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Die Herde Des Herrn

Pubblicato il 7 settembre 2011 da Annalaura Imperiali


Die Herde Des Herrn

La mandria del Signore, traduzione piuttosto fedele dell’originale titolo tedesco Die Herde Des Herrn, sta in piedi attraverso un montaggio che stacca nettamente una scena dall’altra. Unendo tra loro immagini che risalgono in parte a Marktl am Inn, paese natale dell’attuale papa Ratzinger, nel weekend della sua salita al soglio pontificio con il nome di Benedetto XVI, e in parte a Piazza San Pietro in Roma, quel grande spazio santo in cui migliaia e migliaia di fedeli provenienti da tutto il mondo si riunirono per salutare con applausi scroscianti e lacrime sincere il predecessore del “pastore tedesco” Giovanni Paolo II.

Romuald Karmakar decide di costruire la sua ultima opera, entrata alla 68° mostra ufficiale del cinema di Venezia nella sezione “Orizzonti”, su una lunga scia di persone: per l’appunto “la mandria” (Die Herde), che viaggia da e in ogni direzione alla ricerca di quel grande dono, “il Signore” (Des Herrn). Dono che che non tutti hanno e che, sembra dirci il regista, nel profondo del proprio cuore forse tutti cercano per arrivare ad un grande senso di pace.

Le interviste che Karmakar decide di effettuare, dall’apparenza quasi amatoriale, fissano l’obiettivo della telecamera su uomini e donne comuni, preti, ragazzi di ogni età e sterminate processioni di carattere religioso. Dalle loro immagini si ottiene un senso di concretizzazione di cosa sia il credo nel Dio che - come vuole in Nuovo Testamento - ha redento attraverso il proprio figlio i peccati di un’umanità sofferente. E che trova un unico rappresentante di Se stesso in terra, dalla cui bocca pende il destino di gran parte del genere umano alla sequela del perdono e del senso della carità fraterna.

Dopo Villalobos, che trattava un viaggio iniziatico nella musica di Ricardo Villalobos, uno dei più quotati DJ che si esibisce nelle cattedrali della techno e che fa della musica una ricerca dell’autentica purezza del suono, e da cui Karmakar raccolse nel 2009 critiche tutto sommato positive, il documentarista tedesco torna sul grande schermo proponendo una pellicola di novanta minuti dal contenuto fondamentalmente difficile da digerire e dalla richiesta, abbastanza esplicita, di un pubblico di nicchia che ami una lunga ripresa in cui la Fede è protagonista assoluta.

In Die Herde Des Herrn Karmakar ha inserito le vere e proprie interviste fatte nel 2005, nel “turning point” che ha visto la fine di Giovanni Paolo II e il nuovo inizio di Benedetto XVI. Ciò che più disorienta, però, con la sua struttura labirintica e a primo acchito alquanto insensata, è il continuo passaggio temporale dal passato, al passato ancora più remoto, al presente della scelta di papa Ratzinger; il tutto unito tra sé quasi senza storia né filo conduttore, elementi essenziali in molti altri documentari in cui la costruzione di un plot è presente. Proprio per fare in modo che si seguano argomenti complessivamente più specifici di quelli trattati nei film a tutto tondo e, per questo motivo, non sempre graditi a buona parte degli spettatori in sala.


CAST & CREDITS

(Die Herde des Herrn) Regia: Romuald Karmakar; origine: Germania, 2011; durata: 90’; web info: http://www.romuald-karmakar.de/


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