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Torino 33 - Coup de chaud

Pubblicato il 28 novembre 2015 da Fabiana Sargentini

VOTO:

Torino 33 - Coup de chaud

Coup de chaud è un solido film francese che in Italia sarebbe difficile fare: situazione troppo campagnola, si userebbero facce note perdendo credibilità, si cadrebbe negli stereotipi retorici della vita agreste.mUn cartello a inizio film sottolinea che trattasi di una storia basata su fatti realmente accaduti, modificata largamente dagli sceneggiatori. Un villaggio nella campagna francese. Una comunità piccola, chiusa. Josef è lo scemo del villaggio. Ha un’età indeterminata, intorno ai vent’anni, viene da una famiglia mista, madre turca (Serra Yilmaz, immancabile da noi nei film di Ozpetek), padre di evidenti origini rom, in canotta, baffone e collanone d’oro al collo. Il neonato non ha avuto ossigeno al parto e quindi è un po’ strano. È alto, grosso, la testa sproporzionata e lo sguardo a volte fulminante a volte mesto, quasi tenero. È estate, agosto, il caldo supera di alcuni gradi la media, dà alla testa, aumenta le tensioni, i malumori, i problemi agricoli legati alla siccità. Appena c’è un guaio si fa presto a dire che è colpa dello scemo del villaggio, il capro espiatorio di tutti i mali: sparisce la pompa per l’acqua che riempiva cisterne di riserva per i campi, è stato Josef; non vengono trovati degli oggetti da lavoro, è stato Josef, è così via. Vero è che Josef accumula oggetti, raccoglie e trattiene in cattività un riccio come fosse animale domestico, è affascinato da Manon, la biondina brigittebardottiana esile e smorfiosa, tipicamente francese, che però dietro al broncio nasconde insicurezza e non spudoratezza; infastidisce tutti quando passa con la macchinina-motorino con la musica techno a tutto volume... Un fatto grave lo compie: molesta a casa sua Odile, la dolce vecchina vedova e sola, mentre si sta per mettere a dormire la sera: davanti allo specchio, vestita solo di una camicia da notte dell’Ottocento di lino bianco, si scioglie la treccia di capelli bianchi sottili come fili e li comincia a spazzolare. Alle sue spalle arriva l’omone di nero vestito con lo sguardo assatanato, le dice "baciami, ti amo, ti desidero" tra le urla della donna che si dimena, lo scansa, lo picchia e in qualche modo se ne libera. La polizia lo trattiene poco tempo, un paio di giorni, poiché non sussiste violenza sessuale. Però il dado è tratto, un’azione del genere non può passare senza essere giudicato. In breve tempo si alza un malcontento generale, più o meno motivato, tutto indirizzato contro di lui. Quando viene trovato il suo cadavere, molti sono i sospettati.
Un film classico, una storia antica sempre presente, uno scontro di culture, quella popolare e quella cittadina, i pregiudizi e la violenza sotterranea inespressa di ciascun individuo. Regia delicata, attori giganti, tutti: visi scelti con cura nei dettagli, nemmeno uno fuori posto, dai ragazzi (divisi tra locali e ricchi di città), dalle compagne degli zingari, la vecchina, la pasionaria delle vacche, il magnifico sindaco in difficoltà, unico attore noto, almeno al pubblico italiano, un sempre bravissimo Jean-Pierre Darroussin. Da vedere (se mai uscirà).


CAST & CREDITS

(Coup de chaud); Regia: Raphaël Jacoulot; sceneggiatura: Lise Machebœuf, Raphaël Jacoulot; fotografia: Benoît Chamaillard; montaggio: François Quiqueré; musica: André Dziezuk; interpreti: Karim Leklou, Jean-Pierre Darroussin, Grégory Gadebois, Carole Franck, Isabelle Sadoyan, Sofian Benghaffor, Lila Lacombe, Manon Valentin, Serra Yilmaz, Camille Figuereo, Agathe Dronne; produzione: Miléna Poylo, Gilles Sacuto; origine: Francia, 2015; durata: 102’


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