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Detention (DVD)

Pubblicato il 10 ottobre 2012 da Alessandro Izzi


Detention (DVD)

Detention non è un horror comico, anche se a tutta prima potrebbe apparire tale. Non è un’opera alla Scary movie che affonda il gesto forte di un genere cinematografico nella grana grossa della risata più scatologica e bassa. Non vuole essere un frizzante divertissment più o meno autoriale su elementi codificati di certa grammatica filmica. E non vuole essere neanche un gesto post moderno di quelli che spostano la preoccupazione contenutistica sulla forma pura del racconto.
Detention non è un film che specula basso sui ragazzi ai quali si rivolge come pubblico di riferimento. Non è neanche un film che sta sopra la sua storia, contemplandola dall’alto quasi fosse un entomologo a caccia di insetti rari. Non è, infine, un film che parla di se stesso per non parlare d’altro.
Detention, piuttosto, è un film che ride dell’orrore e si spaventa della risata. È un film che attraversa il guado delle giovani generazioni per trovarsi senza punti fermi, nell’incertezza di un mondo che s’è fatto troppo veloce per dire le cose in tempo utile. È un film frullatore che mette tutto insieme e shakera veloce perché ormai non contano molto né i singoli ingredienti del composto, né il suo sapore complessivo.
È passato, in fondo, il tempo in cui una generazione riusciva a riconoscersi in una bandiera o in un manifesto. Sono passati i tempi on the road della Beat generation, come è passato l’impegno politico della generazione del ’68 e di Woodtsock. Gli anni 2000 sono piuttosto una riproposizione estenuata del disimpegno degli ’80. E non perché i ragazzi di oggi cerchino un rifugio dalle gravi contraddizioni del Reale, ma perché le contraddizioni del Reale, col tempo si sono fatte così sistemiche da diventare parte del paesaggio, la carta da parati che arreda le cucine.
La nuova generazione non è una generazione priva di valori, ma una generazione priva di scale con cui misurare il peso, l’altezza e il significato dei valori che impugna tutti i giorni.
Non cerca verità da seguire con cieca sicurezza, ma cecità con cui poter sfiorare le cose e lasciarsene a sua volta sfiorare. Al senso unico di un mondo codificato in orizzontale oppone la dorata superficie di una polifonia eterna di contatti immediati. Sentire tutti per ascoltare poco. Vedere ogni cosa per sognare in piccolo.
La nuova generazione divide ancora gli studenti americani in Nerd, Cheerleader, vegetariani e campioni di sport, ma le etichette di comodo con cui si divide il mondo stanno attaccate a maglioni che, alla bisogna, si cambiano al primo supermercato.
Sotto, però, la pelle è fragile, delicata, si arrossa alla prima abrasione è troppo poco esposta al sole di sentimenti troppo forti.
Le paure sono sempre le stesse, da che mondo è mondo: non essere accettati per quello che si è, non essere capiti, essere confinati in scuole che non aiutano né a farsi un’opinione sul mondo, né a farsene una su se stessi.
L’unica certezza è una fragilità bisognosa di contatto, di condivisione. Internet, da parte sua, ha moltiplicato sicurezze e insicurezze, ha accelerato i tempi del vissuto, ha messo ieri nel tritarifiuti e il futuro nel frullatore. Virtualizzando il mondo lo ha reso più grande e più sfumato. Quel che ha guadagnato nel grandangolo, lo ha perso in profondità di campo.
Detention racconta proprio questo. Nella forma di un film che è un frappè agitato di un centinaio di film diversi (da Donnie Darko a Scream) ha condensato il bisogno di una normalità semplice e piana. Per parlare a tutti, chiaro e forte, è sceso a patti col dover parlare veloce. Non basta una sola visione a Detention, ti dice tutto e pare non dirti niente. È troppo fulmineo nell’affastellare segni e codici diversi, è l’internet digitato al tempo di un sms da pollici che hanno smesso di essere opponibili per diventare stenografici.
I suoi attori li cala in ruoli che calzano a pennello e per questo stanno stretti. Josh Hutcherson è il perfetto amico d’infanzia, quindi è confuso, incerto. Shanley Caswell è la ragazza isolata e saggia, quindi è protagonista predestinata. Ognuno indossa il suo stereotipo e, nel momento che lo vive come capo d’abbigliamento, lo supera e stravolge, rivelando, anche solo per un attimo, quel re nudo che è in ciascuno di noi. L’ironia profonda del film, in fondo, sta proprio tutta qui. L’orrore e la risata si confondono. Nulla ha più un senso eppure il senso non è mai stato così a portata di mano.

La qualità audio-video

Il quadro è di una nitidezza da urlo. Neri profondi quanto basta, colori ben definiti e brillanti, e un rapporto ottimale tra sfondo e primo piano sono i tratti distintivi di un’edizione notevole per un film che in Italia, ha conosciuto solo il mercato dell’home video.
Notevoli anche le tracce audio 3 (italiano, inglese e francese) in spaziatissimi 5.1 e un più nitido surround per una traccia inglese per non vedenti. Sottotitoli opzionabili in più lingue.

Extra

Il commento interattivo è intrigante alternativa al più tradizionale commento audio. Durante la riproduzione del film, infatti, si aprono finestrelle con brani di intervista frammenti di backstage e spezzoni di commento puro e semplice che sono impaginati in un montaggio serrato, veloce ed incalzante. Perfetto per un film che corre come un Road runner inseguito da un coyote.


(Detention); Regia: Joseph Kahn; interpreti: Josh Hutcherson, Shanley Caswell, Spencer Locke, Dane Cook, Alison Woods; distribuzione DVD: Sony
formato video: 2.40:1 (anamorfico); audio: Italiano, Inglese e Francese 5.1, Inglese per non vedenti 2.1 Sorround; sottotitoli: Italiano, Inglese, Inglese per non udenti, Arabo, Francese, Hindi, Olandese

Extra: 1) Commento interattivo


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