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Roma 2015 - Truth

Pubblicato il 17 ottobre 2015 da Antonio Napolitano


Roma 2015 - Truth

Si è tenuta stamattina la conferenza stampa di Truth, il film di apertura della Festa del Cinema di Roma alla presenza del regista James Vanderbilt e dei produttori William Sherak e Andy Spaulding. Purtroppo però i giornalisti presenti in sala non hanno potuto non rimarcare la delusione per l’assenza di Mary Mapes, la vera protagonista della storia a cui è ispirato il film, assente giustificata a causa del volo in ritardo di quattro ore.

Quando si è innamorato di questa storia?

James Vanderbilt Questa storia negli Usa ha avuto un grandissimo clamore, ma io non me ne ero interessato più di tanto. Poi quando mi è capitato il libro tra le mani e l’ho letto, ho contattato subito Mary che inizialmente era molto sulla difensiva, ma poi siamo entrati in sintonia. Amo il giornalismo. Se non avessi deciso di fare cinema avrei voluto fare il giornalista, una strada che però non ho mai preso. E poi ho sempre amato il cinema di inchiesta. Così, letto il libro e conosciuto Mary, una donna incredibile, ho pensato che questa storia potesse diventare un film fantastico.

Quanto c’è di vero e quanto invece è stato sceneggiato nel film?

J.V. Quando lavori ad una storia come questa, ci sono tante prospettive da cui partire. Noi abbiamo letto il libro, abbiamo verificato tutti i fatti parlando con tutte le persone coinvolte e poi alla fine ho cercato di dare un taglio quanto più giornalistico possibile. Per farlo ed avere un punto di vista particolare, prima ho dovuto raccogliere quante più informazioni possibili sulla vicenda e più andavo avanti più mi rendevo conto che c’erano tanti argomenti interessanti per il film: il rapporto di Mary con il padre, quello con Dan Rather. Nel libro tutto era molto ben documentato per cui è stato facile renderlo nella sceneggiatura. L’unica cosa che abbiamo dovuto fare è stato adattarlo alle due ore di durata del film.

Cosa l’ha spinta a fare del libro un film e che fino a che punto si è arrivati alla verità sul caso Bush e sul caso Mary Mapes?

J.V. Da sempre per me il giornalismo è stato rappresentato da pochi giornalisti che ti rimanevano impressi nella mente. Uno di questi era Dan Rather. Oggi invece non è più così, perché ci sono milioni di voci , di volti che si accavallano. In questo penso che la storia di Truth sia stato un punto di svolta per il giornalismo moderno e poi oltre a Dan, c’era Mary, questa donna straordinaria quasi shakespeariana, che mi affascinava. Per quanto riguarda la questione di Bush, quella del 2004 era la prima campagna elettorale post 11 settembre ed era altamente combattuta, aspra. Tutti elementi che hanno fatto sì che questa fosse una storia per me molto intrigante e interessante da raccontare. Mi piacciono i film che suscitano domande e che poi lasciano al pubblico dare le proprie risposte. Sono molto fiero di questo film.

Dal punto di vista emotivo, lei crede di aver raffigurato degli sconfitti, dei colpevoli o dei responsabili?

J.V. Penso di aver raffigurato comunque degli umani. Uomini e donne che cercano di fare il loro lavoro nel miglior modo possibile, ma non è così facile per cui a volte è molto difficile, quasi impossibile. Ho chiamato il film Truth, perché la verità è quella che tutti perseguono e io penso che ci sia una componente tragica in questa ricerca.

La conoscevamo come sceneggiatore per The Amazing Spiderman. Pensa che questi giornalisti siano dei supereroi?

J.V. Io sono convinto che i giornalisti siano degli eroi, il loro è un lavoro importantissimo. Fare domande è la cosa più importante, è l’unico modo per capire la società.

Passando ai produttori, perché avete creduto a questa storia, soprattutto in un momento in cui il giornalismo di inchiesta fa così fatica ad andare avanti.

William Sherak La storia di Truth, secondo me, segna la fine dell’integrità giornalistica. Dopo questo momento i media sono stati messi in discussione e tutti hanno iniziato a domandarsi se quello che dicevano era vero o meno. Era la prima volta che l’opinione pubblica discuteva sulla loro veridicità.

Andy Spaulding La prima cosa che ci ha attratti è stata la magnifica sceneggiatura che James ha scritto. E l’altra componente importante è che era insieme una storia di entertainment e un film d’inchiesta con coraggio e abilità di fare domande scomode. Questo per noi era un argomento estremamente importante. Il film stesso per noi è stata una sfida da affrontare.


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