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Dark (Stagione 2) - Teste di Serie

Pubblicato il 16 agosto 2019 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


Dark (Stagione 2) - Teste di Serie

«Abbiamo dichiarato guerra al tempo. Abbiamo dichiarato guerra a Dio».
Adam

La materia oscura

Non c’è nulla di più oscuro di ciò che non si conosce o, peggio, si ignora. Lo è il nostro destino, il futuro ma, spesso, anche il passato. Dark, la prima serie di produzione tedesca targata Netflix ritorna sulla piattaforma con una seconda stagione meno criptica e cupa della precedente, mettendo in scena con efficacia – e un pizzico di malizia - un nuovo capitolo di un appassionante romanzo di formazione multi-generazionale.

La prima stagione della creatura ideata da Baran Bo Odar e Jantje Friese era terminata con il viaggio temporale del giovane Jonas (interpretato da Louis Hofmann, espressione perennemente in bilico tra il sornione e il più intristito dei teenager), riuscito ad aprirsi il passaggio verso un futuro – il 2020 – lacerato e ingrigito dall’avvenuta apocalisse di Winden; chi l’ha provocata, quale destino attende i numerosi protagonisti e i misteri che attanagliano le vite e le scelte degli stessi erano destinati a essere svelati nel corso di questa seconda stagione, e così è stato.

Le rivelazioni cardine, tra tutte l’identità del machiavellico Adam, il motivo del suicidio dell’instabile Michael (Sebastian Rudolph) e, su tutte, lo svelamento dell’esistenza della cosiddetta “particella di Dio” – la materia oscura - forza motrice narrativa e nucleo dell’intera serie, dalla quale dipendono le scelte e le azioni dell’intero parco-personaggi, sposta il baricentro di Dark da un’opera confezionata come un prodotto mistery ed enigmatico, verso la sua reale e tangibile essenza di opera fantascientifica, votata a un’ermetica rappresentazione del più comune dei coming-of-age.

Perché Dark funzionasse nel proseguimento dei suoi molteplici filoni narrativi, occorreva che già in questa seconda stagione si mettesse con forza da parte ogni tentativo degli showrunner di tergiversare – al contrario, in un certo senso, di quanto costruito con The OA: gli autori tirano con decisione i fili della trama e, grazie a una scrittura netta e supportata da un montaggio quasi diegetico – i personaggi nelle loro diverse raffigurazioni temporali vengono sempre presentati o lasciati in una sorta di gioco di specchi – abbandonano ogni forzatura mirata a stupire e si concentrano con accuratezza sull’azione e sulle scelte dei relativi protagonisti.

In questo modo, Dark mantiene il discreto livello di messa in scena già raggiunto, anche se con finalità diverse, nel corso della prima stagione, consentendo allo spettatore di mantenere alta l’attenzione, concentrandosi e assimilando il voluminoso carico emotivo originato da quei sempre sorprendenti artifici narrativi che sono i viaggi temporali. In mezzo c’è il dolore, le passioni, i desideri e le rinunce di un manipolo di protagonisti apparentemente abbandonati a loro stessi, proprio perché “tenuti in vita” esclusivamente dal loro arbitrio: in questo senso, ma senza forzare la mano in estenuanti voli pindarici, Dark si pone l’obbiettivo di stuzzicare la fantasia e la sensibilità dello spettatore per riflettere ulteriormente su un argomento già abusato sia nel cinema, che in letteratura.

Ma lì dove Dark pare scivolare e impantanarsi verso terreni che poco gli si addicono – non c’è presenza né bisogno di riflessioni sul linguaggio metacinematografico e sull’applicazione a esso del tempo come elemento “fisico” – la serie Netflix riprende sempre il controllo grazie all’azione, concentrandosi su l’intrattenimento, come il suo sottotesto drammatico richiede; tutte le riflessioni e i derivati effetti sull’arbitrarietà e l’uso del tempo a nostra disposizione occorrono unicamente per suscitare interesse, coinvolgere e far da collante a tutti gli elementi fantascientifici in gioco. In Dark non c’è vuota retorica, né alcun tentativo di confondere per suscitare turbamento: a quello ci pensano i protagonisti e le loro azioni/scelte paradossali.

Il finale aperto rafforza la “deriva” verso una conclusione di serie che guarda con maggior insistenza alla fantascienza, con tutti i rischi che comporta l’apertura a nuovi orizzonti narrativi: con ogni probabilità, la terza stagione sarà anche l’ultima, ma Dark ha già dimostrato con risultati più che soddisfacenti di riuscire a interessare e intrattenere, pur “tradendo” le premesse di thriller-drama, trovando una giusta commistione di generi e registro visivo.


(Dark); genere: fantascienza, drammatico, azione; showrunner: Baran bo Odar, Jantje Friese; regia: Baran bo Odar; stagioni: 2 (rinnovata); episodi seconda stagione: 8; interpreti: Louis Hofmann, Andreas Pietschmann, Oliver Masucci, Ludger Bökelmann, Sebastian Rudolph, Maja Schöne, Ella Lee, Angela Winkler, Anne-Ratte-Polle, Lena Urzendowsky, Jördis Triebel, Nele Trebs, Moritz Jahn, Lisa Vicari, Daan Lennard Liebrenz, Antje Traue, Walter Kreye, Tatja Seibt, Dietrich Hollinderbaum, Arnd Klawitter, Mark Waschke, Vico Mücke, Deborah Kaufmann, Peter Benedict, Stephan Kampwirt, Karoline Eichhorn; produzione: Wiedemann & Berg Television; network: Netflix (U.S.A., 21 giugno 2019), Netflix (Italia, 21 giugno 2019); origine: U.S.A., 2019; durata: 60’ per episodio; episodio cult seconda stagione: 2x06 - Ein unendlicher Kreis (2x06 - Un ciclo infinito)


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