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Diorama

Pubblicato il 4 dicembre 2017 da Fabiana Sargentini

VOTO:

Diorama

Se un rospo attraversa una strada statale nel buio della notte quale automobilista si ferma una volta schiacciato? Nessuno. Per prima cosa perché probabilmente non se n’è accorto, in seconda battuta perché non potrebbe far nulla, in fondo è solo morto un rospo qualunque. Non la pensa così la volontaria che passa alcune ore di alcune sue notti, insieme a una decina di altre persone, a controllare che le centinaia di rospi che, in determinati periodi dell’anno, attraversano la strada per recarsi all’acqua sopravvivano all’orrido mondo umano che li circonda. Questa donna intelligente e colta, dotata di una proprietà di linguaggio e di un sapere zoologico elevato (erpetologico per la precisione), umanizza la razza di anfibi, se ne prende cura come dei potenziali principi azzurri da baciare - e rendere carne pelle sangue e anima come lei - ne conosce le intenzioni, pensa di percepire i loro sentimenti. Quando ne trova uno che ha avuto la cattiva sorte di finire sotto le ruote di una autovettura, per qualche minuto lo accarezza, lo stimola tattilmente, lo tocca sulle zampine e il pancione rigonfio come ultimo tentativo di rianimazione: “Qualche volta si riprendono”. Riconosce i maschi dalle femmine, un po’ più piccolini, le specie, le variazioni di bozzi sulla pelle, le gradazioni di colore, le pupille orizzontali. Di questo e di molto altro ancora tratta il documentario - impossibile da incasellare in nessun sotto-genere - Diorama: del rapporto degli uomini con la natura, come quest’ultima sia più giusta, generosa e coraggiosa degli esseri umani, di come un dialogo tra noi e gli animali sia necessario ma in qualche modo, in fondo, impossibile. Per un’ora e passa vediamo cicogne che trovano il loro habitat ideale all’interno di una fabbrica di farmaci antitumorali, rondini che per mesi fanno il nido nei pertugi di uno stadio, ornitologi appassionati che ne studiano i comportamenti. Spiazzante nel tema e nella realizzazione visionaria, il film si espande oltre i confini dell’immagine coinvolgendo tutti i sensi: l’audio è straniante, sullo schermo appaiono immagini scracciate e distorte come viste da un occhio diverso, stravolto, drogato, gli acquarelli di Rorschach - test, composto da astratte macchie di inchiostro a cui dare la propria nomenclatura di realtà, inventato da uno psichiatra negli anni Venti, per indagare la personalità umana. La cura visiva e formale stilistica è ineccepibile: ulteriore strumento di spaesamento tra essere viventi e essere senzienti. Mettendo a fuoco la distanza invalicabile, il desiderio di conoscenza di alcuni, la necessità ontologica insita nell’uomo, il documentario trascrive e registra, ascolta e riporta a galla, ambisce e protegge una natura disumana in cui rospo, cicogna e rondine non sono che le proiezioni di tutti noi in un mondo distopico in cui dei giganti pazzi muovono le redini di un mondo che, prima del loro avvento distruttivo, procedeva alla grande. Volare via è diventato impossibile, restare ugualmente impraticabile. Alternative di fuga non ci sono. Solo una veemente, insopprimibile, ostinata resistenza.


CAST & CREDITS

(Diorama); Regia: Demetrio Giacomelli; sceneggiatura: Demetrio Giacomelli, Matteo Gatti, Matteo Signorelli; fotografia: Massimo Foletti; montaggio: Demetrio Giacomelli; produzione: Controra Film, Marechiaro; origine: Italia, 2017; durata: 86’


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