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D’AUTUNNO, GUARDANDO LA TV

Pubblicato il 19 novembre 2002 da Alessandro Borri


D'AUTUNNO, GUARDANDO LA TV

CSI - Crime Scene Investigation. La serie più vista al momento in America dimostra come la televisione di Jerry Brukheimer è migliore del suo cinema. Era dai tempi dei prodotti di Chris Carter che le serie d’investigazione non ricevevano una spallata rivitalizzante di questa portata. Basta confrontare un pur ottimo prodotto derivativo come Profiler (che trae le sue atmosfere serial-thrilleristiche da Millennium) con CSI per notarne la marcia in più: funziona tutto, dall’ambientazione inusuale a Las Vegas - sottolineata da una fotografia costantemente saturata - al cast, guidato dal leggendario William Petersen, dalla ricercata ombrosità dei personaggi (umani e sentiti senza mai essere volutamente simpatici o accattivanti) all’ingegnosità degli intrecci, che aggiornano alle più moderne frontiere della tecnologia il modello di indagine scientifica elaborato da R. Austin Freeman nelle inchieste del Dottor Thorndike. Ma la vera innovazione apportata da CSI a un genere apparentemente logoro, è nell’uso intelligente degli effetti speciali, che consentono zoomate nell’invisibile (interessante questo fenomeno della rinascita dello zoom nell’era digitale), viaggi nell’organico o nell’inorganico, visualizzazioni di tutto un mondo nascosto sulla scena del delitto che cela gli indizi cruciali per la risoluzione del caso. (Presto una riflessione più approfndita su questa serie ormai già di culto).

MTV. Tra le proposte autunnali di MTV spiccano diversi nomi di richiamo. La famosa The Osbournes, sit-com sulla vita quotidiana del buon Ozzy e famigliola, praticamente degli Addams-veritè, sembra sinceramente un po’ troppo pompata, e comunque è insopportabile nella versione doppiata - meglio ripiegare sulla “original version” in onda a tarda ora. Quanto all’altrettanto celebre Jackass (che ha originato una derivazione cinematografica di buon successo), è un interessante spaccato di idiozia generazionale che furbescamente gioca tra adesione acritica agli scherzi dementi a base di cacca, vomito e lepidezze varie, e sottile (molto sottile) distanziamento riflessivo, garantito dalla firma produttiva di Spike Jonze, tra gli alfieri della (sopravvalutata) nuova leva di cineasti un po’ moderni un po’ post, un po’ fuori e un po’ dentro Hollywood. Forse il caso più interessante è però quello di Pets, dove in un clima da fumetto underground anni ’70 sono proprio dei graziosi animali di pezza (due cani, una gatta e un pappagallo) a drogarsi, insultarsi, filosofeggiarsi addosso in un trionfo molto chic di degrado e turpiloquio.

Fascisti su Marte. Il ritorno di Corrado Guzzanti con Il caso Scafroglia ci ha regalato delle chicche niente male, dall’ineffabile massone prodigo di consigli per i telegiornali patri al legittimo sospetto nelle mani del boss di turno; da Lorenzo che, trasmutatosi geneticamente in Ghezzi, miscela Magdalene a Men In Black, al gradito ritorno di Vulvia e Rieducational Channel. Ma il vero colpo d’ala del programma è senza dubbio Fascisti su Marte. Come la visione di Fantasmi su Marte abbia fatto scattare nel cervello guzzantiano la geniale idea, è questione che pertiene ai misteri indecifrabili dell’ispirazione. Ma il risultato è magistrale, degno dell’Andrea Pazienza di Aficionados: nel ricalco-ribaltamento retorico degli speaker mussoliniani come delle canzoni di regime (“Fascisti su Marte/con un moschetto e un me ne frego in fondo al cuor”), nella rivelazione dell’indistricabile connubio di mammismo e arditismo, prosopopea e imbecillità di ogni fascismo.

[novembre 2002]


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