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Deepwater - Inferno sull’oceano (Conferenza stampa)

Pubblicato il 4 ottobre 2016 da Lorenzo Vincenti


Deepwater - Inferno sull'oceano (Conferenza stampa)

3 Ottobre 2016. Nella splendida sala conferenze dell’Hotel De Russie di Via del Babuino si è tenuta, nel primo pomeriggio, la conferenza stampa di presentazione del film di Peter Berg, Deepwater - Inferno sull’Oceano. Direttamente da Hollywood sono giunti a Roma per promuovere il proprio film e rispondere alle domande dei giornalisti il produttore Lorenzo di Bonaventura e l’attore/produttore Mark Wahlberg.

Scorrendo la tua filmografia spesso si incontrano storie vere, ispirate a cose accadute nella realtà e a personaggi esistiti o esistenti. Qual è il processo che ti guida nella scelta di queste storie?

Mark Wahlberg – Semplicemente perché queste sono le storie che mi attraggono. Storie di gente comune, come nel caso di Deepwater, che si ritrova in circostanze straordinarie. Queste sono le storie che mi ispirano e che mi spingono ad esserne coinvolto. E’ il genere di film che mi piace guardare.

Deepwater è un film complesso da un punto di vista produttivo però non è un banale film catastrofico. Il momento degli effetti speciali ha lo stesso equilibrio delle individualità, delle persone che vediamo sullo schermo. Mi interessa sapere qualcosa sul progetto produttivo.

Lorenzo di Bonaventura – E’ estremamente complicato realizzare un film come questo. Credo sia il film più difficile in assoluto al quale abbia partecipato. Prima di tutto a livello logistico perché abbiamo dovuto costruire una piattaforma di 900mila kg di acciaio. In secondo luogo per la responsabilità che avevamo di raccontare una storia vera, con personaggi realmente esistiti e gente scomparsa. Questo tipo di pressione ha rappresentato per noi una guida. Una linea di pensiero che ci ha permesso di trovare il giusto equilibrio tra la parte spettacolare e quella emozionale.

Come hanno reagito i responsabili della British Petroleum alla notizia del film? Avete avuto degli ostacoli?

M.W. – Non abbiamo ricevuto nessun tipo di sostegno da parte del Management di BP. Mi ricordo di aver tentato tramite la produzione di mettermi in contatto con loro ma la risposta è stata negativa. Ho tentato anche di avere accesso ad una vera piattaforma petrolifera per provare l’esperienza reale che si vive in quel contesto ma non è stato possibile. Ho incontrato molta resistenza. Non sapevano che tipo di film stessimo facendo. Abbiamo voluto concentrarci solo sulle undici persone decedute, sul coraggio di quegli uomini e sull’impegno che hanno messo nel tentare di impedire e fermare il “blow out”.

Vorrei chiedere qualcosa sulla complessità tecnica di questo ruolo e sulla difficoltà emotiva nel gestire il rapporto con il vero protagonista della vicenda.

M.W. – Non è stata necessaria molta preparazione fisica per affrontare questo ruolo. Pete (Peter Berg) ha insistito solo sul fatto che io prendessi peso e devo dire che la Louisiana è un paese ideale per questo. Ideale come l’Italia. Invece per imparare le operazioni tecniche e la professionalità del mio personaggio ho potuto fare affidamento su Mike Williams (il superstite interpretato da Wahlberg). E’ stato tutto il tempo accanto a noi nel corso delle riprese. Mi ha insegnato tutto quello che c’era da sapere nonostante fosse per lui un argomento particolarmente delicato da affrontare. Ci siamo guadagnati la sua fiducia dimostrandogli le nostre reali intenzioni e a quel punto lui si è aperto nei nostri confronti vivendo una sorta di esperienza terapeutica. Non si è lasciato minimamente condizionare dal mio curriculum. La sua presenza ha assicurato che facessimo tutto per bene e che non ci fossero errori di alcun tipo. Si è fidato di noi ed è stato molto propositivo.

Cosa ci può dire sull’ormai imminente Patriots Day?

M.W. – E’ un film che parla dell’attacco terroristico durante la maratona di Boston, la mia città natale. E’ una piccola cittadina quindi chiunque conosce qualcuno che direttamente o indirettamente è stato colpito da quell’attacco terroristico. “L’amore vince su tutto” è il messaggio di questo film. Credo che sia estremamente importante e sono molto orgoglioso di averne fatto parte.

In Deepwater si presta attenzione alle persone semplici, che fanno il loro lavoro. Persone che non sono né eroi né supereroi. Puoi approfondire l’importanza di portare all’interno del mercato hollywoodiano questo tipo di consapevolezza?

M.W. – Devo dire che gli studios sono stati molto coraggiosi. Tanto da decidere di farci realizzare un film di questo tipo. Le persone sono ciò da cui traggo ispirazione, le storie che rappresentano sono quelle con cui mi identifico, quelle della gente comune con la quale sono cresciuto. Posso affermare che faccio i miei film più commerciali e di successo proprio per poter realizzare i film rischiosi come questo. Per poter raccontare le storie che realmente mi appassionano. Complimenti a Hollywood per il coraggio che ha avuto nel credere in questo film tanto da farlo uscire nelle sale statunitensi durante un estate piena di supereroi. Questo non è un film di supereroi ma è un film per adulti con un contenuto di un certo tipo e con un significato considerevole.

L.d.B. – Volevo semplicemente aggiungere un commento a riguardo. Solitamente non è questo il genere di film che si fa a Hollywood ma siete voi le persone che possono sollecitare Hollywood a finanziare un numero sempre maggiore di film come questo. Noi spesso veniamo criticati per il tipo di film che facciamo. Qui abbiamo realizzato una storia vera, con personaggi veri. Mark e il resto del cast sono stati eccezionali così come Pete e tutta la troupe. Ora spetta a voi.

Stai lavorando ad un nuovo progetto di David O. Russell in cui dovresti interpretare un giocatore di football divenuto prete. Cosa ti ha attirato di questo progetto?

M.W. – Ovviamente non è l’aspetto del football che mi ha appassionato di questo progetto ma la storia nel suo complesso. Ho trovato sorprendente che questo atleta abbia sentito così forte l’esigenza di farsi sacerdote. Non volevano nemmeno ordinarlo in quanto affetto da una patologia degenerativa muscolare che lo avrebbe presto portato alla morte. Lui, nonostante tutto, nonostante il poco tempo a disposizione, è riuscito a realizzarsi e ad essere una fonte di ispirazione per molte persone. E’ una storia che mi ha ispirato molto e farò tutto quello che posso per realizzarla.


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