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CUT

Pubblicato il 2 settembre 2011 da Salvatore Salviano Miceli


CUT

Amir Naderi, autore tra i più importanti ed influenti della cinematografia iraniana, apre la sezione Orizzonti della Mostra con un film tanto rude e violento quanto intimo e assai legato alla cultura cinefila del regista. Naderi, nei suoi modi di concepire il racconto cinematografico (spaziando cioè da registri e stili più classici a visioni maggiormente sperimentali), abbandona, almeno per questo capitolo della sua filmografia, l’America, raccontata con estrema passione (soprattutto New York) con titoli quali Marathon o A,B,C ... Manhattan o il recente Vegas: Based on a True Story, e si volge verso un universo, quello giapponese, amato e studiato dal regista tanto da fare propri gli insegnamenti di autori quali Ozu, Kurosawa e Mizoguchi, evocati e celebrati per tutta la durata della pellicola.
Cut rivela la sua ambizione da subito, negli occhi e nelle idee del suo protagonista. La violenza visiva che si genera, conseguenza naturale dalla storia, possiede molteplici livelli di lettura. Il sacrificio di Shuji (Hidetoshi Nishijima), disposto a divenire un punchingball a pagamento per ripagare i debiti contratti dal fratello, è una sfida che il giovane protagonista, non a caso regista, rivolge alla società contemporanea e, cosa più importante, al pubblico odierno, colpevole di avere abbandonato la purezza del cinema a favore di spettacoli di semplice e puerile intrattenimento. Il suo grido, prima attraverso un megafono e poi scolpito sulla pelle, rivela la responsabilità degli spettatori ma non risparmia, anzi vi si scaglia contro con decisione, l’intera macchina produttiva cinematografica contemporanea.
Ogni pugno che riceve Shuji, quindi, è al contempo atto di accusa, manifestazione di rimpianto e, più in generale, forma di espiazione. È l’amore per il cinema, quello vero, ad animare il giovane nella sua autolesionista e improbabile impresa. Così mentre lungo tutta la durata del film Naderi ci regala sequenze rubate di capolavori passati, gli ultimi trenta minuti recuperano la naturale predisposizione che il cinema del regista iraniano ha nei confronti della contaminazione dei linguaggi. Mentre il protagonista, sempre più sfigurato nel corpo e nell’anima, si appresta a raggiungere il traguardo, Naderi ci offre la sua personale classifica dei 100 migliori film della storia. L’epilogo si trasforma in un racconto nel racconto. Cresce l’attesa per scoprire le sorti di Shuji al pari della spontanea curiosità di vedere svelati (chiaramente non vi anticipiamo nulla) gli ultimi tre titoli di questo speciale elenco.
Il cineasta iraniano non sembra avere fretta nel procedere con il suo racconto. I tempi sono dilatati, lunghe sequenze sono destinate ad omaggiare la memoria dei padri del cinema giapponese, e forse alla lunga il film ne risente. Eppure l’idea, per nulla banale e certamente provocatoria, compensa l’eccessiva durata. E la sincera passione di Naderi, protagonista della pellicola attraverso il suo alter ego Hidetoshi Nishijima, per mostri sacri quali Kurosawa, Ozu o Mizoguchi traspare senza alcuna difficoltà.


CAST & CREDITS

(Cut) Regia, sceneggiatura, montaggio: Amir Naderi; fotografia: Keiji Hashimoto; interpreti: Hideotoshi Nishijima (Shuji), Takako Tokiwa (Yoko), Takashi Sasano (Hiroshi), Shun Sugata (Masaki), Denden (Takagaki); produzione: Tokyo Story; distribuzione:The Match Factory; origine: Giappone; durata: 132’.


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