTA IL DVD DI BIANCO ROSSO E VERDONE

Pubblicato il 22 novembre 2006 da Nicola Cordone


CONFERENZA STAMPA: CARLO VERDONE PRESENTA IL DVD DI BIANCO ROSSO E VERDONE

Si è svolta a Roma il 23 novembre alle ore 10.30, presso La Casa del Cinema, la presentazione del dvd Bianco Rosso e Verdone. Il piccolo evento è stato organizzato seguendo una prassi tradizionale: inizialmente sono stati proiettati per il pubblico i quarantacinque minuti della sezione contenuti extra e, di seguito, il regista romano ha presieduto la conferenza stampa sull’ideazione, realizzazione e vendita del dvd.
Lo speciale, corredato dalle interviste a Lella Fabrizi, Luca Verdone, fratello del comico, Angelo Infanti e il segretario di produzione “Massimino”, nonostante l’ilarità e la goliardia dei racconti, dei vari aneddoti, dei retroscena e dei provini - esilarante quello a Elena Fabrizi - è attraversato da una sottile nostalgia per un modo di fare cinema che non esiste più e per un universo antropologico irrimediabilmente cambiato.
Carlo Verdone esordisce complimentandosi con il suo segretario Ivo di Persio che ha diretto e montato l’extra e si è poi lasciato andare a varie considerazioni sul suo cinema e su quello internazionale:

Un Sacco Bello e Bianco Rosso e Verdone sono stati film molto importanti per me; credo di aver avuto molto rispetto per un passato che non esiste più, perché è il popolo che non c’è più e con questi due film ho avuto l’impressione di fermare il tempo, consegnando al cinema una tipologia di personaggi ricchi di spontaneità e autenticità come la sora Lella e Mario Brega”.

A quale film degli esordi sei più legato?

Il primo film è quello che non si scorda mai. Di Un Sacco bello ricordo tutto: Sergio Leone che mi veniva a prendere la mattina presto per portarmi sul set, i primi giorni è stato lui il mio aiuto regista; ricordo l’ansia e i patemi d’animo. Sicuramente da un punto di vista affettivo è questo il film cui sono più legato. Penso che il miglior film che ho mai realizzato sia Al lupo al lupo, perché è il più autobiografico, mentre nutro ricordi particolari per Maledetto il giorno che t’ho incontrato e Compagni di scuola.

Come nasce Un Sacco bello?

I personaggi di Un Sacco bello sono nati in teatro e in televisione.

Come siete entrati in contatto con Elena Fabrizi?

La sora Lella parlava tutti i giorni in una radio privata e dava consigli alle donne disperate che la interpellavano sui loro problemi quotidiani: le risposte della Fabrizi erano molto colorite e laconiche, mi colpì molto e decisi di andarla a trovare nel suo locale sull’isola tiberina. Nonostante lo scetticismo iniziale, non esitò ad accettare; il problema era che Sergio Leone temeva che l’anziana signora romana tirasse le cuoia durante le riprese del film, e quindi mi spinse a fare centinaia di provini: conobbi molte persone del popolare quartiere di Trastevere, Di Vicolo del Cinque, Vicolo del Moro... Ma lei era unica!

Conosci qualche ricetta per definire ciò che è veramente comico?

A me gli imitatori non piacciono. Sentire oggi in televisione un comico che prende in giro il Papa mi infastidisce perché in questo paese c’è la tendenza a prender tutto e tutti poco sul serio: riguardo la classe politica, mi sembra troppo facile ironizzare sui singoli rappresentanti, che sono già maschere di se stessi.

Cosa pensi del panorama cinematografico italiano ed internazionale di questo periodo?

Per quanto riguarda l’Italia, credo che il problema non consista nel fatto che non ci siano validi produttori in circolazione, semmai mancano buoni registi e buoni soggettisti. A livello internazionale ritengo che ci siano cose davvero interessanti in giro: Babel è, a mio giudizio, il più bel film degli ultimi quindici anni; però il minimo comun denominatore di molte opere è il pessimismo e la cupezza di fondo, un senso di angoscia e di solitudine dilagante: è chiaro il cinema è il riflesso dei nostri tempi, però bisognerebbe cercare di far conciliare il cinema d’autore con i gusti del pubblico. Intendiamoci parlo di film intelligenti e non volgarmente popolari, magari di commedie di spessore come Il diavolo veste Prada per esempio; fare un film non è come fare una mostra di pittura, oggi come oggi visto il cinetel non c’è tanto da scherzare, bisogna andare avanti cercando di aderire alle esigenze del pubblico e garantire la qualità.

Che rapporto hai con i grandi sceneggiatori del passato e come hanno influenzato il tuo cinema?

La stirpe di sceneggiatori come Flaiano, Age e Scarpelli, Amidei o Soldati, alcuni dei quali ho avuto modo di conoscere anche se ero molto giovane, mi hanno sicuramente formato. Del resto anche quelli che ho citato erano particolarmente attenti ai vari tipi umani, alle caratterizzazioni, erano grandi intellettuali che si incontravano in un momento di grande slancio creativo. Il regista più grande è stato Pietro Germi. Ci hanno insegnato ad osservare la realtà in un modo diverso.

Cosa pensi dei diciottenni di oggi che ridono di fronte a Bianco Rosso e Verdone e, nello stesso tempo, per i loro slang?

A me i diciottenni di oggi fanno paura. Ma questo è un discorso troppo ampio da affrontare in questa sede!


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