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CUORI RUBATI

Pubblicato il 13 febbraio 2002 da Giovanna Quercia


CUORI RUBATI

C’è soap e soap sembrano ribadire cast e struttura di Cuori Rubati, ultima nata in casa Rai, che si differenzia notevolmente dalla concorrenza italiana e straniera perché dribbla il pubblico delle casalinghe sognatrici per rivolgersi direttamente a quello irrequieto ed effervescente dei teen-agers. Che i giovani siano il suo vero obiettivo è un intento dichiarato dalla collocazione nel palinsesto (piena fascia pomeridiana: ore 16:30) e ulteriormente ribadito dalla sigla di apertura, quasi una dichiarazione di intenti: ritmata, coloratissima come i capelli delle protagoniste e degna di un graffito metropolitano, dove giganteggia un inequivocabile cuore rosso. Non si scampa: il tema privilegiato sarà anche qui l’amore, quello con l’A maiuscola e l’happy end, in grado di cavalcare mode e barriere sociali. E infatti di amore si parla, ma anche di soldi, invidia e problematiche della crescita, mentre il mondo degli adulti viene solo sfiorato e analizzato di riflesso. Niente paesaggi d’epoca dalle tonalità seppiate come nelle telenovelas brasileire, niente ville principesche né tramonti finto-hollywoodiani come in quel di Beautiful, bensì ennesimo capoluogo italiano (Torino per la precisione, dove è ambientata anche la rivale Cento Vetrine) in cui si alternano le vicende di tre famiglie e un gruppo di adolescenti sui generis che si vorrebbero rappresentativi della realtà nazionale. C’è la brava ragazza che maschera acqua e sapone sotto l’aspetto della donna vissuta, c’è la fighetta di buona famiglia che vuole essere à la page a tutti i costi e l’arrivista che gioca la carte dell’erede (per giunta maschio) per incastrare l’uomo (il conto in banca) della sua vita. Con una trama che non disdegna di tanto in tanto qualche malvivente e un salto in ospedale (che insieme al commissariato continua a essere uno dei luoghi privilegiati di ogni soap che si rispetti), Cuori Rubati rinnova i tipici luoghi di aggregazione della fiction fai-da-te presentando addirittura un negozio di dischi accanto agli ambienti domestici rappresentativi di diverse realtà economiche, di tanto in tanto alternati a qualche inquadratura in esterni, meglio se fissa, per connotare spazialmente l’azione. Illuminazione diretta e campo e controcampo dominanti si avvicendano in una danza che non lascia spazio all’immaginazione e delega a dialogo e situazioni ogni possibile sorpresa (per la serie: Pachito-Ciquito tuo padre è mia madre). 230 puntate (arg!) per seguire, affezionarsi e sperare in una seconda serie.

Regia: Maiorca, Serafini, Jephcott ed altri.Soggetto: Wayne Doyle in collaborazione con Dante Palladino, Alessandro Pondi, Silvia Margherita e Francesco Cioce. Sceneggiatura: Adele De Gennaro. Produzione: Rai Fiction. Realizzazione: Grundy Production. Interpreti: Bettina Giovannini,Paolo Ricca, Eleonora D’Urso, Davide Ricci, Paolo Maria Scalondro, Bettina Giovannini, Marika Morra, Lorenzo Rulfo, Cristiane Filangieri, Marco Basile, Paolo Maria Scalondro, Micaela Ramazzotti, Samia Kassir, Niseem Onorato, Massimo De Rossi. Durata: 50’ a puntata.


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