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Dark - Stagione 1 (Teste di Serie)

Pubblicato il 7 dicembre 2017 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


Dark - Stagione 1 (Teste di Serie)

"Ieri, oggi e domani sono uniti in un circolo senza fine. Ogni cosa é collegata."
- H.G. Tannhaus

Prima produzione tedesca per Netflix, nuovo prodotto di qualitá, annunciato come fenomeno generazionale/commerciale. Baran Bo Odar e Jantje Friese ci introducono sul sentiero oscuro verso la cittadina di Wilden, luogo-non luogo epicentro di un wormhole in cui la vita scorre placida, tra segreti taciuti e oscuri presagi, finché il giovane Mikkel Nielsen (Daan Lennard Liebrenz) scompare senza lasciare traccia; scioccato dalla tragedia, giá vissuta con la scomparsa anni addietro del fratello, il poliziotto e padre del ragazzo, Ulrich Nielsen (un convincente Oliver Masucci), inizia a indagare; ma la scomparsa di Mikkel é solo uno dei tanti fili di un arazzo tessuto dal caos e da uomini in balia dello stesso.

Gli showrunner pongono all’attenzione dello spettatore dilemmi morali e metafisici: al centro di questi c’é il tempo, la concezione che l’uomo ha dello stesso e la sua ineluttabilitá; i sintomi di una rinnovata presa di coscienza della mutevolezza dei rapporti interpersonali (qui accentuati da continui paradossi temporali) mettono di volta in volta i protagonisti con le spalle al muro, spingendoli a confrontarsi con i loro stessi limiti e con la volontá di agire per poter cambiare lo status delle cose. Tuttavia, concentrati nel districare un intreccio complesso e ’appesantito’ da toni drammatici e nefasti, in perfetta sintonia con gli avvenimenti narrati, Bo Odar e Friese perdono parzialmente di vista lo sviluppo di alcuni personaggi, anche principali (come Regina Tiedemann/Deborah Kaufmann, Magnus Nielsen/Moritz Jahn e sua sorella Martha/Lisa Vicari, o Peter Dopller/Stephan Kampwirth), che scivolano presto nell’anonimato, come personaggi-accessori, dimenticabili.
Questo é il riflesso del maggior difetto della serie che si crogiola sul magnetismo magico degli elementi sovrannaturali di cui dispone, trattando in maniera poco accurata lo sviluppo dei personaggi, mancanza che appesantisce spesso la narrazione, inducendo cali d’attenzione nei frangenti in cui la quotidianitá prende spazio nel contesto fantascientifico narrato.

Baran Bo Odar e Jantje Friese si avventurano in stretti cunicoli temporali, pescando a piene mani dalla tradizione della serialitá americana degli ultimi venti anni: se l’impanto scenico e concettuale di Dark riecheggia quasi spudoratamente quanto realizzato da David Lynch con Twin Peaks (Windel come ambiente urbano/montano isolato e fuori dal mondo, quasi fittizio e il tema della scomparsa/tragedia famigliare di Mikkel, emulo della morte di Laura Palmer), cosí il tema dei viaggi nel tempo e dell’ineluttabilitá/mutevolezza dello stesso rimanda inevitabilmente al Lost di J.J. Abrams, Damon Lindelof e Jeffrey Lieber; sia ben chiaro, gli unici e dovuti confronti possono essere esternati solo sul piano prettamente immaginifico, mentre la serie ben poco ha in comune con la piú recente Stranger things (1 e 2) dei Duffer Brothers, al contrario di quanto é stato detto da molti.

Ma Dark non é un prodotto che vede la luce col solo e tale scopo referenziale. Cosí come i suoi protagonisti che, costretti a girare in tondo lungo l’impervio sentiero del tempo tracciato da caos e fatalitá, acquisiscono la consapevolezza di dover agire per mutare il ciclico corso degli eventi, Dark attinge dal passato della serialitá d’autore con l’obiettivo di proporre un diverso punto di partenza, purtroppo ancora celato dall’interruzione degli eventi al termine di questa prima stagione. Le moderne serie televisive sono per forza di cose prodotti causali di quelle stesse pietre angolari a cui in molte preferiscono riferirsi, piuttosto che sfruttare come modelli per evolvere a loro volta, dando prosecuzione a un percorso di formazione che non dovrebbe mai interrompersi ma, al contrario, perfezionare nuovi concetti e metodologie da cui (ri)partire, cosí come quegli stessi caposaldi riuscirono a loro tempo...e in questo aspetto meta-narrativo risiede la forza di un prodotto che mostra ambizione e desiderio di stupire, provando per lo meno a marcare il presente, grazie al passato, per proiettare la propria ombra verso il futuro. _Cos’hanno, quindi, in serbo gli showrunner per le stagioni a venire? Quale futuro attende Dark e la moderna serialitá televisiva? Avremo modo di scoprirlo o davvero il passato non puó essere cambiato? É davvero impossibile dar vita a nuovi standard figurativi e concettuali per il piccolo schermo? Solo il tempo conosce la veritá.


(Dark); genere: fantascienza, thriller, drammatico; sceneggiatura: Baran bo Odar, Jantje Friese; stagioni: 1 (in attesa); episodi prima stagione: 10; interpreti: Louis Hofmann, Oliver Masucci, Jördis Triebel, Maja Schöne, Sebastian Rudolph, Anatole Taubman, Mark Waschke, Karoline Eichhorn, Stephan Kampwirth, Anne Ratte-Polle, Andreas Pietschmann, Lisa Vicari, Angela Winkler, Michael Mendl, Christian Steyer; produzione: Wiedemann & Berg Television; network: Netflix (U.S.A., 1 dicembre 2017), Netflix (Italia, 1 dicembre 2017); origine: Germania, 2017; durata: 60’ per episodio; episodio cult prima stagione: 1x06 - Sic mundus creatus est (1x06 - Sic mundus creatus est)


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